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Rubrica di Emanuela Medi
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Lo si era visto nel 2020 che la grande distribuzione era la  vera novità quale principale canale di vendita  dei vini e il dato si è confermato nei primi due mesi del 2021. Iper , supermercati e libero servizio , in Italia, hanno creato” movimento” per 301,2 milioni di euro di vino, per 80,8 milioni di litri, con una crescita del +8,4% in volume sullo stesso periodo 2020 , e soprattutto del +18,6% in valore.( dati WineNews) Come rilevato da molte indagini gli italiani non hanno smesso di bere durante la grande chiusura che ha costretto bar e ristoranti al fermo presso che totale, lo hanno fatto in casa preferendo  bottiglie da 0,75 litri che hanno prodotto vendite pari a +23,1%  al prezzo medio di 5,3 euro  Certo Gdo, e-commerce non hanno compensato le perdite   ma c’è un altro dato  la scelta del brik come secondo formato più importante e del bag in box. Entrambe in particolare, il brik  prezzo medio al litro di 1,5 euro e il Bag in Box con un prezzo medio di 1,8 euro al litro. In calo, invece,  la bottiglia da due litri venduta al prezzo medio di 2,5 euro al litro.

Peggio di così per la ristorazione non poteva andare: 37,7 miliardi di euro di perdite, circa il 40% dell’intero fatturato annuo del settore andato in fumo. Per questo la Fipe – Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, insieme alle principali sigle sindacali del Commercio e del Turismo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ha scritto al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, chiedendo un incontro urgente per elaborare insieme un piano organico di interventi per le imprese e i lavoratori dei Pubblici Esercizi, anche con l’obiettivo di programmare una riapertura in sicurezza dei locali. Il punto di partenza della discussione saranno proprio i conti di fine anno elaborati dall’Ufficio Studi di Fipe, che ha rilevato come la perdita maggiore al settore sia arrivato dalle chiusure di novembre e dicembre. Storicamente, nel periodo delle festività dicembrine per una parte rilevante dei locali si arriva a generare fino al 20% del fatturato annuo: nel quarto trimestre 2020, invece, le perdite registrate hanno superato i 14 miliardi di euro, con un meno 57,1% dei ricavi, peggio ancora di quello che era successo nel II trimestre, quello del primo lockdown. Non è andata certamente meglio per il turismo: le grandi città, ed in particolare le

Di abitudini ne ha cambiate questa pandemia e il regista è sempre il consumatore E’ il caso della presenza di etichette Docg negli scaffali della grande distribuzione, vini di fascia premium da sempre destinati all’Horeca con evidenti difficoltà di ripartenza. Ormai tutte le indagini hanno confermato un drastico cambio negli acquisti a favore dell’on.line e della grande distribuzione. Il vino ne è uscito bene.:secondo l’analisi Iri, illustrata nel corso della tavola rotonda di wine2wine dedicata al tema “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento” Il vino se ha seguito una sorta di altalena nel periodo marzo-maggio, un rallentamento nei mesi estivi e un nuovo rialzo tra ottobre e novembre, ha confermato le tendenze dei consumatori, per altro iniziate nella prima fase della pandemia, a favore della grande distribuzione con scelte di vini comuni da tavola a uso quotidiano e a prodotti di fascia più alta prima appannaggio dell’ Horeca, determinando un fenomeno di rialzo sui prezzi, non sfuggito alla grande distribuzione che certamente aumenterà la presenza dei top wine. Secondo i numeri illustrati da Virgilio Romano, business insight

I consumi di vino in Italia scontano gli effetti della pandemia da Covid-19 con la chiusura dell’Horeca. Al primo semestre, il bilancio che se ne trae è quello di uno “spostamento” consistente verso gli acquisti in GDO e online, cresciuti rispettivamente del 9% e 102% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ovviamente, alla luce dei diversi (e distanti) volumi movimentati da questi due canali nel panorama nazionale dei consumi di vino, si tratta di crescite il cui “peso” relativo va giustamente contestualizzato: basti infatti pensare che, pur a fronte di questo raddoppio, il rapporto a valori nelle vendite di vino tra e-commerce e GDO è ancora di 1 a 16. Al di là di queste differenze, è indubbio lo sviluppo del canale on-line nelle vendite di vino, una dinamica che ha interessato maggiormente gli operatori del largo consumo rispetto ai “pure player”. Secondo una stima Nomisma Wine Monitor - Nielsen, nel primo semestre di quest’anno le vendite on line di vino dei retailer del largo consumo sono aumentate del 147% contro una crescita degli specializzati che si è “fermata” a un +95%, sebbene questi ultimi siano stati responsabili dell’83% delle vendite e-commerce di vino in Italia (sempre a valori). “L’accelerazione impressa dalla pandemia

