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Rubrica di Emanuela Medi
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Presentata a Vinitaly L’indagine di Nomisma Wine Monitor con il ministro Stefano Patuanelli sull’enoturismo nel nostro paese. Il turismo del vino italiano è gestito dalle donne e si diversifica nelle varie parti d’Italia sia nei servizi offerti che nel tipo di clientela. È soprattutto nel Centro-Sud che si cerca con creatività di diversificare le tipologie d’offerta mentre nel Nord Ovest c’è un turismo più ricco e di stranieri, ma solo il 18% dei visitatori spende più di 100 euro. Per le piccole e medie imprese l’attività enoturistica è fondamentale e pesa per il 14% e il 12% sul fatturato totale. Il Covid ha segnato una forte battuta d’arresto, ma per la maggioranza dei sindaci dei territori enoturistici italiani la situazione pre-pandemica è alle porte. L’idea generale è che torneremo presto ai grandi numeri del 2019 (erano 14 milioni le visite, 2,5 miliardi di euro il giro d’affari; fonte XVII Rapporto Città del Vino) e questo risultato, secondo il 57% dei sindaci delle Città del Vino, si realizzerà a livello nazionale entro il 2022; per i più “pessimisti”, invece, dovremo attendere il 2023.  Queste le principali novità scaturite dalla nuova indagine dell’Osservatorio nazionale “Città del Vino”, presentato a Vinitaly e promosso da Città del Vino, da Associazione Nazionale Le Donne del Vino e Associazione La Puglia in Più. A intervenire nello Spazio Mipaaf, il ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli; Donatella Cinelli

La degustazione professionale dei vini è un lavoro intellettuale. lo ha stabilito l’Ispettorato Nazionale del Lavoro rispondendo a un quesito di Assoenologi e Valoritalia sulla natura di questa particolare professione. Questa la novità emersa durante l’annuale convegno di Assoenologi svoltasi a Verona lo scorso 26 marzo Una decisione importante perché recepisce completamente le articolate motivazioni esposte nel quesito, nel quale si evidenziano i contenuti tecnici che questi professionisti esercitano nella loro attività, in particolare quando sono chiamati a valutare se un vino abbia o meno i requisiti per fregiarsi di una indicazione di origine, DOC o DOCG. Prima di diventare un Barolo, un Brunello di Montalcino o un Prosecco DOC infatti, l’iter di certificazione prevede una serie di verifiche, l’ultima delle quali è rappresentata dalla degustazione da parte di una commissione formata da professionisti riconosciuti e accreditati. Un ruolo delicato e centrale per tutta la filiera vitivinicola, dal quale dipende, in sostanza, l’accesso al mercato di decine di migliaia di aziende italiane. Allo stesso tempo, questi professionisti svolgono una funzione di garanzia per i consumatori, perché valutano che ogni singola partita di vino destinata al mercato possegga o meno gli standard di qualità stabiliti dallo specifico disciplinare di produzione. Per

Con i suoi 2000 km di costa La Sardegna è caratterizzata dalla presenza di vigneti secolari sparsi fra un entroterra montuoso e migliaia di nuraghi; come la mondo la “Bacu Biladesti” a Urzulei (NU) uno degli esemplari più longevi al mondo, un ceppo di Vitis Sylvestris dalla circonferenza di 134 cm costituita da tralci intrecciati con tronchi di ontano e corbezzoli che secondo il Dipartimento di Ricerca della Regione Sarda possiede almeno 1000 anni. Nell’estremo lembo Nord-Orientale della Sardegna si estende la Gallura, regione storica costantemente battuta dai venti dal terreno granitico; il Vermentino qui libera carattere e personalità e viene utilizzato dal 1996 nella DOCG Vermentino di Gallura per almeno il 95%. La sua presenza sull’isola occupa una superficie di 4.300 ha circa e insieme al Cannonau rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Con una superficie di circa 7500 ha, il Cannonau rappresenta il 30% della superficie vitata sarda e trova la sua terra d’elezione ad Ogliastra. La DOC Cannonau ne prevede l’impiego per almeno l’85% (min. 90% per la tipologia "Classico") e si articola nelle tre sottozone: Jerzu, Oliena e Capo Ferrato; in uvaggio con il Bovale sardo e la Monica, partecipa alla Doc Mandrolisai. All’estremo Sud, perlopiù su terreni

