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Rubrica di Emanuela Medi
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A fine aprile, mi sono recato con la mia Antonella a Lucera, vicino Foggia, il suo paese natio, del quale ho parlato qualche tempo fa, a trovare il padre novantaseienne e la sorella più piccola con la sua famiglia.Per festeggiare il 1° maggio, visto il tempo perturbato, siamo rimasti in casa e ci siamo messi a cucinare Antonella ed io, lei ha pensato agli spaghetti alla chitarra al sugo, io al all’agnello pugliese, cotto al forno con le patate.

Wine Advocate, la “Bibbia mondiale del vino”, ha premiato la prestigiosa Cantina di Luogosanto, assegnando giudizi molto lusinghieri, nel suo sito web, a quattro vini Siddùra Il vino che ha ottenuto il giudizio più alto, 90 punti, è stato l’ultimo nato della cantina Gallurese: il Passito Nuali, Moscato di Sardegna, con 90 punti, seguito dal Cagnulari Bacco, 87 punti, il Vermentino di Gallura superiore Maia, 88 punti, ed il Sangiovese Cabernet Sauvignon Tiros, 88 punti. Il 2018 è iniziato nel migliore dei modi per la cantina di Luogosanto. Al Mediterranian International Wine and Spirit Challenge, il passito Siddura Nuali è stato insignito del riconoscimento best of Italy conquistando al contempo la doppia medaglia d’oro. Passito Nuali 2016 Moscato di Sardegna Doc Passito, da fine pasto, per dessert o formaggi di media stagionatura, vellutato e avvolgente. Cagnulari Bacco 2015 Fragrante e delicato, vinificato in acciaio dai profumi eleganti e floreali, che evocano rose, ciliegie e sottobosco. Di piacevole freschezza e dal sorso molto morbido. Vermentino di Gallura Superiore Maia 2015 Persistente, morbido per il passaggio in barrique, ma emerge una nota agrumata e l’acidità. Sangiovese Cabernet Sauvignon Tiros 2012 Un vino che, sebbene internazionale, è capace di far conoscere e apprezzare il terroir della Vallata di Siddùra, con il suo microclima

Per chi avesse voluto immergersi nella realtà vitivinicola toscana non poteva mancare la terza edizione di Wine&Siena: evento pensato e realizzato dal patron di Merano Wine Festival, Helmut Kocker Oltre 150 case vitivinicole, 500 vini, artigiani del gusto, il tutto in location di eccezione dove era possibile ammirare i famosi capolavori della pittura i Italiana. Scontata l’affluenza dei produttori toscani: piccole, grandi realtà vitivinicole, ognuna espressione dei molteplici terroir della regione con l’obiettivo non solo di interpretare al meglio Sua Maestà il Sangiovese ma anche blasonati vitigni internazionali in blend raffinati ed eleganti. E c’è chi si è spinto anche più in la con il Pinot Nero e/o Chardonnay in purezza o anche chi utilizzando vitigni della Valle del Rodano come il Marsanne e il Roussanne , per realizzare affascinanti vini bianchi. “A sbaragliare il campo, il Sangiovese, vitigno straordinario - dice Andrea Frassineti delegato ONAV, Organizzazione Nazionale, Assaggiatori di Vino - che in questo momento nella zona del Chianti Classico sta vivendo un momento d’oro con livelli qualitativi di assoluta eccellenza tanto da renderlo la migliore espressione del Sangiovese  della  Toscana. Le stesse caratteristiche - continua Frassineti - che un tempo erano poco apprezzate, oggi sono state riscoperte: eleganza, raffinatezza di naso, sentori

DOMINE’: Verdicchio dei Castelli di Jesi - Classico Superiore- 2015 Chiesa del Pozzo-Pivalta Naso: Dal colore giallo brillante, questo vino dal vitigno tipicamente marchigiano, si presenta al naso di una piacevole freschezza accompagnato da una decisa nota fruttata- agrumata  come pompelmo, ma anche esotica da mango acerbo. Pesca bianca non matura ma fragrante, pera e sentore di mandorla completano il carattere  un poco acerbo del vino. L’assaggio si sviluppa in verticale tra vivace freschezza, tenace sapidità e misurati echi di frutta a polpa gialla, vertendo in chiusura si tipici e piacevoli echi ammandorlati e da asparago selvatico tipico del Verdicchio in giovinezza. Vino espressione del territorio marchigiano. LE CARLINE: Refosco dal peduncolo rosso 100%- senza solfiti aggiunti - 2014 Bocca:  Giovanilmente violaceo nella veste, esprime sentori semplici  ma immediati di mirtilli, uva fresca , violette, more di rovo e Pepe nero, con un accenno vegetale. All’Assaggio è piacevolmente scorrevole , fa della morbidezza la sua dote migliore .èE’sicuramente più piacevole che al naso in quanto  vino non stucchevole.  Bidimensionale per acidità e sapidità  lo rendono un vino” corto” ma bevibile soprattutto per la componente vegetale. Vino modesto ma molto pulito nel finale in bocca. CIU’ CIU’-  Saggio- Marche-Sangiovese 100%- 2016 Colore:  Veste tipicamente granata ma sorprendentemente compatta Naso:  inizialmente

Territorio di eccellenza per la produzione vitivinicola del Sangiovese, la Toscana ha avuto un ruolo importante nella produzione agricola dell’Italia. Se dobbiamo riferirci a Plinio il Vecchio, la vite era coltivata ancora prima dei Greci e degli Etruschi. Con la caduta dell’impero Romano questo prezioso bene della natura, viene coltivato dagli ordini monastici - come quello di Vallombrosa - i quali oltre a farne uso “sacrale” ne facevano oggetto di commercio. Bevevano vino i nobili Antinori, mercanti di vino fin dal 1385, ma anche i Ricasoli, gli Albizzi-Frescobaldi e molte altre famiglie altolocate, che lo vendevano non solo nei "tabernacoli", piccoli locali a livello della strada dei loro palazzi, ma anche quello da “asporto”, senza intermediari, nelle classiche fiaschette rivestite di paglia, antesignane della famosa “fiasca” del Chianti. Beveva vino il popolo sebbene fosse miscelato con acqua. Facciamo un salto generoso di secoli per arrivare al 1716 quando il Duca Cosimo III nel 1716, precorrendo le DOC, stabilisce con precisione i confini delle quattro zone vinicole più importanti della Toscana: Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra. Per la prima volta i vitigni vengono studiati e classificati su base scientifica dalla Accademia dei Georgofili e solo nel 1874 viene definito da Bettino