Abbiamo volutamente aspettato per sentire da Hans Terzer come sono andati i suoi vini a Vinitaly 2019 e siamo contenti di averlo fatto perché lui stesso ha potuto, a distanza di un ragionevole tempo, avere le conferme che sperava , fare le dovute considerazioni per aumentare anno dopo anno in esperienza e pazienza.
Un Hans Terzer contento: i suoi vini hanno tenuto banco, raccolto consensi di intenditori, giornalisti, sommelier e soprattutto di pubblico,” una grande sfida, vinta, dice il winemaker- iniziata negli anni 90 , quando mi sono messo in testa di fare un grande Pinot Nero e del Sauvignon Blanc (nato nel 1989 ) un indiscusso punto di riferimento dei grandi bianchi ”. Tempo, pazienza, esperienza ,tenacia per il Pinot Nero nel provare e riprovare a impiantare vigneti in zone diverse prima di trovare quelle collocate all’altezza necessaria in zone vocate per produrre un vigneto di qualità le cui rese non potevano che essere molto basse, non più i 45-50 quintali.” 10-15 anni- dice Terzer- non sono pochi prima di capire se quella intrapresa era la strada giusta e per me l’anno giusto è stato il 2007 in cui ho prodotto un grandissimo vino che ho bevuto con gli amici e poi la ricerca vincente di una tecnica completamente innovativa per produrre questo Pinot Nero 2015, figlio di un importante progetto quale la Wine Collection studiato e realizzato con le migliori uve provenienti da vecchi vitigni.”
In cosa si differenzia, chiedo, questo Pinot Nero dal cugino francese”, L’Alto Adige – afferma il winemaker- non è la Borgogna i cui vini hanno un ph molto basso e un’alta acidità: abbiamo vini meno acidi e per questo forse più eleganti e rotondi. Questo 2015 poi è un Pinot Nero piuttosto massiccio direi molto strutturato: ma vorrei fare una considerazione: il Pinot Nero non è un vino rosso è un vino per conto suo e poichè il 2015 è stata l’annata dei rossi , questo, che andrà in commercio l’anno prossimo rispecchia si l’annata ma con una sensorialità più sfaccettata. Un Pinot Nero che può collocarsi tra i grandi a livello mondiale”.
Ostenta sicurezza Hans Terzer che non teme di confrontarsi con i Pinot della Borgogna, dell’Oregon o della Nuova Zelanda, come afferma con buon senso “ Questo è il primo passo, siamo sulla strada che vorrei proseguire per raggiungere traguardi più alti spero con il 2016 dove abbiamo utilizzato tre vigneti di zone vicine tra loro ma non confinanti, posizionati a una buona altezza e di età, almeno 15-20 anni”
Naso nel bicchiere e non trovo smentite: dal colore rosso rubino, che vira sul granato alla complessità dei profumi, dapprima speziati e minerali con note di cannella, china, chiodi di garofano, poi un crescendo di ciliegia, frutti rossi, ribes ,per passare a note balsamiche, incenso, legno di bosco, fino ad arrivare al tabacco, pepe. Ancora rosa canina, liquerizia nera, il tutto in una indiscutibile progressione olfattiva.
Una complessità incalzante “Frutto, osserva Hans Terzer, di una maturazione perfetta delle uve e di una lavorazione individuale che ha riguardato due vigneti collocati ad Appiano Monte e a Cornaiano il cui microclima decisamente fresco ha conferito a questo 2015 freschezza, acidità eleganza e struttura. Frutto anche di una vinificazione attentamente studiata: macerazione a freddo delle uve per qualche giorno, fermentazione sulle bucce in acciaio per almeno 20 giorni, passaggio barrique e tonneaux per un anno dove si effettua la mallolattica , ulteriore affinamento in piccole botti e poi ancora acciaio finalmente in bottiglia “
Un Pinot Nero non statico : in bocca rivela un piacevole morso tannico anche se un poco spiazzante al primo impatto ma mitigato dalla spalla acida e dall’alcool ben gestito. Persistenza lunga con ritorni retro-olfattivi interessanti. Confermata anche la perfetta corrispondenza naso e bocca. “Quello che mi piace dice Terzer, di questo Pinot Nero è ritrovare in bocca quei profumi che il naso promette ,soltanto mettendolo nel bicchiere”
E’ vero sempre prima i bianchi, ma ogni tanto si possono rimescolare le carte! Sauvignon Blanc 2016 (The Wine Collection) seconda star presentata a Vinitaly, vincente come molti bianchi altoatesini. Un bianco cui non manca proprio nulla: struttura, colore dorato dai riflessi verdolini, sorso lungo, eleganza e profumi.. diversi dai classici Sauvignon” non i soliti sentori erbacei , vegetali di asparagi e peperoni verdi- sottolinea Terzer- ma frutta gialla matura, albicocca, ananas ma anche uva spina..sambuco”
E allora andiamo con la degustazione ma prima con alcune doverose note tecniche: nasce da parcelle selezionatissime di due vigneti vecchi( 25-30 anni) collocate ad Appiano Monte su terreni ghiaiosi a contenuto calcareo, con una lavorazione molto speciale , diversa dalla classica utilizzata per i Sauvignon: macerazione a bassa temperatura 8-9 gradi per tre giorn o skin-contact, pressatura soffice, affinamento in piccolo legno mix di barrique e tonneaux per circa u anno, assemblaggio definitivo, ulteriore affinamento in acciaio (irrinunciabile, osserva, nei moderni sistemi di vinificazione ) diciamo due anni di affinamento sui lieviti e ulteriore periodo di affinamento i bottiglia.
Alla olfattiva si presenta con bel colore dorato lucente dai riflessi verdolini,note di frutta matura, albicocca, kiwi, pesca gialla, ananas, ribes, ma anche uva spina e sambuco.
Alla gustativa note vegetali ed erbacee sapientemente miscelate che si sviluppano in un sottofondo speziato minerale e speziato. Ampio e generoso, la promessa anche qui è confermata: quello che promette il naso lo si ritrova in bocca, per il winemaker- anche con il Sauvignon Blanc 2016 si verificano le caratteristiche dell’annata 2015 che ha dato vini molto strutturati addirittura rotondi, invece i 2016 ha conferito eleganza, lunghezza , armonia e questo vale sia per i bianchi che per certi rossi.
Sauvignon Blanc un vitigno molto amato da Hans Terzer, a lui il merito di averne fatto un vino che può battersi bene sfidando i top mondiali “E’ un vitigno- dice l’enologo – che ho portato io nella cantina di San Michele Appiano, parlo degli anni 1985-1995, dopo aver convinto i miei associati, 330 famiglie a impiantare questo vitigno dalle grandi promesse, poi l’exploit, oggi abbiamo circa 50 ettari coltivati a Sauvignon. Si adatta bene a diversi tipi di suolo e a climi freschi o temperati , ha certamente profili aromatici facilmente riconoscibili ma noi lo abbiamo migliorato individuando le zone vocate che si trovano ad Appiano Monte e nelle zone collinari attorno al paese, con un grande lavoro in vigna, la vera forza della cantina di San Michele Appiano la cui produzione tra rossi e bianchi è di due milioni e mezzo di bottiglie di cui il 30% all’estero, il 70% in Italia e di questo il 20% è consumo locale”.“La qualità non ammette compromessi “: il motto di Hans Terzer
Emanuela Medi, giornalista, sommelier