a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeArticoli taggati"Procida"

Procida Tag

Coincidenza da sottolineare è che un volume di cui Procida è protagonista quasi assoluta sia approdato in libreria pochi giorni prima che l’isola venisse proclamata “capitale della cultura”. Una coincidenza a cui batter le mani, dato che il riconoscimento dedicato al luogo di cui tratta contribuirà alla promozione di un’opera che ha le carte in regola per coinvolgerci. Perché coinvolgente e magico risulta l’intreccio tra la storia della religiosità e quella del vissuto femminile e tra la storia materiale e quella del trepido rapporto che ci avvince al mistero. Tanto più che l’indagine, benché approfondita e documentata, si astiene da ogni didattica pesantezza e si propone attraverso uno scenario spigliato, dinamico, quasi “teatrale” che la colora e vivacizza. Allora: cosa sono i “quadrilli”? Son reliquiari che, come suggerisce il nome, hanno l’aspetto di piccoli quadri al cui centro, incastonata in una fessura, si trova la reliquia (un pezzetto di “velo della Vergine”), circondata da decori di vario genere (corallini, paillettes, ritagli di carta, ricami). Assemblati con materiali poveri, ma, ciò nonostante (o proprio per questo), sempre gradevoli alla vista (e a volte vere miniopere d’arte), i quadrilli erano diffusi in tutto il Sud, ma solo a Procida divenivano strumento di una

I ristoranti di Procida saranno uno dei cult da conoscere nell’anno della cultura 2022. E non solo perché si mangia bene, pesce freschissimo, piatti tradizionali della cucina mediterranea, ma perché l’umanità, il calore della gente, la bellezza del posto  avvolgono, stregano, ansia e preoccupazioni si rarefanno e tu in quei momenti sei felice, come è successo a me da Maria La Pescatrice a “La Corricella”. Nel posto forse più bello dell’isola di Procida, “La Corricella”, la contrada la cui bellezza è scritta, a detta di chi ama sottolineare i legami dell’isola con la grecità, nel nome che grecamente suona Contrada bella, Còroscalòs, ci si può sedere al fresco, anche sotto il sole più caldo. Lì, proprio giù, sulle antiche pietre del molo, accanto a reti da pesca e barche tirate in secco, dopo un bicchiere di vino bianco d’Ischia e un antipasto di mare, si può mangiare il pesce più buono e più fresco del mondo. Sì, perché Da Maria alla Corricella, chi cucina – Maria appunto – è anche colei che ogni mattina, invece di andare al mercato a comprare il pesce, salpa con la sua barca e va a pescarlo. Maria La Pescatrice è , infatti, l’unica donna pescatrice dell’isola. Fin da bambina, lei racconta con

Procida capitale della cultura 2022, non poteva che farci felici questa notizia sia per il valore del riconoscimento meritatissimo essendo Procida  antichissimo polo culturale  sia perché Gea Palumbo direttrice del primo Museo delle Donne del Mediterraneo che si trova appunto a Procida nonché del Museo della Civiltà Contadina del  Fortore” Cosimo Nardi” di Montefalcone, è sin dagli esordi di Vinosano, l’autrice principale degli articoli di cultura seguitissimi dai nostri lettori. A lei instancabile spin off del progetto, i nostri affettuosi auguri. Emanuela Medi “Se proporre la candidatura a Capitale italiana della cultura non vuol dire, come ha di recente ricordato il Ministro Dario Franceschini, proporsi a un “concorso di bellezza”, ma proporsi come una “città che riesce a sviluppare il progetto culturale più coinvolgente, aperto, innovativo e trasversale”, il Sindaco e il Museo della Civiltà Contadina “Cosimo Nardi” di Montefalcone avevano deciso di appoggiare la candidatura della città di Procida. Lo hanno deciso innanzitutto perché si sono sentiti profondamente coinvolti dallo slogan  procidano che sostiene che ‘la cultura non isola’ e poi perché hanno potuto toccare quanto Procida sia capace di progetti culturali coinvolgenti e trasversali, oltre che aperti e innovativi, proprio come si richiede dal concorso. I l Museo della Civiltà Contadina ha partecipato

Se esiste, nel mondo reale, qualcosa che può assomigliare alla vigna di Ulisse cantata da Omero, questa è “La vigna del professore.” A Procida, in un’isola presso Napoli, dove sono stati trovati reperti che risalgono, come quelli della vicinissima Ischia ,ad età micenea, dove, già da quell’epoca si amava il vino e col vino si brindava, oggi ci sono alcuni vigneti coltivati con la stessa antica passione di quel tempo arcaico. Con lo stesso, antico, solitario e silenzioso amore per la terra. [caption id="attachment_15138" align="alignleft" width="192"] Un grappolo di Aglianico[/caption] Se, infatti un procidano, nella sua giovinezza, nell’età del lavoro e dell’impegno professionale, si allontana da Procida, state pur certi che in cima a tutti i suoi pensieri sarà sempre, proprio come Omero ci racconta di Ulisse, il suo ritorno .E, proprio come per Ulisse ,questo ritorno sarà soprattutto in una terra che è ferma nel ricordo per i suoi legami con persone che sono lì radicate, proprio come gli alberi, in un luogo specifico.Se Ulisse dopo vent’anni di lontananza ricorda ed enumera ad uno ad uno gli alberi che il padre gli aveva donato, così, chi ritorna a Procida dopo decenni di vita passati lontano, non mancherà di ricercare tutti gli alberi

Il vino che si produceva a Procida un tempo riforniva molte trattorie napoletane e per questo le sue qualità, in particolare quelle del vino rosso, venivano celebrate anche in alcune canzoni. Il rosso di Procida aveva qualche qualità in più rispetto al bianco, tanto da essere citato come vino usato per un brindisi, sia pur amaro, in un matrimonio, in una canzone di Libero Bovio (Napoli 1883 – 1942), uno degli autori delle più celebri canzoni napoletane, da “Reginella” , a “Chiove” alla celeberrima “'O Paese d' 'o sole” a “Lacreme napulitane” a “Passione”, alla famosa “Surdate” (Soldati), da cui è stata tratta la frase “E so' Napulitano, e si nun canto, io moro” scritta su una lapide messa dove il poeta abitava, a via Duomo.  Dunque, la canzone dove si celebra il vino di Procida è  “Brinneso” (Brindisi). Il brindisi di cui si parla è ironico e doloroso perché è dall’autore indirizzato ad un’antica fidanzata il giorno che lei si è sposata con un altro: “Brínneso alla salute dell'amirosa mia ca s'è sposata… … vevite amice: chisto è vino 'e Proceta,  n'atu bicchiere e nce ne simmo jute. Ho detto al cuoro, al povero mio cuoro:   chiagne pe' cunto tujo, ca i' mo stó' allèro…” Perché,