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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il Chianti classico all’uso toscano: ecco cosa vuol dire e come viene ottenuto il vino

Territorio di eccellenza per la produzione vitivinicola del Sangiovese, la Toscana ha avuto un ruolo importante nella produzione agricola dell’Italia.

Se dobbiamo riferirci a Plinio il Vecchio, la vite era coltivata ancora prima dei Greci e degli Etruschi. Con la caduta dell’impero Romano questo prezioso bene della natura, viene coltivato dagli ordini monastici – come quello di Vallombrosa – i quali oltre a farne uso “sacrale” ne facevano oggetto di commercio.

Bevevano vino i nobili Antinori, mercanti di vino fin dal 1385, ma anche i Ricasoli, gli Albizzi-Frescobaldi e molte altre famiglie altolocate, che lo vendevano non solo nei “tabernacoli”, piccoli locali a livello della strada dei loro palazzi, ma anche quello da “asporto”, senza intermediari, nelle classiche fiaschette rivestite di paglia, antesignane della famosa “fiasca” del Chianti. Beveva vino il popolo sebbene fosse miscelato con acqua.

Facciamo un salto generoso di secoli per arrivare al 1716 quando il Duca Cosimo III nel 1716, precorrendo le DOC, stabilisce con precisione i confini delle quattro zone vinicole più importanti della Toscana: Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra. Per la prima volta i vitigni vengono studiati e classificati su base scientifica dalla Accademia dei Georgofili e solo nel 1874 viene definito da Bettino Ricasoli, l’uvaggio del Chianti (Sangiovese 70% per dare corpo e colore, Malvasia 15% per dare acidità e finezza, Canaiolo 15% per conferire al vino profumo e dolcezza).

“All’uso Toscano”, cosa vuol dire? Si tratta di di una leggera rifermentazione con la parte più sana e matura del Sangiovese-Canaiolo e Malvasia, raccolta in anticipo e fatta maturare per sei settimane in modo da farle appassire. Pigiate, producono un mosto il quale viene aggiunto al vino che ha terminato la prima fermentazione. Questo processo fa ripartire la seconda fermentazione prolungata fino alla primavera. Il vino che si ottiene può essere messo in commercio entro l’anno successivo alla vendemmia.

Si gioca così sulla freschezza, piacevolezza e vivacità del fruttato. Molti produttori con il tempo hanno preferito altre strade, realizzando superbi Sangiovese in purezza o blend di Sangiovese alcuni dei quali sono i Super Tuscan che tutti ci invidiano: ma questa è un’altra storia.