Il cibo non è appannaggio dei ricchi, dei grandi chef. E’ l’energia per la vita. Parla Carlo Petrini “la voce” di slow food.
Ora che non è più il presidente di Slow Food ma l’Ugandese Edward Mikiibi eletto a luglio, il guru del movimento appare più rilassato , meno sopraffatto dai tanti impegni e assicura ”Continuerò a lavorare. Certo non lascio”.
L’intervista a latere della conferenza stampa tenutasi ieri presso la sala della a stampa estera a Roma per presentare ai giornalisti stranieri Edward Mikiibi, ha avuto come tema proprio la gastronomia.
Dice Petrini: “Il concetto storico di gastronomia è stato dato 200 anni fa da Guillard Savarin, il padre della moderna gastronomia che allora la definiva come tutto ciò che si riferisce all’uomo in quanto si nutre. Quindi la gastronomia è economia, antropologia, chimica, fisica. Poi con il tempo ha prevalso l’aspetto ludico in mano al savoir faire di sapienti cuochi. Ecco io penso che dobbiamo ritornare al concetto originario perchè in questo modo valorizziamo il lavoro dei contadini e di coloro che garantiscono la materia prima”.
Che cosa è il cibo
“Il cibo non è europeista, appannaggio dei paesi ricchi, dei grandi chef. Il cibo è l’energia per la vita Oggi noi stiamo parlando di carenza energetica ma la prima energia è il cibo che ci garantisce la sussistenza. Un cibo che deve essere rispettato in ogni luogo attraverso il lavoro che nei secoli è stato portato avanti dai contadini autoctoni che hanno realizzato al meglio tra quello che sapeva produrre i territorio e quello che loro erano e sono in grado di fare nel rispetto della biodiversità propria di ogni territorio
Questo non vuole dire un ritorno al passato. Noi dobbiamo conciliare l’innovazione con il patrimonio storico. E’ un rapporto dialettico Anche perchè una gastronomia al servizio dei ricchi non è vera gastronomia”.
La gastronomia è politica?
Certo ed è quello che ha sempre sostenuto Slow Food. Un tempo molti intercettavano questo movimento come una congrega di buongustai. Non è così assolutamente, anzi da sempre si è tenuta ben presente la necessità di collegare i tanti mondi e le tante realtà tra loro ma definendone e difendendone le caratteristiche originarie.
Lei è convinto del termine sussistenza?
Per carità. Sussistenza viene dal verbo sussistere mentre è meglio specificare il verbo durare. Sussistenza per me è durare il più a lungo possibile
Siamo in un momento delicato caratterizzato da una transizione economica. Così la definisce
Verissimo e sono proprio i giovani a volerlo Più difesa ambientale, più equità- Io vedo nel mondo questa forza enorme ma non la vedo in Italia Uno dei mali che ci affliggono è lo spreco alimentare che è pari al 33% del cibo prodotto ed edibile.
Si può ridurre?
Migliorando e incentivando l’agricoltura
Con una spesa equilibrata
Riducendo la pratica della plastica monouso
Riducendo i cibi processati
La politica sarebbe più attenta e virtuosa
E la politica italiana?
Dico ancora una volta che dare attenzione al cibo come energia è fondamentale. La fame nel mondo è inaccettabile.
Emanuela Medi, giornalista