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Rubrica di Emanuela Medi
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Dalla larga maggioranza di studi di qualità si può trarre l’interpretazione corretta che le malattie coronariche sono meno frequenti tra i consumatori moderati che tra gli astemi (Corrao Et al 200) ma elemento ancora più interessante è che l’incidenza di eventi coronarici, fatali e non, inizia a scendere in associazione a 1-2 drink al giorno (un drink è un bicchiere standard di vino, una lattina di birra, o uno shot di un superalcolico) pari a 10-13 gr di alcool e questa incidenza è ridotta del 20-30% rispetto agli astemi, per il consumo di 2-3 drink tra gli uomini e 1-2 drink tra le donne che rappresentano limiti leggermente superiori ai consumi considerati moderati. In realtà, secondo un grande studio americano (Mukumal et al 2003), il rischio tenderebbe a decrescere con continuità al crescere dei consumi, con una incidenza minima di eventi coronarici in aree di eccesso pari a 80-100 g/die. Rischio coronarico minore ma compensato dall’aumentato rischio di insorgenza di altre gravi malattie. Quindi possiamo parlare in questo caso di correlazione di senso opposto: non più quindi l’assioma che a minore assunzione si associa il minore rischio di incorrere in un evento coronarico.  L’effetto di riduzione del rischio cardiovascolare si osserva

Raccontare in prima persona la propria storia di malato fa parte di quella narrativa terapeutica giudicata molto importante dai medici per i malati stessi ma anche per tutti coloro che si prendono cura del familiare e/o del paziente. E’ ora la volta del volume “ Cuore stanco” Raccolte all’interno del progetto TRUST- The Roadmap Using Story Telling-curate dalla Fondazione ISTUD con il supporto non condizionato da Novartis. Ottantadue persone con Scompenso cardiaco, sessantuno familiari e trenta professionisti hanno condiviso la propria esperienza sullo Scompenso Cardiaco, una malattia che interessa in Italia un milione di persone e fa registrare 200.000 nuovi casi all’anno, caratterizzata da una progressivo scadimento della qualità di vita. Alla realizzazione del volume hanno collaborato Massimo Volpe e Marco Testa della Cardiologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea, della Facoltà di Medicina e Psicologia di “Sapienza”, Università di Roma, e altri 20 professionisti nella cura dello scompenso cardiaco selezionati in centri Italiani, loro pazienti e caregivers. Alla base del progetto ci sono i principi della Medicina Narrativa: “ . Nell’essere ascoltato-  afferma Maria Giulia Marini, Innovation and Scientific Director dell’Area Sanità e Salute, Fondazione ISTUD.- il paziente percepisce conforto e nel raccontare riesce a distanziarsi da una condizione di sofferenza.  La narrazione e

Che la vitamina C sia un potente antiossidante in grado anche di aumentare le difese immunitarie è ormai un dato consolidato dalla comunità scientifica ma come molte altre vitamine , la D, ha sempre qualcosa in più e lo dimostra una ricerca presentata al 13° congresso della FENS, Federation of EuropeanNutrition Societies, conclusosi recentemente a Dublino che conferma l l’effetto positivo del succo d’arancia al 100% sull’obesità e sulla salute cardiovascolare. In particolare è l’esperidina, un polifenolo degli agrumi poco conosciuto e presente nel succo 100% arancia che sta attirando l’attenzione della comunità scientifica, visti gli studi che ne confermano i possibili effetti benefici.   Ma andiamo per gradi:  i nuovi dati rivelano che un bicchiere di succo di arancia è ricco di esperidina, un polifenolo naturalmente presente negli agrumi,  in grado di aiutare a mantenere la pressione sanguigna entro valori normali. probabilmente migliorando la capacità di distendersi dei vasi sanguigni Il succo di frutta fa ingrassare?  Tra le tante ricerche presentate al congresso, si evidenzia una meta-analisi che ha indagato la connessione tra il consumo quotidiano di succo d’arancia e il rischio di aumento del peso negli adulti. In letteratura sono stati identificati diciassette studi clinici controllati, che hanno arruolato oltre 200

Non c’è dubbio: consumare regolarmente pesce, soprattutto quello grasso, protegge dal rischio di infarto miocardico. Un dato consolidato dalla più recente metanalisi degli studi di qualità condotti in tutte le aree del mondo e che, nel complesso, associa i benefici ai consumi più consistenti: per ogni 15 g/giorno di pesce in più, il rischio di infarto si riduce del 4%.