“La vera ripresa sarà a partire dalla seconda metà dell’anno- dice Sandro Bottega e prevediamo per tutto il sistema Prosecco un aumento della produzione del 10-15% a fine 2021”.
Non può che dirsi soddisfatto il Presidente di Bottega Spa azienda spumantistica trevigiana con export in 130 paesi del mondo- che così commenta le 500 milioni di bottiglie certificate della Prosecco Doc” Chapeau a Stefano Zanette presidente del Consorzio Prosecco Doc che con una crescita del 2,8% rispetto ai volumi certificati nel 2019, ha chiuso l’anno con 14 milioni di bottiglie in più raggiungendo il numero impressionante di 500 milioni di bottiglie.
L’importante- dice Bottega- non è solo la crescita in volumi quanto il mantenere la qualità “ Per quanto riguarda la Docg Prosecco questa ha chiuso il 2020 con una produzione di 92 milioni di bottiglie certificate, tutte di altissima qualità. E il 2021, chiedo? “ Non penso proprio-dice Sandro Bottega,- che vi sarà una crescita nei primi due mesi del 2021, forse produrremo qualcosa in meno. Il vero salto lo faremo a partire da Marzo-Aprile, quando presumibilmente riaprirà l’Horeca e tutto il sistema legato alla ristorazione , con un ritorno interessante anche per il mondo del vino.”
Qualità, prezzi, e sostenibilità i tre asset del Prosecco per Bottega che aggiunge” Abbiamo fatto della sostenibilità un nostro grande punto di merito, mi auguro che continueremo su questa strada ampiamente dimostrata e questo lo dico per la Doc e la Docg”. Ovviamente soddisfatto Stefano Zanette presidente del Consorzio Prosecco Doc che dice” Si tratta di un traguardo storico che non costituisce un punto di arrivo visto che ancora sono molte le sfide a cominciar da quella che riguarda la segmentazione dell’offerta con una maggiore caratterizzazione delle produzioni dal punto di vista organolettico e sensoriale. Un risultato aggiunge Zanette che, nonostante un 2020 da dimenticare ,ci ha portato a valutare i perché che non dipendono solo dalla introduzione della tipologia rosè che ha fatto registrare una produzione di 16,8 milioni i bottiglie, ma soprattutto dal fatto che il consumatore ha scelto il Prosecco Doc”
Ma è necessario dirigere la grande impresa Doc e Docg. Giampietro Comolli, Presidente Ovse-ceves
“Come Ovse-ceves avevamo stimato, –dice Giampietro Comolli presidente dell’Osservatorio -prima degli ultimi 20 giorni dell’anno 2020, notoriamente fatidici per i vini spumanti del mondo e italiani, un calo di consumi nell’intero anno 2020 molto limitato a differenza di altri competitor esteri che avevano paventato un tracollo dei consumi di vino e bollicine del 25-28% in meno dei consumi di Champagne nel mondo e quasi il 12-14% del Cava spagnolo.
Prendiamo atto ufficialmente che non avevamo sbagliato, quando anche il mondo della produzione (il Consorzio di tutela) dichiara, senza se e senza ma, addirittura un incremento delle bottiglie certificate nel 2020, ovvero che potenzialmente in cantina sono state rese “idonee” della doc per legge, ma che non sono ancora state spedite, vendute, consumate, neppure uscite dalla cantina. Sono solo certificate Doc, ma 500-504 milioni di bottiglie di una sola DOC italiana è un record dei record. Benissimo, ma differenziamo quello che è una “certificazione” da quello che è un “consumo“- sottolinea Comolli.
La produzione “metodo italiano” è totalmente diversa dalla produzione “ metodo tradizionale classico” per cui il certificato è sempre molto vicino ai numeri dello spedito nell’arca di 365 giorni, mentre il methode champenoise presenta una scalarità maggiore nel tempo e spesso una concentrazione maggiore dei consumi per stagionalità e per eventi particolari.
Il Prosecco Doc è più spalmato nei 12 mesi dell’anno. Da qui si evince anche che il Prosecco Doc Rosè, come prima uscita ufficiale e recente, ha ottenuto un buon risultato Ora però i produttori di Prosecco Spumante Doc, visto che oltre il 65% delle imprese producono anche il Superiore Docg, pensino meno ai volumi e più alla valorizzazione culturale, contenutistica e a consolidare un peso specifico e una differenza fra Docg e Doc, sempre più urgente e necessaria.
L’Italia ha una impostazione legislativa e tecnica di piramide di distretto o di denominazione, gli altri hanno una piramide di qualità aziendale per cui certe scelte individuali, certe differenze di prezzo, certi posizionamenti nei canali commerciali vanno oltre l’interesse soggettivo e imprenditoriale, ma toccano e incidono sulla collettività, l’insieme, il valore territoriale, la tutela nel mondo e la difesa intellettuale di un bene comune. 500®© è un bel traguardo, ma c’è bisogno di “dirigere” la grande impresa, Doc anche insieme a Docg, il mercato mondiale lo chiede.” Conclude Comolli.
Emanuela Medi, giornalista