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Rubrica di Emanuela Medi
 

Aumentano gli investimenti in agricoltura e export da record per vino e cibo

Due ricerche si sono incrociate in  questi giorni con segni positivi per  l’agroalimentare e l’agricoltura del nostro paese. Partiamo dalla recentissima indagine di Nomisma e Crif (è stata presentata venerdi 15 a Bologna) dal tema” Opportunità e vincoli nell’applicazione del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana”.

Aumentano gli investimenti in tecnologia, questo il dato positivo con un 22% delle aziende italiane che ha fatto ricorso a strumenti tecnologi  quali  macchine operatrici a dosaggio variabile, trattrice con guida assistita, software di gestione aziendale, centralina meteo, tra gli strumenti più conosciuti, ma rimane quel 78% di aziende che non ritengono di investire nelle tecnologie di agricoltura 4.0. certamente. L’indagine ha coinvolto 1.034 aziende agricole italiane e 55 contoterzisti e ha definito una classifica tra  percezione  e conoscenza dell’innovazione.

All’interno del campione il 42% degli intervistati è curioso ma non ha le disponibilità economiche per poter investire in strumenti innovativi, il 17% pensa che i benefici siano sovrastimati, il 18%  che l’innovazione sia importante , il 13%  del campione ci crede e  la applicano quotidianamente. Sulla conoscenza, la maggior parte ha sentito parlare almeno una volta di agricoltura di precisione e almeno la metà si ritiene abbastanza informato.

Ma i dati di investimento  mostrano l’altra faccia della medaglia: nella maggior parte dei casi il 45% le aziende hanno speso una cifra inferiore a 5.000 euro per strumenti come mappe solari, mappe, sensori ecc solo il l’8% delle aziende ha investito oltre 100.000 Euro, il 12% tra le 50.000 e 100.000 euro e il 20% tra le 20-50mila euro..
Eppure tra i benefici della tecnologia 4.0 vi è la minor quantità di fitofarmaci, acqua  e concimi, il miglioramento della qualità del prodotto, l’abbattimento dei costi di produzione con riduzione dei tempi di lavoro e miglior impatto ambientale

E ora passiamo alla seconda notizia. Luci e ombre per l’export agroalimentare italiano se – dati Istat elaborati da Coldiretti – le esportazioni hanno registrato una crescita dell’1,8% rispetto il 2017 e un valore di 41,8 miliardi Euro,  lo stesso    è stato comunque inferiore  di circa un quarto rispetto lo stesso anno di riferimento. Germania e complessivamente i Paesi Europei i maggiori  importatori  con in testa il vino e ancora una volta gli spumanti, la star della categoria per un valore di 1,5 miliardi. Sempre secondo la stima Coldiretti, in buona posizione formaggi e salumi e pasta, un poco meno l’ortofrutta fresca. A chi non è del settore certamente stupisce il fenomeno della” agropirateria” internazionale che da sola fattura 100 miliardi di Euro l’anno attraverso l’utilizzo improprio di parole, immagini, denominazioni, ricette che si rifanno al nostro paese ma che non hanno nulla a che fare con  le realtà italiane.

Si tratta di prodotti taroccati contro i quali sarebbe necessaria una più efficace promozione  attraverso una Agenzia, sul modello francese, che superando l’attuale frammentazione e dispersione,  tuteli le imprese italiane nel mondo.

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