“Servono aiuti economici mirati perché produrre uva in collina costa molto di più che non produrre uva in pianura– dice Marina Perinelli anima di Casale della Ioria, azienda storica del Cesanese del Piglio – tanto più ora- ribadisce la produttrice- che il vino è divenuto trainante per l’intero comparto agricolo che il nuovo Ministero dell’Agricoltura guidato da Francesco Lollobrigida intende rilanciare.
E non a caso il nuovo nome sarà Masaf, ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e forestale anche perché il nostro è un settore che offre interessanti alternative occupazionali specie per i giovani in un momento di crisi dell’industria“.
LA CIOCIARIA
Tesoro prezioso e poco conosciuto l’alta Ciociaria (siamo nel Lazio) dal grande fascino di un habitat molto poco antropizzato custodito dalla presenza di poche case contadine rimaste dal dopoguerra che continuano a lavorare la terra e a coltivare la vite con metodi tradizionali. Un bene se si considera il ruolo inestimabile nel preservare l’habitat e l’ecosistema. Fintanto che l’agricoltura di collina si mantiene tale questa impedisce le frane e aiuta a che le acque non si disperdano nel sottosuolo “. Caso unico – dice la Perinelli- in cui sono gli stessi contadini a preservare il suolo attraverso l’irrigidimento delle acque.
Vengono realizzati lungo i corsi canali paralleli di scolo in cui si convogliano le acque in modo da non danneggiare il territorio, aiutare gli stessi agricoltori ma soprattutto evitare pericolose e violente fuoriuscite”
5 i comuni del Cesanese del Piglio DOCG: Acuto, Anagni, Serrone, Piglio e Paliano che insistono in un territorio dalla natura rigogliosa, caratterizzato da una grande varietà di microclimi, vitigni autoctoni e uliveti di altissima qualità. Un suggestivo paesaggio collinare collocato tra i 350-500 metri di altitudine , disposto ai piedi dei Monti Ernici e dai suoli con affioramenti rocciosi su terreni argillosi e vulcanici, ricco di minerali per cui le piccole e medie aziende necessitano di minore concimazione e irrigazione E come se non bastasse la Ciociaria è ricchissima di storia: qui è nato il monachesimo, impreziosito dai possedimenti delle grandi case papaline che avevano trovato una grande biodiversità per la produzione di vino e olio di qualità.
Un habitat incredibile, un grande patrimonio culturale e umano da pochi conosciuto.
Come valorizzarla ?
Prima di tutto occorre la volontà politica di occuparsi di questa tema, in concreto servono infrastrutture ad esempio di rete relative all’utilizzo di internet, un potenziamento, (sembra incredibile nel 2022) ed una puntuale manutenzione della rete telefonica che deve raggiungere in maniera efficiente tutte le aziende agricole. Servono aiuti economici mirati che a cascata determinerebbero un effetto positivo sull’ambiente, sul paesaggio e sulla economia locale. Sarebbe auspicabile che la grande distribuzione, canale di vendita di grande successo si occupasse anche dei prodotti di nicchia che medie e piccole aziende come la nostra sono in grado di offrire – Per il momento la GDO è legata alle grandi industrie che da noi non esistono, Eppure c’è posto per tutti!
Parliamo dei due vitigni più importanti della zona
Intanto vorrei dire che mai come quest’anno abbiamo avuto una qualità veramente eccezionale.
Non abbiamo sofferto la mancanza di piogge. Si è creato un clima stupendo. Abbiamo raccolto gli ultimi grappoli di Cesanese pochi giorni fa e gli assaggi dei mosti ci stanno dando grande soddisfazione. Produciamo circa 100000 bottiglie di cui ne esportiamo il 30% all’estero. Per quanto riguarda i vitigni questi sono il Cesanese, unico vitigno autoctono rosso del Lazio, il quale non ha parenti in altre zone d’Italia (o per lo meno le ricerche genetiche comprese quelle del prof. Scienza che io sappia non ne ha trovati) , coltivato dal tempo degli Ernici ancora prima dei Romani, caratterizzato in due tipologie:
Cesanese cosiddetto di Affile o affilano dal grappolo piccolo a bassa produzione , coltivato prevalentemente nella Docg del Cesanese del Piglio.
Cesanese comune dal grappolo più grande diffuso nelle zone circostanti .
Ci sono poi 3 denominazioni di origine del Cesanese: Cesanese del Piglio DOCG la più importante e più antica, la prima DOCG del Lazio, Cesanese di Olevano doc, Cesanese di Affile doc (dalla produzione molto piccola, credo che siamo 2-3 produttori)
Come vitigno bianco abbiamo La Passerina, condiviso con le Marche. E ’un clone particolarmente profumato del Trebbiano che si presta alla vinificazione ferma e spumante.
Casale della Ioria, un realtà che ha saputo emergere con vini di alta qualità.
La nostra azienda agricola “Casale della Ioria”, a conduzione biologica, ha festeggiato i 100 anni.
L’azienda è un unico fondo e vanta 38 ettari di vigneti oltre a boschi ed uliveti. Produciamo nella cantina aziendale 9 vini tutti da uve autoctone compresi un Cesanese del Piglio DOCG Superiore, prodotto senza solfiti e due spumanti metodo Martinotti .
Possiamo permetterci di limitare al massimo prodotti chimici che onestamente non servono vista la presenza di una natura tanto ”forte” da consentire impollinazioni incrociate spontanee tali da arricchire i profumi del vino che grazie al terreno vulcanico sono dotati di notevole freschezza, mineralità e longevità. Produciamo un cru il nostro Torre del Piano DOCG Superiore. Mi piace citare in questo contesto Olivella, vitigno autoctono proveniente da Esperia, felicemente reimpiantato..e salvato dall’oblio da mio marito, Paolo.
Il movimento delle Donne del vino del Lazio è un eccellente esempio per fare squadra in una regione molto frammentato tra i produttori
Nella associazione Le donne del vino siamo un gruppo di professioniste di diversi settori, la nostra delegazione è molto attiva tanto da aver aumentato il numero delle socie con l’obiettivo di comunicare e rendere più visibile il nostro territorio , la storia e le nostre eccellenze.
A Novembre inizieremo un corso presso l’Istituto Alberghiero di Fiumicino per educare i giovani al mondo del vino in tutte le sue sfaccettature
Emanuela Medi giornalista, sommelier