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Rubrica di Emanuela Medi
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Gli uomini e le donne del mondo classico furono, purtroppo per loro, privi di un prodotto che solo dopo la scoperta del nuovo continente, nel 1492, si sarebbe diffuso in tutto il mondo: il pomodoro, incontrastato re della tavola, delle cucine e dei forni in tanti paesi. Assiri e Babilonesi, Egiziani e Indiani, Greci e Romani mai poterono gustare un piatto di maccheroni al ragù, per non parlare della Pizza Margherita, che dopo ben quattro secoli dalla scoperta dell’America sarebbe stata prodotta a Napoli in democratici – perché economici-  conviti alla porta di tutte le tasche. Come la cresommola (in dialetto napoletano, l’albicocca) trae il suo etimo dal greco e significa frutto d’oro, così il nostro pomodoro, che si vuole menzionato per la prima volta in un trattato del 1544 da un botanico senese, tal Pietro Andrea Mattioli, come mala aurea, frutto dorato, e poi tradotto in italiano, conserva in parte la stessa etimologia, rifacendosi però piuttosto al latino che al greco. Va però precisato che il nome azteco di quello che noi chiamiamo pomodoro era xitomatl, la cui radice ha dato luogo al termine tomato col quale è generalmente conosciuto fuori d’Italia nella maggior parte delle lingue. Il pomodoro è l’incontrastato

“Non siamo in principio contrari a Nutri-score, ma riteniamo che sia un metodo incompleto e fuorviante  di informare, rispetto alla contestualizzazione di ogni cibo nell’alimentazione quotidiana, offerta dalla piramide e dalla Dieta mediterranea”. E’ quanto afferma il Prof Giovanni De Gaetano -IRCCS Istituto Neurologico mediterraneo Neuromed- De Gaetano uno dei massimi esperti italiani sulla dieta Mediterranea. Si moltiplicano- a ridosso dell’adozione del sistema sviluppato da un gruppo di ricercatori francesi chiamata “etichetta a semaforo”-le posizioni contrarie a cominciare dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, a Coldiretti , Confagricoltura, Codacons , interrogazioni parlamentari e 19 eurodeputati europei e non da ultimi  numerosi ricercatori. Il sistema classifica le caratteristiche dei prodotti con lettere( dalla A alla E) o con i colori( rosso, verde e giallo)dal migliore al peggiore, in base alla presenza di sale, zucchero, grassi e alcool. Quindi il sistema adotta due criteri: una cromatica e una alfabetica. I prodotti vengono divisi in 5 categorie e il punteggio è determinato in base ai nutrienti. A subire il maggior danno olio, Parmigiano Reggiano, Grana Padano, prosciutto di Parma e molti altri simboli della dieta mediterranea caratterizzati per la varietà, equilibrio nutrizionale..  e non certo per un colore e una lettera!

La dieta mediterranea come segreto di lunga vita. Una ricerca del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in Molise, pubblicata sulla rivista British Journal of Nutrition, ha dimostrato che il modello alimentare più famoso al mondo riduce del 25% il rischio di mortalità nelle fasce più anziane della popolazione.

Aderire ai principi della Dieta Mediterranea fa bene a tutte le età. Dopo le ripetute dimostrazioni di benefici a lungo termine nella popolazione generale, questa nuova analisi  effettuata dall'Istituto Neurologico Mediterraneo conferma quanto un regime alimentare di tipo mediterraneo contribuisca anche alla promozione di un invecchiamento in salute.

L’Oms e l’Onu hanno dichiarato guerra al diabete, al cancro e alle malattie cardiovascolari: i morti per queste malattie non trasmissibili dovranno diminuire di un terzo entro il 2030 e l’obiettivo dovrà essere raggiunto anche riducendo nella dieta l’apporto di grassi saturi, sale, zuccheri e alcol. Bollino nero e l’Olio di Oliva? Il “ made in taly” porta bandiera della dieta mediterranea da sempre considerata la più completa e sana per una corretta alimentazione, è a dir poco, perplessa.