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Rubrica di Emanuela Medi
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Enologia

Possono entrare nel blend finale di un vino- fino al 10%- le  nuove varietà di uve approvate dall’ente nazionale di denominazione francese INAO. Una decisione importante e interessante approvata dal consiglio del vino di Bordeaux che ha annunciato che entro l'anno saranno impiantate sei nuove varietà di uve, per la precisione quattro rosse Touriga Nacional, Marselan, Castets, Arinarnoa; mentre le altre due saranno a  bacca bianca, Alvarinho e Liliorila. Una settima varietà proposta, Petit Manseng, non è entrata nella lista finale. La richiesta viene dai produttori di Bordeaux AOC e Bordeaux Supérieu  per aumentare il loro potenziale nel mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici senza incidere sull’identità dei vini di Bordeaux. Le uve in questione rispondono a precisi criteri quali acidità, struttura e aromaticità, nonché una buona resistenza a specifiche malattie della vite. Intanto nella querelle scattata a seguito delle nuove indicazioni dell’OMS per quanto riguarda l’utilizzo delle bevande alcoliche, in Francia è partita una vasta campagna di comunicazione da parte dei produttori sul consumo moderato in associazione ai differenti gusti alimentari. La campagna si incentra su sette profili-tipo di buongustai cui è suggerito il vino abbinabile in base alle loro preferenze  con la specifica di non eccedere perché” un buon vino si gusta con

Un riconoscimento importante che indica il potenziale qualitativo di  un vigneto: il metodo Bigot fu presentato un anno fa da Giovanni Bigot agronomo friulano,  Angelo Gaja – patriarca del Barbaresco - e  dal prof. Stefano Poni – docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.  Riscosse un  notevole successo tanto che furono molte le aziende che vi ricorsero consapevoli che  i grandi vini si fanno in vigna. 50 i vigneti premiati con un indice qualitativo sopra i 90 punti su 100: ma onore al merito giusto ricordarli, sono: . in Friuli-Venezia Giulia il vigneto Refosco Buttrio di Vigne di Zamò, il vigneto Tocai Bert dell’azienda agricola Sturm e il vigneto Sauvignon Lungo Strada di Russiz Superiore; in Piemonte il vigneto Nebbiolo San Lorenzo di Gaja e il vigneto Barbera Barturot di Ca’Viola; in Toscana il vigneto Merlot Forra Alta di Tenuta Nozzole, il vigneto Sangiovese Oliveto di Tenuta La Fuga; in Sardegna il vigneto Pardoniga  Mandrolisai dell’azienda Bentu Luna. Che cosa è l’indice Bigot Risponde alla necessità, sempre più sentita dalle aziende, di conoscere in modo certo e scientificamente validato la reale qualità dei propri vigneti prendendo in considerazione i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino: produzione, superficie fogliare

E’ noto a molti quanto il sistema vite-vino europeo e italiano sia cambiato negli ultimi 15-20 anni. niente a che fare con i danni del metanolo e la relativa grande legge nr 164 del 1992, bensì la nascita di un sistema di tutela, di promozione, di certificazione e di tracciabilità per definire l’origine, il valore, la salvaguardia e lo stretto rapporto fra territorio, vitigno, clima, uomo. Parlo della nascita della nuova Federdoc nel 1998 da me voluta in primis, alle tante riunioni tecniche con amici professori fra cui Mario Fregoni con cui mi lega un rapporto di lunga data e famigliare, alla scelta dell’erga omnes ,di una figura terza che mette insieme tutti i dati produttivi e le relative certificazioni di idoneità per i vari vini Docg, Doc, Igt. Un sistema che ha puntato molto sul vino in commercio, un sistema-filiera che a me piace far partire dalla vigna. La tutela dell’origine e originalità di una vigna, il suo impianto, la sua coltivazione ….sono i punti base di una qualità diffusa e riconosciuta. Ebbene  la Corte di Giustizia dell'Unione Europea il 25 luglio scorso ha  messo sullo stesso piano questioni genetiche e tipologia di varietà delle uve… IN SOSTANZA  ha

