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Rubrica di Emanuela Medi
 

Il nuovo pianeta del vino: il Vermentino

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Il territorio del Vermentino

Come in astrofisica  dove si scoprono nuovi pianeti, così nel mondo del vino il  nuovo pianeta è il Vermentino”. Non scherza poi tanto Massimo Ruggero direttore di Siddùra- azienda con sede a Luogosanto in Gallura- in fortissima ascesa con una produzione di oltre 220.000 bottiglie tra Vermentino e Cannonau e lanciatissima sui mercati internazionali, forte anche di un riconoscimento di assoluto prestigio: Bèru Vermentino barricato nel 2019 ha conquistato, con un punteggio di 97/100,  la medaglia di platino al Decanter Word Wine Awards, concorso di prestigio mondiale.

Raggiunto per telefono sull’attuale crisi vitivinicola, dice: “Dobbiamo essere ottimisti per vincere questa non facile battaglia anche per rafforzare l’immagine e la qualità del  nostro Vermentino in un crescendo di interesse che molti produttori, e non da ora, stanno dimostrando. Ogni vino- sottolinea- è la spremitura delle uve che hanno fatto la terra. Il Vermentino, in ogni parte dell’Italia dove è prodotto, in particolare Liguria, Sardegna, Toscana, esprime la territorialità delle zone costiere  in cui si è sviluppato. Vitigno resistente, forte, dal lungo potenziale di invecchiamento, versatile, abbinabile a molti piatti anche internazionali: sono alcune delle qualità che fanno del Vermentino un prodotto riconosciuto e riconoscibile , in poll position in Italia e all’estero con un export che tallona da vicino l’altro vitigno a bacca bianca, famoso soprattutto in America, il Verdicchio”.

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Il Vermentino si posiziona bene tra i vini bianchi più venduti nel Belpaese, in particolare osservo, il Vermentino di Gallura che viene considerato la perla del Vermentino sardo, l’unica DOCG dell’isola. “Che la Sardegna stia vivendo un momento felice lo attestano grandi gruppi che hanno deciso di investire nell’isola, -sottolinea Massimo Ruggero- il gruppo Santa Margherita e Terra Moretti. La Gallura  è vero, ha un qualcosa che la rende unica per il Vermentino: la roccia granitica che si è formata- parliamo di 300 milioni di anni fa – creando un terreno povero, ma permeabile e poroso, ricco di potassio e sali minerali. 

E poi il microclima caratterizzato dal maestrale che si confronta con questo vitigno rendendo i vini, come Spèra e Maìa, freschi, agrumati , salmastri, dal buon tenore alcolico e acidità, dal retrogusto di mandorla amara, ma anche dall’intenso sapore di vaniglia, buccia di limone, sapido come Bèru la nostra punta di diamante. Vermentini versatili e anche più giocosi dei Vermentini liguri impeccabili nel loro rigore e struttura  E poi – chiude Ruggero – il nostro cavallo di battaglia, l’invecchiamento: non perdono di  struttura e fascino  anche dopo 7-8 anni”.

La Doc Maremma Toscana  cavalca il Vermentino   che come sottolinea il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana si attesta al terzo posto per superficie vitata, dietro solo al Chianti e al Chianti classico, superando nel 2019 i 2000 ettari e una produzione sopra i 150 mila quintali. “La Doc Maremma Toscana- dice il direttore di Siddùra- ha fatto una scelta forte. 

Si pensi a Bolgheri: un cambiamento di rotta nella produzione che ha quasi soppiantato il Sangiovese e il Trebbiano Toscano. Ma qui non si tratta di mettere a confronto una DOC con una DOCG. Bisogna trovare la diversità, sentire la territorialità, piuttosto che giocare a chi fa il vino più buono. L’importante è che il Vermentino cresca in produzione e qualità per  segnare la storia delle Regioni come la nostra Sardegna, la Liguria e la Toscana che ne hanno fatto un grande vino”.

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Come affrontate il momento non certo facile, chiedo.  “Io credo che in Sardegna non sia ancora arrivata la percezione della gravità del momento. La scorsa domenica i bar, ristoranti, i locali  erano affollati e la gente non sembrava impaurita. Io credo – confida Massimo Ruggero, patron di Siddùra – che le aziende che hanno lavorato seriamente nel nostro settore riusciranno a superare  il momento. I tempi sono lunghi e soffriranno soprattutto i piccoli produttori che dovranno essere sostenuti. Personalmente, come strategia aziendale, aumenterò i tempi di affinamento dei nostri vini per ottenere prodotti più longevi e di migliore qualità ”.

Emanuela Medi, giornalista

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Emanuela Medi giornalista professionista, ha svolto la sua attività professionale in RAI presso le testate radiofoniche GR3 e GR1. Vice-Caporedattore della redazione tematica del GR1 “Le Scienze”- Direttore Livio Zanetti- ha curato la rubrica ”La Medicina”. Ha avuto numerosi incarichi come il coordinamento della prima Campagna Europea per la lotta ai tumori, affidatole dalla Commissione della Comunità Europea. Per il suo impegno nella divulgazione scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti: Premio ASMI, Premio Ippocrate UNAMSI, premio prevenzione degli handicap della Presidenza della Repubblica. Nel 2014 ha scritto ”Vivere frizzante” edito Diabasis. Un saggio sul rapporto vino e salute. Nello steso anno ha creato il sito ”VINOSANO” con particolare attenzione agli aspetti scientifici e salutistici del vino. Nel 2016 ha conseguito il diploma di Sommelier presso la Fondazione Italiana Sommelier di Roma.. Attualmente segue il corso di Bibenda Executive Wine Master (BEM) della durata di due anni.