Si è bevuto di più  a casa durante il lockdown, ma cosa? Secondo i dati Coop, i più venduti sono stati i vini da tavola , passati dallo -0,7%  all’inizio dell’emergenza (febbraio-marzo 2020, sullo stesso periodo 2019), al +23,8% nel lockdown (marzo-maggio), fino ad un +29,4% nel post-lockdown (maggio).  In caduta libera i vini Doc, Docg e Igt – che comunque hanno avuto un segno in positivo passando  dal +14,5% nell’emergenza, al +9,7% nella fase di riapertura. “ E se la convivialità fuori casa è venuta ovviamente a mancare osserva Maura Latini, ad Coop Italia - lo stare a casa ha concentrato gli acquisti sul vino da pasto, puntando sul rapporto qualità-prezzo, nella fascia dai 3 ai 5 euro grazie ad una referenza di 20 etichette a marchio. Questo perché le vendite nella grande distribuzione di vini di livello sono più legate ad occasioni come cene fuori casa con gli amici o a specifiche ricorrenze”

L’emergenza Covid19 ha colpito l’intera filiera vitivinicola italiana. Pesa la chiusura di bar, ristoranti e il calo dell’export. Gli italiani che in queste settimane hanno acquistato vino lo hanno fatto negli unici canali di vendita aperti: la Distribuzione Moderna, i negozi alimentari e lo shop on line. Per quanto riguarda la Distribuzione Moderna, l’istituto di ricerca IRI ha elaborato per Vinitaly  i dati relativi al periodo che va da gennaio al 19 aprile 2020, dunque comprese le settimane di Pasqua. Nei primi 3 mesi e mezzo dell’anno le vendite di vino nella GDO (Iper, Super, Libero Servizio Piccolo, Discount) hanno registrato una crescita a volume del 7,9% (+ 6,9% a valore) rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel dettaglio i vini Doc e Docg sono cresciuti del 6,8% (+ 7,6% a valore), i vini Igp e Igt del 10,5% (+7,7% a valore), i vini comuni del 7,2% (+4,1% a valore), le bollicine dell’1,2% (+1,6% a valore). L’analisi di questo periodo è complessa perché i primi due mesi non sono stati toccati dall’emergenza Covid19, al contrario di marzo e aprile, con la variante delle settimane pasquali tra il 6 e il 19 aprile, di norma caratterizzate dai consumi da ricorrenza. A marzo i vini

E anche la grande America soffre per una perdita consistente nei consumi 6 miliardi di dollari in meno nelle cantine e ben 240 miliardi di dollari a fine anno nella ristorazione. Scenari certo con molti 0 in meno rispetto l’Italia ma per molti aspetti uguali. Il colosso primo paese esportatore per l’Italia ha scoperto la grande distribuzione  e la vendita on line.  Cambiano i consumi, la modalità del bere,  i canali di acquisto: da un’indagine di Wine Monitor Nomisma commissionata da Pasqua Vigneti Cantine emerge che il vino preferito è il rosso il cui consumo non è più legato ai pasti ma  per meglio vivere i momenti di relax.Ormai sono le statistiche a monitorare i vari cambiamenti e non fa eccezione l’indagine di Nomisma :negli Stati Uniti, mercato strategico per l'azienda vinicola veronese, a fronte di un 40% di intervistati che dichiara di aver ridotto i propri consumi in quarantena, fa da contraltare un 37% di winelovers che non ha modificato il consumo di vino, mentre il 23% dichiara invece un incremento. Dato che sale al 25% per chi sta usufruendo dello smart working e per gli amanti del vino rosso.Accanto a un maggiore consumo durante i pasti (26%) e all'aperitivo