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Rubrica di Emanuela Medi
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In Svezia il 42% delle spedizioni è bio, senza precedenti i consumi in tutta la Scandinavia. Addirittura in Giappone il biologico italiano è amato dal 10% dei giapponesi. Ha investito e creduto il belpaese nel biologico con 126.000 ettari di vite nel solo 2021, tanto da detenere il primato per incidenza di superficie vitata biologica (21% del totale).

Da anni gli esperti dell’Unione Europea ne  stanno discutendo, ma c’è bisogno di una norma sul sale Bio? Certo il sale è usato per molti scopi, dalla chimica industriale al condimento a tavola o sale marino alimentare. Due i processi: la essicazione dell’acqua del mare in zone o ambiti particolarmente ricchi di iodio e sodio (di solito antichi golfi o insenature marine o ex laghi oggi in deserti) oppure la escavazione mineraria sotto terra del salgemma, il sale di antico deposito nella roccia.  il sale di miniera o salgemma usato in cucina, a tavola, nella conservazione dei cibi anche di enorme pregio (come Grana Padano o Culatello o Coppa) è un prodotto escavato già finito perché può essere depositato nello stesso luogo da 6 o 10 milioni di anni.   Entrambi però hanno la stessa matrice: l’acqua salmastra giovane o vecchia del mare attuale o di un mare antico. Perché allora sale marino alimentare e salgemma sono considerali due prodotti diversi facenti capo a leggi differenti  Questo emerge ancor più proprio in occasione di chi, forse in modo speculativo e anche di sleale concorrenza sta spingendo sull’emanazione di una norma UE, che identifichi e classifichi il “sale alimentare bio”. Sicuramente iniziativa non chiara con la proposta di

Le vendite alimentari Bio nel mercato italiano sono aumentate del +5% rispetto al 2020, raggiungendo un valore di 4,6 miliardi di euro. Un incremento che ha interessato tutti i canali di vendita e che certifica la crescente fiducia da parte dei consumatori, che del biologico premiano i valori di eticità e di sostenibilità ambientale, privilegiando tra i criteri di scelta l’origine italiana o ancor meglio locale delle materie prime .Sono questi alcuni degli elementi, che riproponiamo, emersi durante Rivoluzione Bio 2021, l’evento protagonista di SANA, realizzato in collaborazione con FederBio e AssoBio, il sostegno di ICE Agenzia e la segreteria tecnico-scientifica di Nomisma. Il mercato Bio in Italia Le vendite di prodotti Bio hanno registrato in soli dieci anni una crescita significativa (+133% confrontando i valori 2021 rispetto a quelli del 2011), con i consumi domestici che rappresentano il segmento più importante della fruizione di prodotti bio (con quasi 3,9 miliardi di euro di vendite e un incremento del +4% rispetto al 2020). Numeri positivi anche per i consumi fuori casa, che hanno beneficiato delle progressive riaperture della ristorazione e dei pubblici esercizi, del ritorno alla mobilità e della diminuzione dello smart working: nel 2021 si è registrato un +10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e una dimensione di

Interessante l’indagine condotta dal  Dagri, Dipartimento di Scienze agrarie, dell’Università di Firenze su quanto conoscono gli italiani il vino biodinamico e quello biologico e quanto e se sono disposti a pagarlo di più Il primo risultato ha evidenziato che in realtà il vino biodinamico è poco conosciuto, dice. Gabriele Scozzafava, docente di Agraria al Dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, ambientali e forestali dell’Università di Firenze e autore dell’indagine «Il 25% dei soggetti intervistati non aveva mai sentito parlare di vino biodinamico; il 22% ha dichiarato di non conoscerne le caratteristiche; e il 41% di non averlo mai provato prima. Più della metà dei consumatori invece (il 51% del campione) ha mostrato familiarità col termine “biologico”; e solo il 16% ha confessato di non averci mai appoggiato le labbra», continua il professore. Il secondo punto, emerso da un test alla cieca su diverse tipologie di Chianti Docg, ha evidenziato l’assenza di percezioni diverse nel sapore durante gli assaggi. E per quanto riguarda il prezzo se i consumatori sono disposti a pagare di più per un vino bio in realtà per assenza di informazioni, continuano a preferire i prodotti  tradizionali. Eppure il bio è più che cresciuto nel mondo passando ( dati

