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Rubrica di Emanuela Medi
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Allarga gli orizzonti il Vermouth di Torino/Vermouth Torino con il deposito del marchio in Italia, USA, Gran Bretagna e UE . Ma intanto un primo passo  è stata la definizione del  logo ufficiale del Consorzio, caratterizzato dall’elemento distintivo della “V” di Vermouth di Torino e dalla foglia di Artemisia. Vengono riportate le due denominazioni usate nella storia e previste dalla legge: sia il più francese “Vermouth”, sia il piemontesizzato “Vermut”, diventato celebre in tutto il mondo, a partire dalle sue origini piemontesi. La “V” di Vermouth di Torino con il simbolo dell’Artemisia sarà pertanto destinata a contraddistinguere la conformità dei prodotti a un disciplinare regolato dalla legge europea per i produttori iscritti al Consorzio. Purtroppo il  Vermouth di Torino ha registrato una flessione, causa pandemia a fine 2020 del 17% dei volumi di produzione rispetto al 2019. Lo scorso anno si è concluso infatti con una produzione al di sotto dei 4 milioni di bottiglie, rispetto agli oltre 4.5 milioni prodotti nel 2019. Questa flessione è dovuta al fatto che il Vermouth di Torino, una tipologia premium rispetto ai vermouth senza IG, vede soprattutto nel settore Ho.Re.Ca il suo canale di elezione, con barman e bartender con oltre un anno di forzata inattività.

Il Vermouth di Torino Superiore Gamondi, eccellenza della tradizione piemontese recuperata dai maestri vermuttieri di Casa Toso, ha conquistato il cuore del pubblico, registrando una crescita considerevole sia in Italia che all’estero.  La storia della famiglia Toso – che ha avuto il merito di riportare alla luce l’antica ricetta ottocentesca dell’originale Vermouth Gamondi – si intreccia da oltre 100 anni e da quattro generazioni alla tradizione piemontese del vino: il capostipite Vincenzo Toso nel 1910 trasferì la sua attività dall’astigiano, terra vocata al vitigno Barbera, a Santo Stefano Belbo, nel cuneese, dove le colline erano invece vestite dai filari del Moscato. Dal 1993, l’azienda si è trasferita nell’attuale sede di Cossano Belbo, a pochissimi chilometri di distanza.  È stato il passo decisivo per costruire un’azienda che resta profondamente radicata nella tradizione e contemporaneamente proiettata verso il futuro, guidata oggi dalla quarta generazione della famiglia con i due fratelli Gianfranco e Pietro ed il cugino Massimo Toso. Innovazione e legame con il territorio sono i due marchi della famiglia Toso che con la produzione del Vermouth hanno riportato alla luce un prodotto d’eccellenza icona dell’aperitivo nel mondo.  Il Vermouth di Torino Superiore Gamondi, nelle due versioni Bianco e Rosso, nasce da una

Iniziamo con una storia nel segno della qualità, tradizione e convivialità ricordando una tappa importante: il 22 Marzo 2017 quando al Vermouth di Torino  è stato riconosciuto il disciplinare di produzione entrando a buon diritto nell’universo dei prodotti ad Indicazione Geografica .. distinguendosi dalla più ampia categoria dei vermouth - con tutte le stellette del caso.” Da quel momento- dice il Presidente dell’Istituto, Roberto Bava, il Vermouth di Torino sarà l’unico prodotto alimentare a portare in bottiglia nei salotti, nei bar, nei caffè del mondo la denominazione della città. Appuntamento sabato 16 novembre con l’Istituto del Vermouth per un evento promosso dai 18 produttori che racconteranno segreti e tradizioni dello storico aperitivo torinese, ospiti dei Sommelier dell’AIS del Piemonte.. Tre secoli di storia: nasce alla fine del 1700 quando, in una bottega di liquori all’angolo tra Piazza della Fiera e Via della Palma, un giovane commesso inventò la ricetta di un vino moscato aromatizzato con china, erbe e spezie. La squisita bevanda da lui inventata era il “vermouth”, dal termine tedesco “wermuth”, che significa assenzio. I Torinesi si affezionarono così tanto al suo aroma speziato che le botteghe di Piazza della Fiera, oggi Piazza Castello, per oltre un secolo furono il luogo d’incontro

Vinitaly, Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, Londra, Cheese a Bra, Grecia, Bari, tante le tappe, tanti i momenti di successo per l’Istituto del Vermouth di Torino che dal Gennaio prossimo aumenterà il proprio numero di associati. Decisioni importanti saranno prese nel 2018 per la crescita della rinata denominazione “di Torino” a cominciare dal sistema di certificazione e controllo. Tanti i nuovi brand ed aziende in procinto di unirsi all’istituto per arricchire ulteriormente la sua immagine sul mercato Italiano ed Internazionale.

Non vogliamo palare della storia del vermouth perché il vermouth è tre secoli di storia e di cultura del bere. E’ la storia di una grande città: Torino. E’ la storia di produttori di vermouth e liquori (trenta nel 1840) che hanno fatto del vino aromatizzato con artemisia, un prodotto di eccellenza nel mondo. E’ la storia del vermouth Carpa creato nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano. Costui, sicuro della qualità del suo prodotto, decise di inviarne una cesta al re Vittorio Amedeo III. Piacque così tanto che ben presto divenne l’aperitivo per eccellenza e la bevanda preferita dei torinesi. E’ la storia della denominazione legale “Vermouth di Torino” riconosciuta e recepita nel 1991 anche a livello europeo. E ben venga l’Istituto del Vermouth di Torino, costituito appena tre mesi fa, nato per valorizzare e promuovere nel mondo questo prodotto cui si legano nomi storici come Berto, Bordiga, Carlo Alberto Carpano, Chazalettes, Cinzano, Del Professore, Giulio Cocchi, Gancia, Drapò, La Canellese, Martini&Rossi, Giovanni Sperone, Vergnano e Tosti. E ora qualche aneddoto: le aziende più antiche erano localizzate in prossimità di fiumi e strade ferrate per spedire grandi quantità di prodotto che a metà dell’800 arrivavano a ben 150 paesi. E ancora, il