Sfatiamo subito una fake news enoica: il Covid 19 non ha fatto crollare né volumi né fatturati in modo generale. C’è chi ha sofferto molto e chi meno, qualcuno ha fatto anche meglio. Rispondiamo subito a chi non fa il nostro che, chi effettivamente ha avuto grosse perdite nel contesto generale, per fortuna, sono pochi soggetti “ Da questa premessa andiamo all’analisi fatta da Giampietro Comolli fondatore di OVSE-CEVES nel 1991 sulla situazione dei vini spumanti italiani:
“Il calo di vendite-consumi di vini spumanti italiani sul mercato interno ed estero- dice Comolli- durante i 33 giorni di lockdown (iniziato il 9 marzo) e i 100 giorni di pandemia con limitazioni di spostamento (1 solo italiano su 3 è stato totalmente a casa) è molto più contenuta e più differenziata rispetto alle dichiarazioni lette tempo fa.“ I numeri del consumo dei vini spumanti in Italia e i canali di consumo durante il periodo Covid e primo semestre 2020 analizzati da Ovse indicano che restare a casa, con più tempo libero, più voglia di cucinare, più tempo sui social e web ha incentivato i calici di bollicine. Il consumo domestico ha sostituito, in gran parte, quello degli aperitivi e delle cene fuori casa. I millennials e la G.zero non hanno rinunciato all’”ape”, quindi più spritz in casa.
Quindi bene gli spumanti italiani nel primo semestre 2020, in particolare IL PROSECCO Doc e Docg e gli charmat. Il Valdobbiadene Prosecco e i vini bianchi fermi freschi d’annata hanno fatto la parte del leone, come le bollicine territoriali e con uve autoctone. Ci sono stati più atti d’acquisto in Gdo, più che raddoppiati in 100 giorni gli ordini online, ma scelta prioritaria sotto i 7-10 euro a bottiglia. I cali più sensibili per vino biologico, i grandi vini rossi, Champagne. Per alcune bollicine top-dop italiane di pregio hanno patito un calo maggiore causa lockdown dell’horeca, ma sono etichette molto più richieste nel secondo semestre d’anno”.
“Un altro dato interessante -commenta Comolli-valutato da Ovse sono i metodi produttivi e i rispettivi volumi delle bollicine italiane pronte per il consumo durante i 100 giorni delle limitazioni degli spostamenti e della gestione d’impresa: nei primi mesi dell’anno i vini spumanti ottenuti con il metodo italiano (Prosecco, Valdobbiadene, Lambrusco, Durello, Malvasia, Ortrugo, Muller, Pinot…) sono già in spedizione e per questo non hanno risentito del calo dei consumi, anzi. Viceversa i vini ottenuti con il metodo tradizionale classico (Franciacorta, Alta Langa, Trento, Monti Lessini, ecc..), fatto eccezione per i millesimi riserva e selezioni disponibili in cantina oppure già presso i distributori o clienti, solitamente vengono imbottigliati a primavera e le massicce spedizioni iniziano da maggio-giugno (bolle e dogana).
Inoltre il metodo tradizionale-classico italiano rappresenta il 12% (con 26 mio/bott) di tutte le bottiglie di bollicine consumate in Italia all’anno (206 mio/bott), è esportato per circa il 10% della produzione: non rappresenta quindi grandi numeri sul mercato nel primo semestre 2020 nazionale, ma è fortemente presente nella grande ristorazione e grandi eventi per cui un lockdown è più incisivo e sentito. E’ evidente che una perdita di spedizioni e di vendite di tutte le bollicine metodo trad-classico di 2,5 milioni di pezzi al posto dei soliti 7 milioni, fa gridare una perdita di vendite del 35-36% nel periodo, ma non su base annua. “
In sintesi la ricerca di Ovse-Ceves (luglio 2020) sul comportamento degli italiani in generale rispetto all’acquisto e consumo di vino in periodo Covid (100 giorni, dal 9 marzo al 30 giugno) ci dice :
- meno consumo di vini sostenibili e quelli più cari in senso generale
- più consumo di vini locali facili da trovare, più pubblicizzati e anche autoctoni
- più bottiglie a prezzo contenuto (limite sono i 10-11 euro a bottiglia su scaffale o in cantina)
- più vini di cantine grandi note diffuse che danno garanzie
- più acquisti online e eno-commerce
- meno acquisti diretti in cantina soprattutto nei territori e grandi DO dove avvenivano eventi, fiere, degustazioni, primeur
- più delivery
- meno acquisto di Champagne
- più acquisto di Prosecco Superiore e Doc (molti in abbinamento con Aperol o Campari)
- più vini bianchi tranquilli noti e di annata recente
- meno vini rossi tranquilli top selezionati riserve e più noti dell’alta gamma
Emerge anche un dato negativo, ma non di consumo e acquisti: la forte necessità di liquidità delle più quotate imprese vitivinicole aventi costi di gestione superiori, blocco degli incassi, forte calo di vendita in horeca (anche 50-60% rispetto lo stesso periodo); raddoppio del problema incassi dall’horeca; difficoltà di accesso al credito aziendale.
Questi i reali problemi urgenti delle principali grandi aziende del vino e degli spumanti, ma tutti estranei al dato del consumo. Come Ovse abbiamo stimato i numeri di consumo nell’intero primo semestre 2020 compreso i 100 giorni di lockdown: sono circa 220 milioni di bottiglie italiane fra vini, frizzanti e spumanti non consumati rispetto allo stesso periodo del 2019 per un non-fatturato di 2,0 mld/€, di cui 120 milioni in meno verso l’estero per una perdita di 0,8 mld/€ . E’ difficile però traslare il dato semestrale sull’intero anno, poiché le spedizioni, le consegne e i consumi in Italia sono ancora molto stagionali (rispetto alla Francia) con circa il 70-75% del consumo concentrato fra estate e fine anno.
Giampietro Comolli
Agronomo, Economista, Enologo, Giornalista