È l’ambiente e i suoi effetti ad aver influenzato nel 2019 tanti produttori, agricoltori, allevatori, chef e consumatori tanto che , secondo la previsione di Whole Food Market, questo trend continuerà nel 2020 ad attirare un numero sempre maggiore di persone.
Le ricerche alimentari di dicembre 2019 mostrano la crescente predilezione dei consumatori per quelli che solitamente sono considerati alimenti poco appetibili come i cavoletti di Bruxelles o i cavolfiori in risposta alla conoscenza sempre più diffusa delle conseguenze dell’allevamento intensivo e sempre nel 2019 i sostituti vegetali alla carne si stanno affermando nella certezza che il 2020 sarà l’anno dell’alimentazione vegana e delle alternative alla carne rafforzando la loro presenza nei menù dei ristoranti. Senza dimenticare che eliminare del tutto la carne dalla propria dieta non solo non è del tutto corretto a meno di non bilanciarla con altre sostanze con lo stesso valore nutritivo, ma è solo una delle soluzioni possibili per ridurre l’impatto ambientale. Come sostiene la campagna Meat the Change : meno carne ma di maggiore qualità, da allevamenti sostenibili e riscoprendo i tagli e le razze locali dimenticati. E GLI AGRICOLTORI?
Nel 2020 anche gli agricoltori terranno conto di questa diffusa attenzione attraverso l’affermarsi di pratiche come l’agricoltura che mira al recupero del suolo eccessivamente sfruttato da monoculture intensive, migliorando così la biodiversità e dando un contributo positivo all’ambiente. Questo ha spinto gli chef, in particolare in Occidente, a utilizzare in modo ingegnoso le colture di copertura, che vengono piantate tra un raccolto e l’altro per migliorare la salute del suolo, controllare le erbacce e sequestrare il carbonio.
E per quanto riguarda le cucine asiatiche? Sul loro affermarsi non ci sono dubbi, visto che la cucina con gli insetti è già presente e praticata in molti paesi europei, ma la spinta definitiva verrà con con le olimpiadi estive di Tokjo che già si presentano con i tipici pancake soufflè giapponesi e dei coni gelato taiyaki, già famosi su Instagram e i meno conosciuti Chankonabe (stufato di sumo), l’Ochazuke (tè di riso) e il Katsudon (un piatto di carne su riso) .
Un’altra importazione da Tokyo che ha fatto il giro dei social media è il toast Shibuya, che prende il nome dal distretto in cui è nato. Questo tipo di toast si fa svuotando una pagnotta e riempiendola con pane tostato, gelato, sciroppo e frutta. Esistono diverse varianti in altri paesi asiatici. A Singapore, per esempio, dove viene chiamato Kaya toast, la ricetta prevede una generosa aggiunta di burro salato, marmellata di cocco e foglie di pandano, una pianta erbacea tropicale che viene usata tradizionalmente come erba aromatica nella cucina indonesiana, thailandese, vietnamita e malesiana.
La cucina etnica gira a beneficio delle culture locali che apprenderanno la bontà e il fascino culinari che arrivano da lontano. Ma non è tutto: il trend di cibi liberi da zucchero, alcool e glutine continua nel 2020 con un maggior utilizzo di farina di teff (senza glutine, ottenuta dai minuscoli semi di un cereale originario dell’Etiopia e dell’Eritrea) e di tigernut, derivata dalle omonime noccioline o ancora la farina di frutta o verdura, come quella di banana e quella di cavolfiore. Ancora birre analcoliche e sciroppi a base di amidi di datteri, patate dolci e cocco
( fonte: slow Food)