Nero su bianco e il coraggio di ammetterlo: come emerge dallo studio di Pambiancola grappa italiana soffre per la crescita contenuta dell’ultimo esercizio. Non è certo tutto da addebitarsi a una delle più scarse vendemmie per resa-2017- con conseguente riduzione della materia prima a disposizione delle aziende e con evidente riflesso sulla produzione dell’anno 2018, ma certamente anche questo ha influito molto. Il simbolo degli spirits made in Italy pur consapevole di essere sempre un segmento di nicchia, perché prodotto soltanto dalle vinacce italiane, conferma la propria solidità sia con il lieve incremento dei ricavi registrato anche in quest’annata difficile sia con la marginalità registrata dai suoi primi quattro player per fatturato.
Branding e export, le leve per crescere: la presenza di marchi forti rende solido il settore rendendolo capace di reggere anche ad annate difficili come il 2018. Il secondo obiettivo, l’export punta sul mercato statunitense, molto potenziale ma difficile a causa di un retaggio culturale legato alle grappe super strong dei nostri immigrati.
Ma loro, la top ten, dati alla mano segnano tutte una buona ripresa da:
Bonollo Umberto, che opera con il marchio OF, si riconferma in vetta alla classifica e ha registrato una crescita vicina al 18% rispetto l’anno precedente.
Distilleria Franciacorta,acquisita da Stock Spiritse attiva nel comparo grappa con il marchio Julia, ha chiuso l’anno 2018 con 32 milioni di ricavi( + 3,7%).
Distillerie Bonollo, la più colpita dalla scarsità di materie prime, è ugualmente riuscita a confermare i 3,8 milioni di ebitda.
Distilleria Marzadroottiene un lieve incremento di ricavi ma con ottima marginalità, da 2,3 a 3,1 milioni di euro.
Bonaventura Maschio sostanzialmente conferma il fatturato(+0.4%).
Interessante per la grappa italiana è il filone dell’accoglienza, successo sperimentato da Berta che chiude la top ten dei fatturati ma risulta essere l’azienda con la maggiore redditività percentuale (ebitda 27%).
Emanuela Medi giornalista