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Rubrica di Emanuela Medi
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Cultura

Facendo un giro sui social network è facile notare come negli ultimo anni sia aumentato il numero di gruppi dedicati al knitting (o detto all’italiana “lavorare a maglia“), un hobby per alcuni anni passato di moda. Ma i club di knitting sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che, insieme al diffondersi dei corsi di ceramica, lettering, incisione, acquerello, raku e molte altre attività, testimonia un ritorno al “fare”… con le mani.

Uno dei simboli più legati alla Pasqua è certamente quello delle campane. Se a Pasqua ancora oggi “si sciolgono le campane”, non è lontano il tempo in cui inviavamo ad amici e parenti biglietti di auguri illustrati quasi sempre da campane e campanelle, o, in cui, da bambini, scrivevamo la “letterina di Pasqua” ai nostri genitori, dove tra mandorli in fiore e agnellini, una campana, o più spesso due campane, alludevano al tempo pasquale.  E se, anche oggi, accanto alla dolce colomba ci può venire regalata una dolce campana,  campane virtuali ci giungono da ogni parte su computer e cellulari.

I giorni che precedono la Pasqua sono per i fedeli cristiani un periodo di preparazione e conversione e, in tale ambito, il digiuno è una delle pratiche di più antica tradizione. Ma quel è il senso che esso assume nelle altre due religioni monoteiste, Ebraismo e Islamismo? “Partiamo intanto dai sistemi religiosi non monoteistici delle società antiche e tradizionali, dove la pratica di digiunare è diffusa in due tipologie di riti. In quelli di lutto, come manifestazione di vicinanza al defunto che non si nutre più, di dolore per la perdita, di purificazione”, spiega Paolo Xella, storico delle religioni e specialista delle culture del Mediterraneo antico, dirigente di ricerca emerito dell'Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr.

Se esiste, nel mondo reale, qualcosa che può assomigliare alla vigna di Ulisse cantata da Omero, questa è “La vigna del professore.” A Procida, in un’isola presso Napoli, dove sono stati trovati reperti che risalgono, come quelli della vicinissima Ischia ,ad età micenea, dove, già da quell’epoca si amava il vino e col vino si brindava, oggi ci sono alcuni vigneti coltivati con la stessa antica passione di quel tempo arcaico. Con lo stesso, antico, solitario e silenzioso amore per la terra. [caption id="attachment_15138" align="alignleft" width="192"] Un grappolo di Aglianico[/caption] Se, infatti un procidano, nella sua giovinezza, nell’età del lavoro e dell’impegno professionale, si allontana da Procida, state pur certi che in cima a tutti i suoi pensieri sarà sempre, proprio come Omero ci racconta di Ulisse, il suo ritorno .E, proprio come per Ulisse ,questo ritorno sarà soprattutto in una terra che è ferma nel ricordo per i suoi legami con persone che sono lì radicate, proprio come gli alberi, in un luogo specifico.Se Ulisse dopo vent’anni di lontananza ricorda ed enumera ad uno ad uno gli alberi che il padre gli aveva donato, così, chi ritorna a Procida dopo decenni di vita passati lontano, non mancherà di ricercare tutti gli alberi

Andando a Londra per un breve viaggio o per una più lunga vacanza non possiamo fare a meno di dedicare almeno una sera alla cena più diffusa, più a buon mercato e di certo tra le più gustose, quella dove ci serviranno un bollente fish and chips, in un pub o, meglio, in uno dei tanti locali che si intitolano, appunto, Fish and chips. Come a Napoli la pizza, così a Londra c’è per tutte le tasche il fish and chips.

