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Rubrica di Emanuela Medi
 

Mamertino, l’altro volto della Sicilia Orientale

Il Mamertino è uno dei vini più antichi documentati in Sicilia. Già Strabone e Plino Il Vecchio tessevano le lodi del vino che i Mamertini, ossia i soldati mercenari che avevano fatto della costa tirrenica messinese la loro base, producevano nell’areale che dai Monti Nebrodi discende verso Capo Milazzo.

Si trattava, all’epoca, di un nettare dolce, miscelato con miele ed aromi di vario genere che ne stemperavano il volume alcolico spesso debordante, frutto della fermentazione congiunta degli zuccheri del miele e di quelli dell’uva. Sono passati quasi duemila anni prima che a qualcuno balenasse in mente l’idea di reinterpretarlo in chiave moderna. La svolta è arrivata solo quando la famiglia Planeta, già attiva nella Sicilia Ionica e Occidentale, ha accettato la proposta, da parte della Fondazione Barone Lucifero ,di  prendere in mano i vigneti presenti nella Riserva Naturale di Capo Milazzo. Istituita nel 2004, la doc Mamertino conta una quindicina di aziende, per una produzione che non supera le 100.000 bottiglie annue.

Il Mamertino Bianco può essere prodotto da uve  Grillo, Catarratto Comune, Catarratto Lucido e Inzolia. Per il rosso, invece, si utilizzano il Nero d’ Avola, varietà emblematica della Sicilia tutta, il Nerello Mascalese, alfiere della viticoltura etnea, e il Nocera, autoctono messinese che a lungo ha rischiato di estinguersi e che, data la tendenza a preservare un’ acidità molto spiccata anche in climi torridi, potrebbe fornire una carta vincente in tempi di cambiamento climatico.

Degustazione

Il Mamertino più diffuso sul mercato nazionale è proprio quello di Planeta, che, in annata 2015, si presenta con una veste di media compattezza e disserra profumi intriganti di mirtilli rossi, erbe officinali, fiori disidratati e lieve affumicatura. La bocca è morbida, ricca di frutto, ma mai troppo rotonda. L’acidità e i tannini fitti del Nocera cadenzano un finale di buona persistenza su toni fumé. Non è un vino di complessità strabiliante, ma ha dalla sua parte una scorrevolezza ed un equilibrio che i Rossi siciliani – eccezion fatta per il Frappato e per quelli Etnei – faticano ad offrire. 

Abbinamento? Be’, non può che venire in mente il conterraneo Prosciutto di Maiale Nero dei Nebrodi, prodotto locale che, pur potendo reggere il paragone con l’amatissimo Patanegra, non riesce a riscuotere – forse anche per via della produzione limitatissima – il successo che meriterebbe. 

Raffaele Mosca, Master Sommelier

 

Crediti Foto: Facebook @planetawinery

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.