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Rubrica di Emanuela Medi
 

Le Marche fra tradizioni ed enogastronomia

La Marche sono l’unica regione italiana ad essere stata inserita dalla guida Lonely Planet nella classifica “Best in Travel 2020”, una chart che considera i luoghi turistici “non di massa”, cioè degni di una visita proprio per loro importante valore.

Mentre nel 2019 troviamo nella facoltosa classifica location come le Maldive, il parco nazionale delle Smoky Mountains negli USA e la Valle del Nilo, quest’anno il mix di storia, arte ed enogastronomia ha avuto un riconoscimento tutto italiano: 500 piazze, con oltre 1000 monumenti significativi, 37 rocche, 106 castelli, 15 fortezze e 170 torri, migliaia di chiese di cui 200 romaniche, 96 abbazie, 183 santuari, 72 teatri storici tutti restaurati e in attività. Il grande fascino e valore aggiunto delle Marche è poter visitare, complice un turismo nazionale, queste “ricchezze” in mezzo a scenari stupendi quali le montagne boscose piuttosto che la costa dell’Adriatico.

Verdi colline dorate e prati si alternano ordinati a campi di grano ed uliveti. Ad ovest gli Appennini, scorrono paralleli fino al mare e a sud i Monti Sibillini con cime sopra i 2mila metri appassionano botanici e amanti del trekking. Tra le specialità che curiosamente si consumano la “Crescia” una torta salata che ricorda un pane alto e friabile spesso accompagnato da salumi e vino rosso, in questo caso un Pignocco doc da Lacrima di Morro d’Alba 100% di Stefano Antonucci sarà l’abbinamento più adatto, grazie alle sue sfumature fruttate e il gusto asciutto.

La storia dei salumi nelle Marche è intimamente connessa con le origini mezzadrili della popolazione, che utilizzava quasi tutte le parti del maiale per alimentarsi, senza sprecarne alcuna. Da qui, hanno origine i due salumi più tipici del territorio, quello di Fabriano, e il Ciauscolo, diffuso soprattutto nel maceratese, prodotto IGP (Identificazione Geografica Protetta), il lardo viene macinato e amalgamato alla carne con la quale forma una pasta omogenea e spalmabile sul pane. Terra ricca di pascoli sono numerosi anche i formaggi di latte vaccino, ovino e caprino; tipico a nord della regione si trova il pecorino conservato per tre mesi in botti di rovere e avvolto in foglie di noce e vinacce.

Molto rinomata anche la casciotta di Urbino (D.O.P.), tanto amata da Michelangelo, le cui origini risalgono al 1500. Tra i dolci decisamente originali, quasi tutti di matrice contadina, tipico nel maceratese è l’Agnello di pasta frolla. La ricetta un tempo custodita dalle monache prevede un ripieno di cioccolato, mandorle e canditi è oggi patrimonio di un’artigiana di Loro Piceno che ne tramanda le origini. Abbinamento ideale con Verdicchio dei Castelli di Jesi doc passito dell’Azienda Sartarelli. Questo vino dolce è perfetto con i formaggi stagionati ed erborinati, anche con dolci a base di mandorla. Ricorda la frutta candita il miele ed è ricco di note salmastre e speziatura. Sartarelli è una delle poche aziende vinicole italiane con una produzione esclusivamente mono-varietale, in questo caso il Verdicchio. Sita nel comune di Poggio San Marcello (AN) ha una superficie di 55 ettari di vigneto posizionati a 350 m.s.l sul lato sinistro del fiume Esino, zona Classica della DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Con la vendemmia 2019 è stato avviato dall’azienda il progetto “Sartarelli Zero” iniziato nel 2013 e certificato da RINA AGROQ (Certificato N. AG/PRD/20/97). Durante la formazione degli acini, vengono usati in vigna “induttori di resistenza”, derivati da erbe, alghe e lieviti, che simulano l’attacco della malattia, stimolando la capacità di reazione della pianta stessa. Questo permette di non intervenire con fitofarmaci di sintesi e un aumento degli antiossidanti naturali del vino, grazie all’assenza totale di residui chimici (0,001 mg/kg, limite strumentale).

Nella regione, grazie ai 7.200 ettari di uliveti esiste una produzione di olio di qualità legata in modo indissolubile all’oliva ascolana, pregiata e tenera  considerata tra le migliori olive verdi da tavola, nota nelle versioni in salamoia, farcita e fritta “all’ascolana”. Se vi è venuta l’acquolina in bocca e tanta curiosità programmate, coronavirus permettendo, di visitare le Marche splendida regione ricca di eventi culturali ed enogastronomici.

Ilaria Martinelli Master Sommelier

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.