Viaggi da camera è un progetto online della Fondazione Nicola Trussardi che raccoglie e distribuisce quotidianamente immagini, video e testi, scelti da artisti invitati a raccontare il proprio spazio domestico e privato. Ogni giorno, dal 27 marzo 2020, verrà pubblicato un nuovo contributo sul sito web e i canali social della Fondazione. Ispirato al celebre romanzo settecentesco di Xavier De Maistre Viaggio intorno alla mia camera – scritto durante un soggiorno obbligato di 42 giorni in una stanza di Torino – Viaggi da camera invita gli artisti ad aprire le porte delle loro stanze reali e immaginarie. Negli anni molti artisti ci hanno insegnato a guardare gli spazi che ci circondano da nuovi punti di vista: da Giorgio Morandi, chiuso nel suo studio nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, a Marisa Merz, che nella sua casa di Torino ci spronava a guardare il mondo con gli occhi chiusi, che per lei erano "straordinariamente aperti", gli artisti hanno immaginato lo spazio domestico come un territorio aperto a infinite scoperte. In questi momenti di chiusura forzata in casa, Viaggi da camera stimola a intraprendere nuovi viaggi all’interno del perimetro della propria stanza, per provare a scoprire nuove mappe della fantasia e nuovi punti di fuga. Tra

Areni, ovvero l’antenato armeno di tutti i vini contemporanei. L’ho scovato poco prima di Natale sugli scaffali dell’Eataly e l’ho preso per proporlo in una serata alternativa. Non immaginavo che, di lì a breve, me lo sarei ritrovato protagonista del primo capitolo di “Il tempo in una bottiglia - Storia naturale del vino”, testo olistico dei newyorkesi Ian Tattersall e Robert De Salle, rispettivamente antropologo e biologo in servizio presso il più famoso Museo di Storia Naturale del mondo.

Ci manca… diciamocelo ma tornerà la popolare bevanda accompagnata da qualcosa di dolce. Cinque milioni di italiani, almeno tre su dieci (dati FIPE), la considerano un” rito sacro” da consumarsi  al bar, la mattina. Ma siamo sicuri sia una tradizione italiana?,In realtà cappuccino e cornetto è la colazione più internazionale che esista. A partire dal caffè che è d’importazione e dal cornetto che ha un  primo cugino illustre, il croissant le cui origini sono molto lontane: sembra infatti che il nome della popolarissima brioche derivi proprio dalla sua forma a mezzaluna: si chiama kipferl in tedesco (mezzaluna, appunto), croissant in francese (ovvero crescente), cornetto in italiano. Ma la sua origine sarebbe austriaca. Le leggende vogliono che la forma tipica sia correlata in qualche modo alla battaglia di Vienna del 1683: dopo un lunghissimo assedio della città da parte dell'esercito ottomano, il gran visir Mustafa Pasha tentò un'ultima azione per penetrare all'interno delle mura della città. All'esercito venne ordinato di scavare dei cunicoli sotto alle mura. Furono i fornai viennesi gli unici lavoratori svegli a notte fonda, a udire i rumori degli scavi e a dare l'allarme. Così, quando la coalizione cristiana sconfisse i turchi, Giovanni III di Polonia, secondo la leggenda, avrebbe chiesto proprio ai fornai di inventarsi un dolce che celebrasse

[caption id="attachment_14687" align="alignleft" width="197"] Pellegrino Artusi[/caption] Grazie a due studiose dell’Artusi,  Monica Alba e Giovanna Frosini, il privato  dell’autore di” La scienza in cucina“ è meno privato facendoci conoscere colei che ne fu il braccio destro e non solo perché riassettava  la casa ,trattava con i fornitori. ma perché anche a lei si deve la riuscita del famoso ricettario. Come riporta un divertente articolo apparso sull’ultimo numero de” La Cucina Italiana”, la devotissima Marietta non era affatto umile  e indecisa bensì intelligente e forte tanto da “ discutere “ di ricette con Pellegrino Artusi di cui il 2020 ricorre il bicentenario, coadiuvata dal fedele cuoco Francesco Ruffilli. Ecco che per il Cappone alla vescica Marietta nel tempo divenuta indispensabile, recrimina lo sciupio di ben otto capponi! Sicura di dire che” a volte le ricette riuscivano ma molte volte no”. [caption id="attachment_14688" align="alignleft" width="146"] La copertina di Domestici Scrittori[/caption] Prende servizio a Firenze dove l’Artusi si era trasferito dalla nativa Forlimpopoli per iniziare un sodalizio fatto di rispetto, reciproca stima…Artusi invecchia e Marietta gli rimane accanto, ormai indispensabile, devota e onesta tanto che   il grande intellettuale buongustaio le dedica un dolce “ il Panettone Marietta” e a lei e al fedele Francesco lascia