Bio, sostenibilità, salute, ambiente sono i grandi trend di questo 2021 per altro annunciati già nel 2020 e tra tutti la rivoluzione biologica ha conquistato gli italiani i  cui prodotti sono consumati per l’89% dalle famiglie con oltre 70.000 coltivatori bio e 10.000 le imprese di trasformazione nel nostro paese. Una realtà ben presente a SANA , Salone Internazionale del Biologico e che si è appena concluso a Bologna.  Dall’indagine promossa dall’Osservatorio Sana 2021 https://www.sana.it/home-page/1229.html, promosso da BolognaFiere e a cura di Nomisma, con il patrocinio di FederBio e AssoBio e il sostegno di Ice Agenzia emerge che le vendite alimentari bio, nella prima metà del 2021,  sono arrivati a 4,6 miliardi di euro in Italia (+5% sui primi 6 mesi 2020, ed i 2,9 miliardi di euro all’export, +11% sulla prima metà 2020, con l’Italia secondo esportatore mondiale in valore dopo gli Usa.).. l’Italia detiene il primato europeo  con le superfici coltivate a bio e guarda a un futuro con l’intenzione triplicare le superfici agricole coltivate a biologico e a ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici del 50% entro il 2030 Ma cosa comprano gli italiani? Pasta, prodotti da forno, conserve, sughi , in seconda battuta i prodotti freschi

Con un quarto degli ettari bio nel mondo, il nostro paese si colloca tra i primi ad aver adottato il biologico per i vigneti, ma a tutt’oggi non esiste una banca dati del settore. A colmare  questa lacuna ci pensa la Regione Marche che per bocca di  Alberto Mazzoni. direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini (Imt) e rappresentante dei Consorzi Italiani nel Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole dice“A oggi -  i Consorzi italiani non sono in grado di monitorare il trend di un modello produttivo sempre più strategico, né di assecondarne l’evoluzione attraverso maggiori punteggi nei bandi europei, nazionali e regionali. Le Marche, tra le Regioni più bio in Europa in rapporto alla superficie vitata, hanno da poco siglato il Patto per il distretto biologico unico che, grazie alla partecipazione della Regione e di tutte le sigle del comparto, diventerà la più grande area europea attenta allo sviluppo di una pratica sostenibile e alla salute dei consumatori .

Su iniziativa di FederBio, Agenzia ICE , a cura di Nomisma, è nata la piattaforma ITA.BIO a sostegno delle imprese italiane  nel mercato globale  del bio  che è cresciuto in dieci anni del 158%. Cifre da capogiro, come riporta un editoriale di Nomisma, che attestano le vendite  passate da 41,2 miliardi di euro registrate nel 2010 a 106,4 miliardi di euro nel 2019. In parallelo, nello stesso decennio si è assistito ad un aumento della superficie destinata all’agricoltura bio sul totale, che ha registrato un incremento del 102%.  Per le imprese italiane operanti nel bio, quindi, diventa indispensabile analizzare queste tendenze ; e proprio in quest’ottica è nata la piattaforma ITA.BIO – che ha molteplici finalità con un approccio  “custom” ovvero “abito su misura” che, a partire dalle specifiche esigenze dell’azienda e delle relative caratteristiche del prodotto, è in grado di offrire una mappatura dei mercati con maggiori potenzialità per il mercato bio, per il prodotto-target e per il profilo del consumatore. BIO NEL MONDO: I NUMERI  L’Oceania, da sola, vanta il 50% della superficie bio nel mondo: questo grazie al contributo dell’Australia che ha destinato 35 mila ettari a questo segmento. Al secondo posto si trova l’Europa, con il 23%, seguita dall’America Latina (12%), dall’Asia (8%), dall’America del Nord (5%) e infine dall’Africa (3%). Quattro Paesi

