a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
 

Villa Bibbiani: una cantina fuori dagli standard

Villa Bibbiani una delle eccellenze vitivinicole toscane, impresa simbolo dell’area del Chianti Montalbano, ha ripreso a vinificare dopo l’imponente ristrutturazione delle cantine, oggi tra le più all’avanguardia in Italia. Motore del progetto è stato l’attuale proprietario: George Mc Carroll Rapier III, originario del Texas ed innamorato di questo angolo della Toscana.

L'immagine può contenere: testo

La tenuta  collocata alle pendici meridionali del Colle Montalbano tra Capraia e Limite in Toscana, è dominata da una splendida villa cinquecentesca, circondata dal parco botanico, un gioiello d’epoca, ideato da Cosimo Ridolfi, esperto agronomo, che progettò la cantina con idee d’avanguardia. Le sue intuizioni in campo ed in cantina, considerata già nell’Ottocento un vanto di ingegneria, hanno permesso a Villa Bibbiani di diventare punto di riferimento per la produzione del Chianti Montalbano.

Le cantine sono state ristrutturate e munite di sistemi innovativi che permettono tecniche di vinificazione di ultima generazione, senza dimenticare la tradizione. Nel lavoro  si segue lo spirito che muove la squadra, ossia quello di valorizzare il territorio circostante e lavorare nel miglior modo possibile per ottenere etichette di alta gamma. I vigneti sono piantati a Sangiovese, re indiscusso del territorio, ma sono anche presenti Colorino e Canaiolo nero.

Una parte è coltivata a Cabernet Sauvignon che in quest’area riesce ad esprimere al meglio le proprie caratteristiche. Sono questi i vitigni alla base delle cinque etichette, a partire dal Chianti Montalbano DOGC e dai due monovarietale: il Montereggi IGT, Cabernet Sauvignon in purezza e il Pulignano IGT 100% Sangiovese; quindi, c’è un blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon, Treggiaia IGT e il rosato Flora, prodotto con uve Sangiovese. 

Villa Bibbiani è  impegnata in due progetti:. Il primo è nel segno dell’espansione con l’impianto di nuovi vigneti per allargare la superficie vitata, consolidare le viti coltivate e diversificare la produzione (l’obiettivo è quello di raddoppiare i terreni coltivati, per raggiungere un target di quaranta ettari). Il secondo è quello di scoprire nuovi mercati. L’azienda, ritornata sulla scena vitivinicola da un anno soltanto, è infatti già arrivata in Cina dove ha partecipato a tre manifestazioni fieristiche e dove quest’anno intende farsi conoscere negli Stati Uniti, in Florida ed in Texas.

Sarà presente anche alla prossima edizione italiana dell’evento degustativo “Best Wine Stars” che si terrà il 26 e 27 giugno a Milano presso Palazzo del Ghiaccio. Simone Pezzatini, che a Villa Bibbiani ricopre il ruolo di marketing manager, spiega: “Il mercato italiano ha risposto positivamente nonostante le limitazioni contingenti dell’anno appena passato, e l’interesse è quello di proporci al mondo dell’Horeca di alta gamma: ristoranti, enoteche e winebar, per desiderio dello stesso Rapier che punta in alto e vorrebbe potare le bottiglie di Villa Bibbiani sulle tavole ad accompagnare i piatti degli chef stellati”.

. L’attuale situazione di emergenza sanitaria ha spinto l’azienda ad accelerare i piani della vendita online sia in Italia sia all’estero. Il primo passo è stato quello di rendere operativo lo shop online e nel 2021 aprirà i suoi canali Amazon per servire l’Europa e gli Stati Uniti nonché Alibaba, Tmall e Wechat per raggiungere i mercati asiatici .

Il Chianti Montalbano

Fanno parte della DOCG “Chianti” le  sottozone: Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Rufina e Montespertoli.  La  denominazione nasce nel 1967 e ottiene la Docg nel 1984.Il territorio nel quale viene prodotto il vino Chianti “Montalbano” DOCG è compreso tra le province di Firenze, Prato e Pistoia. Il Monte Albano o Montalbano è infatti una catena collinare, diramazione dell’Appennino Tosco-Emiliano, di grande interesse naturalistico e vinicolo.