La cantina Dama del Lago nasce nella Tenuta Rentica sul lago di Bolsena nella quale viene allevato e curato un uliveto, campi di grano e un bosco. La produzione enologica riguarda 2 bianchi e 2 rossi. Durante la nostra visita della tenuta abbiamo apprezzato l’eleganza di questo posto con scorci e vedute d’incanto, e degustato la linea dei prodotti partendo dai bianchi: Martino - Est!Est!!Est!!! di Montefiascone DOC - 2017 - 13,5% vol. - blend prodotto con uve Roscetto o Trebbiano Giallo, Malvasia Bianca, Malvasia Gialla con un’aggiunta di vitigni locali.   Il nome di questo vino come le uve sono l’espressione del territorio e la storia di Montefiascone, poiché Martino era il servo nella nota storia del Vescovo Johannes Defuk, che intorno al 1100 in quanto grande estimatore enologico spediva in avanscoperta il suo servo per selezionare le migliori locande sulla via, contrassegnando con un sigillo concordato la parola latina “Est!”. Il sigillo garantiva così al Vescovo di degustare i migliori vini sul suo cammino ma nel borgo di Montefiascone, comune nella provincia di Viterbo e situato sulle sponde del lago di Bolsena, Martino marchiò il vino di questo borgo con la dicitura “Est!Est!!Est!!!”. Da qui nasce la storia della DOC 

Si tratta del più antico vino naturale del belpaese. D’altro canto, è innegabile che il fascino di questo prodotto caloroso, a tratti casalingo, risieda proprio in quelle imperfezioni che spesso lo caratterizzano e che lo rendono quasi imprevedibile nei suoi sviluppi. Altrettanto certo è che il suo processo di produzione non sia stato influenzato dell’enologia moderna, tant’è che ancora oggi lo si ottiene alla maniera degli “avi“, ovvero lasciando le uve appassire naturalmente su penzoli, fermentando il mosto spontaneamente e imbottigliando a conclusione del lungo invecchiamento senza ricorrere né a chiarifiche, né ad aggiunte di solfiti. Questo approccio non interventista è perfettamente in linea con l’identità tradizional-popolare di questo nettare casereccio, non di rado vinificato in maniera amatoriale con uve acquistate, e del quale molte famiglie Chiantigiane tengono in cantina un caratello o una damigiana da cui spillare piccoli dosi in base alle necessità. Usanza diffusa è consumarlo nelle festività, motivo per il quale in molti sostengono che il nome derivi dai giorni “santi” come appunto il Natale.  Altra ipotesi assai curiosa è quella che vede nelle sue presunte proprietà curative l’origine dell’appellativo “santo”, mentre più concreta, ma non meno fascinosa, è quella secondo la quale sarebbero stati i Veneziani ad

Non è un caso che nell’autunno 2022, per la prima volta in Italia si tiene il Global Wine Tourism Forum, sesta edizione cui interverranno esperti da tutto il mondo per studiare il fenomeno dell’enoturismo legato ai tre territori più conosciuti Langhe, Roero e Monferrato non per niente siglati paesaggi Unesco. Ma è  tutto  il Piemonte cui è dedicato il mensile di novembre 2021 del Gambero Rosso a sottolineare una regione che  ha saputo riposizionarsi in forza della sostenibilità ambientale, del buon cibo e ancor di più del buon vino E proprio per sottolineare questa capacità di reinventarsi e di resistere che riproponiamo  un servizio  di Raffaele Mosca Master Sommelier  focalizzato su aree minori ma non per questo meno  innovative e interessanti. . A quel tempo, negli anni 30’, oltre 1.000 ettari vitati circondavano il santuario che si erge su questo piccolo borgo della Val Sesia, regalando un colpo d’occhio simile a quello delle Langhe. .Di quella fitta distesa di ceppi e filari, immagine della prosperità perduta di una delle prime denominazioni d’Italia, rimane oggi solo il ricordo . Al momento, poco più di trenta ettari insistono ancora sul territorio della DOC Boca, che, ridotta ad un’ennesima frazione di ciò che era un tempo,

Finigeto Il Ribaldo Barbera Doc Oltrepo’ Pavese – azienda Finigeto di Aldo Dallavalle  E’ l’Oltrepò Pavese, anche solo Oltrepò, terra vocata al paesaggio ambientale e al vino, senza alcuna aggiunta perché è da sempre così, ma con il vezzo dell’articolo sempre, alla lombarda! Siamo appena sotto il mitico 45° parallelo, quello citato in tutti i libri di viticoltura che indicavano la fascia prediletta alla coltivazione della vigna. L’incontro fra galassie terracquee ha creato i crinali, le valli, i pendii spesso irti e ripidi, scoscesi e difficili da coltivare, ancor meno condurre un trattore. Valle Versa, valle Scorzoletta, valle Scuropasso segnano la parte occidentale vitata della Doc Oltrepò Pavese, Igt provincia di Pavia. Prima di arrivare Montalto Pavese, a inizio paese sulla strada di crinale in località Cella,  c’è la azienda vitivinicola Finigeto  governata dal giovane Aldo Dallavalle. Produce il Nirò Pinot Nero riserva, di struttura e raffinato; il Baldo Bonarda dell’OP doc in purezza;  il 2005 brut millesimato metodo tradizionale Oltrepò Pavese Docg Pinot Nero, fresco e complesso. Ecco un Oltrepò Pavese che sfida, e vince, le furbate locali.  Aldo Dallavalle coltiva 32 ettari di vigna posti fra 250-350 mslm, su terreni difficili, non fertili ma profondi, su grandi placche di