Qualcosa di molto positivo avviene in tempo di Covid nel nostro paese ed è bene ricordarlo sulla base dei dati forniti  recentemente da Ismea e Coldiretti : 3,3 miliardi di euro i consumi domestici di alimenti biologici. Ma non è tutto secondo una ricerca di Mintel, il 28% degli italiani preferisce i prodotti bio . Mercato mondiale in ascesa visto che il settore raggiungerà nel 2027 i 272,18 miliardi di dollari con un tasso di aumento del 12,2% annui.a il biologico italiano in termini di consumi domestici, superficie biologia coltivata e di operatori . Ma andiamo per gradi: sono aumentate le persone che ne hanno determinato  il successo visto  che i consumi domestici sono aumentati per un complessivo di 3,3 miliardi di euro, così come la superficie agricola coltivata che ha  sfiorato nel 2019, i 2 milioni di ettari   con un incremento rispetto il 2018 di circa il+ 2%, cioè circa 35 mila ettari in più in 1 anno . Non solo l’andamento positivo ha riguardato anche gli operatori che sono divenuti 80.643 unità con la Sicilia regione che detiene il maggior numero, seguita dalla Calabria e dalla Puglia. Valore economico di mercato 4,3 miliardi di euro ( incluso il food service),

Non poteva essere più positivo il rapporto “ Bio in cifre 2020” presentato da ISMEA sul rapporto annuale del Sinab( Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologia) a confermare la crescita del settore  che ha avuto un’impennata  durante l’emergenza Covid. Questi alcuni dati: i  consumi alimentari sono aumentati del 4,4% nel primo semestre 2020, pari  a  3,3 miliardi con un incremento delle vendite nei supermercati dell’11%., in particolare per gli ortaggi e le uova. D’altronde i’Italia  nell’anno passato è stato, il primo Paese europeo per numero di aziende agricole biologiche con 80.643  operatori e superfici coltivate a biologico arrivate a  circa 2 milioni di ettari pari al 15,8% della Superficie Agricola Utilizzata  a livello nazionale. Se gli italiani producono, importano e molto:. cereali,  frutta fresca e secca, caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%). “L’agricoltura biologica nel nostro Paese rappresenta - ha spiegato la Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova nella presentazione del Rapporto  - una realtà significativa e dovrà giocare un ruolo da protagonista nel prossimo futuro. Vogliamo che il biologico poggi le sue basi su fondamenta forti e lo diciamo con chiarezza: se qualcuno in Europa pensa di far aumentare le superfici a biologico abbassando il livello delle regole, in modo da

Buone notizie per la prima Doc  del vino italiano biologica: in Toscana e precisamente a Valdarno di Sopra sono state approvate dal Consorzio della piccola denominazione le modifiche approvate al disciplinare, tra cui c’è l’importante possibilità di utilizzare la denominazione” esclusivamente per vini biologici”.Un primo passo importante per fare chiarezza sul biologico e sui vini biologici anche perché il testo del ddl 988 approvato alla Camera ha sollevato non poche polemiche sulla definizione di agricoltura biologica. Ma andiamo per gradi: come riferisce un articolo di Mario Rosato su AgroNotizie “ il prefisso bio sembra essere diventato l’etichetta di moda per dare valore aggiunto ad un prodotto”  ricavandone , diciamo noi, il messaggio che il prodotto sia di qualità e di sostenibilità ambientale e che lo stesso sia buono e salubre. La definizione di agricoltura biologica  secondo l’Unione Europea è” quel metodo agricolo che produce alimenti con sostanze e processi naturali con limitato impatto ambientale in quanto incoraggia a usare risorse naturali, a mantenere la biodiversità e gli equilibri biologici , a migliorare la fertilità del suolo, a favorire il benessere degli animali..” tutto scritto e facilmente comprensibile. Ma le varie agricolture in atto mantengono queste definizione di agricoltura biologica? Non sembra a