“Tre punti fermi ci devono guidare in questo processo di riforma che prende il via da una proposta UE- ha detto Stefano Patuanelli ministro dello Sviluppo Economico: il mantenimento del legame con il territorio, il rafforzamento del sistema di tutela e il potenziamento del ruolo dei Consorzi di tutela che. -sottolinea il ministro- devono essere in prima linea, per garantire non solo azioni di tutela e promozione ma acquisire anche nuove competenze in termini di controllo dell’offerta e di commercializzazione delle produzioni. La riforma è complessa – ha detto-ma tutte le componenti della filiera e tutte le istituzioni coinvolte devono fare sistema, nessuno è autonomo e ha la bacchetta magica. Imitazioni e storpiature come Prosek, Balsamic, Bolgeri e altre che fanno danni economici ma anche territoriali alle eccellenze italiane non devono più succedere: la normativa di tutela europea, e fuori dall’Europa, va potenziata anche all’interno dello stesso Stato italiano.”
Necessità dettata dalla origine delle prime norme oramai datate, ma soprattutto dal fatto che la UE in 60 anni (trattato di Roma 1960) ha investito e speso molti danari comunitari e ha emanato norme su norme, prima delegate agli Stati soprattutto per Docg Doc Igt, poi centralizzate in un sistema europeo che ha puntato a armonizzare il modello senza tenere conto delle diversità, diremmo oggi, delle tante bio-diversità . Dice Giampietro Comolli, esperto di consorzi di tutele cofondatore della nuova Federdoc – una riforma o una modifica non può prescindere, soprattutto nella legislazione, dai cambiamenti già in essere in termini di clima e ambiente, di formazione del distretto integrato , di tutela dell’uomo coltivatore, dello status sempre più precario delle aree vulnerabili, svantaggiate di montagna che sono per il 50% luoghi delle produzioni nazionali di IG-DO”.
Su questo tema anche Paolo De Castro, storico presidente e membro oramai da più di 20 anni della Commissione agricoltura della Unione Europea, è molto chiaro: “ La proposta deve essere migliorata, superando le criticità evidenziate puntando su una politica della qualità agroalimentare europea che oggi vale 75 miliardi di euro compreso gli indotti in Europa, di cui 17 realizzati in Italia. Occorre una modifica che coniughi sostenibilità ambientale e sociale. Il tutto, senza costare un euro al bilancio dell’Unione IG-DO “
Il ministro Stefano Patuanelli è stato molto chiaro a sottintendere e a far capire che a giugno 2022 si deve arrivare in ogni caso ad approvare una nuova linea politica “…con il contributo di tutti per definire almeno le linee guida… in modo che i consorzi siano più operativi e coinvolti non solo nella tutela che deve contrastare imitazioni, evocazioni….ma puntando su più semplificazione ….. e controlli mirati”. Lo stesso De Castro in più occasioni è stato molto diretto arrivando a ipotizzare di creare una serie A e una serie B dei consorzi di tutela in modo tale che le istanze e la gestione dei consorzi più piccoli sia demandata agli Stati membri“…affidando all’Euipo, l’Ufficio UE per la proprietà intellettuale dei marchi, tutta la materia della protezione delle proprietà intellettuali. Solo con una riforma, dice De Castro, si possono valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari, rafforzando un sistema”. Di conseguenza, quasi contemporaneamente, in occasione di un seminario organizzato da Origin Italia il ministro Patuanelli ha firmato un decreto che stanzia 25 milioni di euro per la promozione sul mercato interno dei vini DOP e IGP in attesa di una analoga misura per gli alimenti IG di 15 milioni di euro.
Emanuela Medi giornalista