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Rubrica di Emanuela Medi
 

“Permettere il Take Away a bar e ristoranti, perché no”

A conferma di un settore pesantemente colpito lo evidenziano i dati: 28 miliardi la perdita di fatturato prevista per il 2020, 50.000 le imprese a rischio chiusura, 300.000 i posti di lavoro “ in forse”. La Fipe ( Federazione Italiana Pubblici Esercizi) non molla a sostegno di un comparto fondamentale per il nostro paese.

A corredo della riapertura di bar e ristoranti ( difficile per molte  piccole e medie aziende soprattutto a conduzione familiare) si prospettano nuove strade come il delivery e l’asporto. E sul take away autorizzato in Germania ,Francia, Gran Bretagna, Olanda e Scandinavia la Fipe lancia l’ennesima proposta al governo: consentire ai ristoratori italiani di vendere piatti pronti da asporto ai clienti, nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria e di distanziamento, esattamente come accade nella maggior parte dei Paesi europei.  Perché in Italia dovrebbe, al contrario, rimanere proibito? 

“L’Italia ha mostrato agli altri Paesi come reagire in maniera efficace al Covid-19 dal punto di vista sanitario – commenta il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani – ma sulla fase 2, quella della ripartenza del mondo economico e produttivo, siamo ancora indietro..

È il momento di reagire , consentendo tra l’altro anche ai bar, ai ristoranti e agli altri Pubblici Esercizi il servizio di take away: un servizio in più ai cittadini, che potranno scendere al ristorante sotto casa per acquistare piatti pronti riducendo le code nei supermercati o nei negozi alimentari, e una opportunità commerciale per un settore strategico ed identitario della nostra economia, tra i più danneggiati dall’emergenza in corso. Perdere ulteriore tempo, significherebbe favorire l’agonia della ristorazione italiana”. 

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