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Rubrica di Emanuela Medi
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“Il vino è l’unica bevanda alcolica mono ingrediente, basta un grappolo d’uva per farla”, dice Luigi Moio presidente OIV. “Ma questo grappolo d’uva deve avere tutti i componenti in perfetto equilibrio, e questo accade se si verifica una perfetta sintonia tra la pianta e il contesto ambientale in cui vive. Negli ultimi anni per via del riscaldamento climatico, abbiamo avuto aumenti di pH e crolli delle acidità in varietà importanti, come Merlot, Cabernet e Chardonnay, vitigni molto diffusi in tutto il mondo e in sofferenza. Ci sono dati  che mostrano come a Bordeaux il pH in vent’anni è salito a 3,65, e quindi diventa difficile gestire i processi di vinificazione senza intervenire e per intervenire il meno possibile bisogna risolvere questi problemi a monte, rilanciando una serie di attività storiche, a partire dal vivaismo degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, per produrre nuove varietà più adatte e ovviamente resistenti alla pressione delle malattie, in modo da ridurre gli interventi di difesa e tutto ciò che può contaminare il sistema”. E’ chiaro che causa la biodiversità il nostro paese segna un punto a suo favore“L’Italia del vino – dice l’ordinario di enologia all’Università Federico II di Napoli-diventa un modello planetario di diversità e biodiversità, e non

Non ama apparire Luigi Moio professore ordinario di enologia nel Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II nuovo presidente dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin, anzi in una sua lunga intervista a Vinosano ha precisato che ama la vita di campagna (non per niente è produttore della cantina Quintodecimo) lontano dai clamori della città. Un luogo scelto per studiare, approfondire  i grandi temi dell’enologia perché” il vino è frutto della terra e del lavoro  delle persone che va raccontato e spiegato in modo semplice, chiaro il più naturale possibile” Non nasconde affatto il suo amore per la natura che vuole sviscerare  e carpirne i tanti perché.. della vigna e del vino, appunto. Il professor Luigi Moio è considerato una delle massime autorità nel mondo  della scienza applicata al vino. Bellissimo il suo libro “Il Respiro del Vino”,  diventato testo  importante per la ricerca sugli aromi . Ma il suo curriculum va ben oltre. Dopo la laurea in Scienze Agrarie e un dottorato di ricerca in Scienze e Tecnologie Alimentari, si è specializzato al Laboratoire de Recherches sur les Arômes dell’Institut National de La Recherches Agronomique di Dijon, in Borgogna, dove ha lavorato per 4 anni. Nominato

“Il cambiamento economico internazionale, l’aumento della sensibilità dei consumatori verso i problemi ambientali e di sicurezza alimentare, le nuove mode dei consumatori, il cambio climatico e la pandemia di coronavirus con un mondo completamente diverso da prima impongono al vino italiano un cambio di rotta” Non ha dubbi Luigi Moio, Vice Presidente OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), Ordinario di enologia presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, intervenuto a un webinar  organizzato da Helmuth Kocher per presentare l’edizione 2020 di Merano Wine-Festival.  Un lucido quanto appassionato quadro dell’attuale viticoltura italiana che “è destinata a perdere qualità e mercati se non mette a punto nuove strategie per un futuro di una nuova crescita ed affermazione a livello internazionale anche alla luce delle straordinarie ed esclusive potenzialità offerte dal comparto vitivinicolo del nostro bel paese”.   “Un primo aspetto da considerare,-dice Luigi Moio- è il cambiamento climatico, ma fortunatamente su questo punto abbiamo un vantaggio naturale. I nostri vitigni storici sono quasi tutti tardivi, ossia caratterizzati da un ciclo vegetativo lungo, per cui non soffrono molto per un eventuale aumento della temperatura media annuale, anzi alcuni di loro potrebbero addirittura avere dei vantaggi con un miglioramento notevole del potenziale

“Il cambiamento economico internazionale, l’aumento della sensibilità dei consumatori verso i problemi ambientali e di sicurezza alimentare, le nuove mode dei consumatori, il cambio climatico e la pandemia di coronavirus con un mondo completamente diverso da prima impongono al vino italiano un cambio di rotta” Non ha dubbi Luigi Moio, Vice Presidente OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), Ordinario di enologia presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, intervenuto a un webinar  organizzato da Helmuth Kocher per presentare l’edizione 2020 di Merano Wine-Festival.  Un lucido quanto appassionato quadro dell’attuale viticoltura italiana che “è destinata a perdere qualità e mercati se non mette a punto nuove strategie per un futuro di una nuova crescita ed affermazione a livello internazionale anche alla luce delle straordinarie ed esclusive potenzialità offerte dal comparto vitivinicolo del nostro bel paese”.   “Un primo aspetto da considerare,-dice Luigi Moio- è il cambiamento climatico, ma fortunatamente su questo punto abbiamo un vantaggio naturale. I nostri vitigni storici sono quasi tutti tardivi, ossia caratterizzati da un ciclo vegetativo lungo, per cui non soffrono molto per un eventuale aumento della temperatura media annuale, anzi alcuni di loro potrebbero addirittura avere dei vantaggi con un miglioramento notevole del potenziale

Parlare di enologia non è semplicissimo soprattutto per chi -come la sottoscritta- non è una esperta del settore. Ma mi ha affascinato il libro (non recentissimo) IL RESPIRO DEL VINO edito Mondadori di Luigi Moio Professore di Enologia presso l’Università Federico II di Napoli. Nel capitolo dal titolo L’Orchestra Olfattiva, il docente parla di” vini solisti” e” vini orchestrali “attraverso una  metafora: musicisti che suonano strumenti musicali odorosi-, in modo da produrre suoni odorosi, diversi tra loro,mentre un solista guida la melodia olfattiva.”  Questa semplice similitudine- scrive MOIO- si rivelò molto efficace per spiegare la differenza esistente tra i vini con forte identità olfattiva e quelli più semplici. Nei primi la melodia olfattiva è  guidata da un singolo solista ed è più stabile tale da essere riconosciuta e memorizzata ogni qual volta si assaggi quella determinata tipologia di vin. I vini che si comportano in questo modo sono chiamati varietali o “vini solisti” in quanto vini il cui profumo risulta essere identico a quello che si percepisce annusandone l’uva di origine.  Quindi uve che siano già profumate i cui odori sono percepibili sia nel mosto che nel vino da esse ottenute: Moscato e Gewurztraminer e a bacca rossa come il Cabernet