La Doc Asprinio d’Aversa insiste su 22 comuni ricadenti nelle province di Napoli e Caserta: da queste zone sembrano risalire le origini al Regno di Napoli del XIII secolo. La Corte Angioina, amante dello Champagne, interpellò Louis Pierrefeu, cantiniere della Casa Reale, per la creazione di un vino spumante con il vitigno Asprinio. Il territorio vulcanico dell’agro aversano, ricco di tufo cenere e potassio e le caratteristiche grotte, scavate a 10 metri dal suolo, proprio sotto le vecchie case nei centri urbani, consentirono una perfetta maturazione dell’uva, grazie al quale si ottenne uno dei vini spumantizzati, fra i più antichi in Italia. L’Asprinio fu iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970 ed il nome è legato proprio alla sensazione  “agrumata” prodotta dal gusto del vino; le vigne non lontane dal mare godono anche di quella brezza che stabilizza il vino di ottima sapidità. Evidente è il legame con il territorio di questo - “grande piccolo vino eroico , molto amato da Soldati e  Veronelli, la cui coltivazione in altri territori non  porterebbe allo stesso risultato. L’Asprinio sembra derivare dal Greco di Tufo : si presenta con grappoli piccoli di forma conico-piramidale e muniti di un’ala. Gli acini giallo-verdastri

Il mare si avvicina e possiamo pregustarlo stappando il “bianco giusto” ricordandoci che il pesce c’è , di qualità visto che almeno il Covid ci ha regalato un ambiente meno inquinato e un mare decisamente più pulito. Un primo assaggio   promettendoci di proporvene molti altri Quinta de Posauda – Vinho Verde Arinto Areal  2018 Vino fresco e beverino più diffuso in Portogallo da quando il Mateus e il Lancer’s sono passati di moda. Vinho Verde non è un vitigno, ma una denominazione della regione del Minho, nel nord del paese, dove da sempre si producono vini leggeri, scorrevoli, dal colore verdognolo che trasuda giovialità. Un buon esempio di questi prodotti è l’ Arinto Areal di Quinta de Posauda, che è prodotto dall’autoctono Arinto. Il colore è verdolino come da aspettativa; l’olfatto e il gusto vedono protagoniste note d’agrume, di kiwi e di daiquiri ai frutti tropicali che lo rendono estremamente stuzzicante e dissetante. Non è un campione di salinità come i nostri bianchi marittimi, ma sa d’estate in maniera incredibile. Abbinamento consigliato: ostriche o insalate di mare. Marco De Bartoli – Vigna Verde 2018 Vitigno gattopardesco per antonomasia, nato a ridosso dell’unità d’Italia dagli esperimenti del Barone Mendola di Agrigento, che per primo incrociò

L’anno scorso, durante una presentazione, nella splendida cornice di Nuova Villa dei Cesari a Roma, ho assaggiato i vini di Terre de La Custodia e immediatamente ho notato la precisione e la struttura di questi prodotti. La famiglia Farchioni in Umbria è punto di riferimento dal 1780, per la produzione di olio Evo, birre artigianali con Mastri Birrai Umbri e vino. Da allora, mi sono ripromessa di visitare l’azienda di Gualdo Cattaneo (Montefalco), quindi ho scelto il periodo dell’Anteprima Sagrantino di inizio Giugno. Per l’occasione, Terre de La Custodia, ha condiviso con stampa, clienti e visitatori un variegato programma di eventi, come il picnic con vista sui vigneti, la verticale di Sagrantino e una cena stellata; tutto ciò come ci ha confermato il brand ambassador Daniele Sevoli, fa parte della nuova proposta di incoming e ospitalità della cantina. Noi di Vinosano abbiamo scelto di partecipare ad una Masterclass d’eccellenza, guidata da Luca Gardini, campione del mondo di sommellerie, seguita da una cena di carne Marchigiana, Romagnola e Chianina cucinata da Adriano, mastro BBQer di Cantina Social. Arrivati aTerre de La Custodia per le 17:00, dopo aver lasciato il caos di Roma, la vista sui vigneti è a dir poco rigenerante: