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Rubrica di Emanuela Medi
 

GAVI dei GAVI e quel filo rosso con il Cortese

“Il vino, poesia della terra” diceva Mario Soldati e  in 100 anni La Scolca non ha certo smentito la passione enologica del grande scrittore anzi ha voluto mantenere,  attraverso i suoi vini, quella emozione descritta da Soldati  che si prova  nell’assaporare un calice di bianco per non limitarsi a conoscere il prodotto ma  entrarvi per assimilare e rendere personali le mille sfumature di un mondo pieno di fascino.

Chiara Soldati e Manlio Giustiniani

Ogni Gavi dei Gavi reca il marchio de La Scolca: mineralità,  clima marino, sapidità, verticalità, sole che conferisce  all’assaggio, finezza,eleganza, lunga persistenza e invecchiamento. 100 anni di passione e di voglia di andare controcorrente quando il Gavi era un vino semplice: complice la notevole lungimiranza del bisnonno di Giorgio Soldati (ovviamente parente de0 grande Mario)  che quando nel 1919  acquistò la tenuta agricola, la trasformò nel tempo in azienda, puntando   sul Gavi,   convinto di un terroir argilloso con pietre  dove crescono i vigneti che raggiungono anche i 60 anni di età. Dice Chiara alla guida dell’azienda con il padre Giorgio”.

Un tempo il territorio era esclusivamente vocato alla coltivazione di vigneti a bacca rossa: la rivoluzione ha dato i suoi frutti a bacca gialla… Le uve Cortese nel territorio di Gavi, un tempo chiamato Gavi Ligure danno un prodotto definito aristocratico, durevole ed elegante che soprattutto a Rovereto, dove si trovano i migliori vigneti dell’azienda, all’interno del territorio Gavi  danno risultati eccellenti tanto che se si fosse in  Francia sarebbe senza dubbio il ”Gran Cru del Cortese”.
Il vino Gavi dei Gavi, ricavato da uve Cortese è stato inventato proprio a La Scolca  alla fine anni 50 ed è ormai un  modello di stile riconosciuto nel mondo. L’azienda gestisce 50 ettari coltivati a vigneto con un densità di circa  4.500 ceppi per ettaro. Si avvale di  una vendemmia solitamente in anticipo rispetto alla media della zona, tecnica di vinificazione a freddo tale da mantenere inalterate le caratteristiche dell’acino  e i  precursori degli aromi.
Uve separate provenienti dai vari vigneti con un sistema computerizzato di controllo in modo da ottenere distinte frazioni  e provenienze per ciascun tipo di prodotto  Gavi è il nome di un piccolo paese sulle montagne dell’Appennino tra Piemonte e Liguria, paese da cui ha preso il nome il famoso vino bianco secco grazie a La Scolca che ha iniziato la produzione 94 anni fa. DOC nel 1974, DOCG nel 1998, brand riconosciuto nel mondo, in America è noto con il nome GAVI dei GAVI BLACK LABEL


DEGUSTAZIONE

A Vinitaly 2019 in degustazione 2018- 2009- 1999- 1989, guidata dal sommelier Manlio Giustiniani

Iniziamo dall’annata più recente il GAVI dei GAVI 2018,

DOCG da uve Cortese in purezza è definito lo Chablis italiano (a casa Soldati.- dice Chiara da piccola bevevo francese). Non ci piacciono i confronti con i cugini d’Oltralpe , certo è un Cortese dal taglio netto, verticale  al naso, di bella acidità con sentori di cedro, albicocca, fiori bianchi. La  vinificazione in acciaio che caratterizza tutti i vini Gavi de Gavi, non  concede  pressoché nulla a se non intensità,  complessità, mineralità in questo caso quasi salina( siamo a 40 km dal mare.
Uno Chablis che promette nel tempo per maggiormente esaltare a le sue doti di finezza e eleganza.

 

GAVI dei GAVI 2009:

Annata  molto calda percepibile al bicchiere meglio al naso  con sentori di frutta matura, albicocca, pesca gialla, arancia rossa  che non tolgono nulla  alle caratteristiche del Cortese  ma anzi conferiscono all’assaggio morbidezza non priva di residuo zuccherino ma non stucchevole. Spalla acida, freschezza, complessità e equilibrio  e di grande piacevolezza. . Un vino buon compagno anche nelle calde serate estive.

Gavi dei Gavi 1999

Venti anni e non si  avvertono! Potrebbe tranquillamente- dice il sommelier Manlio Giustiniani che ha guidato la degustazione- prendere altri 10 anni. Anche in questo caso sentori di pompelmo, cedro, leggero agrume, buccia di limone non disgiunta  dalla piacevolezza di beva. Personalmente l’ho trovato incredibilmente verticale, al pari dei più decisi Chablis. Non manca la complessità e ovviamente la salinità e in questo caso un buon  rapporto naso-bocca.

Gavi dei Gavi 1989

Tenuta pressochè perfetta, dal corpo  sottile e complesso. Compare una leggera e simpatica speziatura che da un tocco  di classe alla ormai conosciuta e descritta mineralità. In bocca all’inizio è timido, poi si allarga, diventa avvolgente, armonioso, vivace, pulito, brillante come nel colore. Potrebbe  essere un CRU. Come dice Chiara Soldati” il vino che si ama è quello che si ricorda”.

 

Emanuela Medi, sommelier

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