Il pregio di tale area risiede in caratteri legati alla storia, all’evoluzione dell’uomo nei secoli, alla morfologia ed alla composizione geologica del territorio fatto di aree boschive, naturali, di insediamenti umani , di ettari di vigneti.Il ritrovamento di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche e la presenza dei veterani di Cesare assegnatari di terre site tra l’Arno e l’Ombrone, già allora destinate ad essere coltivate a vite, forniscono un chiaro ed inequivocabile segnale di quanto il territorio toscano fosse legato alla produzione del vino.Risale al dominio dei Franchi (804 d.C.) uno dei primi documenti sulla produzione vinicola ed olearia di queste zone come altrettanto note sono le tracce, risalenti al duecento, di quantità di vino inviate come tributo alla mensa dei vescovi di Pistoia.

I vini “Chianti”

 Sono prodotti da uve Sangiovese (dal 70 al 100%). Possono inoltre concorrere alla produzione, le uve provenienti da vitigni idonei alla coltivazione nella Regione Toscana come, ad esempio, Canaiolo, Canina Nera, Ciliegiolo, Colorino, Mammolo, Merlot, Montepulciano, ecc. .Inoltre, possono entrare nella composizione del Chianti DOCG, i vitigni a bacca bianca      ( Ansonica, Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca di Candia, Malvasia Bianca lunga, ecc.) per un limite massimo del 10%, singolarmente o congiuntamente, ed i vitigni Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, singolarmente o congiuntamente, nel limite massimo del 15% (per la sottozona “Colli Senesi” sono previste lievi differenze: quantità minima di Sangiovese non inferiore al 75% e non più del 10% di Cabernet Franc o Cabernet Sauvignon considerati singolarmente o congiuntamente).

Ci si potrebbe meravigliare nel vedere la presenza di vitigni a bacca bianca parlando di Chianti ma, per comprenderne pienamente il motivo, bisogna fare un passo indietro ripercorrendo la storia fino al 1870, quando il Barone Ricasoli, in una lettera indirizzata al professor Cesare Studiati dell’Università di Pisa scriveva : “il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo e una certa vigoria di sensazione; dal Canaiolo l’amabilità che tempra la durezza del primo senza togliergli nulla del suo profumo, per esserne pur esso dotato; la Malvasia tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoprabile all’uso della tavola quotidiana”. Così nasceva la formula del Chianti.

Il vino Chianti DOCG, anche con riferimento alle sottozone, può aver diritto alla menzione «riserva» se sottoposto ad invecchiamento di almeno 2 anni e, nel caso della sottozona “Montalbano”, un contenuto in alcol non inferiore a 12,50%. Inoltre è stata recuperata per il Chianti DOCG la tipologia “Superiore” .Appare interessante sottolineare che nella vinificazione del Chianti DOCG sono ammesse soltanto le pratiche “locali, leali e costanti”, recita il disciplinare di produzione, tra le quali c’è “il governo all’uso Toscano”.

Ma in cosa consiste tale pratica?In sostanza consiste nell’aggiungere al vino appena svinato, entro il mese di dicembre, una certa quantità di mosto (dal 3% al 10% della massa) ottenuto duve preventivamente fatte appassire su stuoie di canne (cannicci).In questo modo si attiva una seconda fermentazione che conferisce al vino maggior contenuto in glicerina, in alcol, rendendolo più “rotondo”, piacevole e meglio disposto ad abbinarsi ai piatti tipici della tradizione gastronomica toscana quali salumi, arrosti, carne alla griglia. In particolare per quanto riguarda il Chianti Montalbano si va dalla zuppa di farro con fagioli, alle pappardelle al sugo di cinghiale o di lepre fino ai maccheroni alla pistoiese. E poi, coniglio in umido, trippa alla fiorentina, cinghiale in umido, classica fiorentina o salsicce e fagioli all’uccelletto. La scelta è infinita Con questo vino ci si può veramente divertire giocando con tutte le sue multiformi ed innate sfaccettature: freschezza, acidità, tannino, contenuto alcolico, sapidità, persistenza.

Tag degli articoli
Condividi sui social network
Scritto da

Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.