La Fondazione Edmund Mach ha recentemente radunato i maggiori esperti di viticoltura per valutare le potenzialità di vini delle annate ’19 e ’20 imbottigliati dalla cantina di microvinificazione FEM. La degustazione ha avuto l’obiettivo di individuare le tipologie di prodotto che meglio si adattano alle esigenze del mondo vitivinicolo trentino. Si vuole inoltre puntare su nuove etichette per l’azienda. Su questo fronte la Fondazione punta ad un continuo miglioramento genetico che ha portato a importanti risultati, come la registrazione di quattro nuove varietà. Mirco Maria Franco Cattani “Il nostro vuole essere un contributo al miglioramento – spiega il presidente Mirco Maria Franco Cattani – in primis della viticoltura trentina, nella direzione della sostenibilità ambientale e della qualità dei suoi prodotti” .I vini prodotti dalla cantina di microvinificazione, provenienti dalle uve, risultato dell’attività di miglioramento genetico FEM, sono stati al centro della degustazione. Si parla di Termantis, Nermantis, Valnosia e Charyir nate da Vitis vinifera e da varietà trentine portatrici di geni di resistenza naturali. Anche i vitigni di recente importazione erano oggetto di degustazione. Un esempio è il Pinot Regina dall’Istituto Pècs in Ungheria, oltre a un vino da uva bianca che sarà registrato unitamente ai vini provenienti dai vitigni resistenti dell’Istituto sperimentale di Friburgo  .Ad oggi, questa attività ha

La Sicilia negli ultimi 20 anni è stata la Regione italiana, e anche fra quelle europea, che meglio di tutti ha cambiato pelle enologica, ha saputo attrarre investitori dall’estero, ha valorizzato un gran numero di vitigni autoctoni, ha  migliorato la qualità assoluta e relativa dei propri vini, ha letto con maggiore realismo il mondo dei consumi di vino, ha alzato enormemente la loro notorietà e qualità . Come Ovse (osservatore economico) e come Ceves (studio del valore qualitativo) abbiamo monitorato tutto lo sviluppo e il cambiamento di percorso e di valore aggiunto che molte imprese siciliane hanno offerto  al territorio, al consumatore locale, al distributore nazionale e all’importatore estero.  Grappolo di Zibibbo (fonte Wikipedia) Da Regione, alla fine del millennio scorso 1990-1996, ancora ancorata alla vendita di vino sfuso, al mescolamento di uve da vino e da tavola, all'alta resa per ettaro, ad una percentuale inferiore al 10% di vini docg-doc… oggi è un fiore all’occhiello dell'enologia italiana ed europea, paragonabile a Toscana e Piemonte, alla Provenza e alla Rioca e alla Cote du Rhone. Infatti non ha fatto voli pindarici, troppo alti e rischiosi fuori dal suo DNA , ma ha saputo interpretare e legare il mondo produttivo con le

E’ una vicenda che si trascina da tempo senza una soluzione definitiva. Purtroppo solo 11 vitigni saranno “distintivi”- termine che indica l’antico legame con il territorio e di conseguenza inseriti e designati in etichetta-con il nome di un luogo geografico o di origine-diventandone un tutt’uno . Così sembra dalla voci che arrivano dal Ministero Politiche Agricole (ministra Teresa Bellanova) nel panorama di oltre 400 vitigni nazionali più o meno interessati e legati alla produzione di un vino Docg, Doc, Igt . Già dal 1967-1980 in poi,   furono autorizzati e anche raccomandati alla coltivazione in una o più Regione italiana, certificati spesso in purezza al 100% in diversi vini ,oggi anche molto rinomati In Europa fu contestato all’Italia l’uso del termine “distintivo” – inteso come parte integrante delle Denominazioni di Origine stesse quindi sotto tutela – in quanto sembrava un escamotage, mentre altro non è che quello stretto rapporto con il territorio  nel quale per secoli  sono stati prodotti questi vini che sono diventati fiori all’occhiello dell’enologia italiana, proprio anche per il metodo produttivo, o per la tipologia e caratteristica, per la purezza dell’utilizzo dell’uva stessa diversa da altra cultivar anche limitrofa e molto simile. Una esclusività e una protezione

Meno impattante , con minor uso di prodotti chimici, equilibrio tra varietà e territorio e più verde e digitale insomma una enologia leggera e moderna è quanto auspica l’Assemblea OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino che si è riunita nei giorni scorsi conclusasi con ben 18 risoluzioni . Tra le risoluzioni riguardanti nuove pratiche enologiche i livelli di rischio e i punti critici durante  le fasi della vinificazione, una più netta definizione del vino naturale , l’acqua fondamentale per non disperdere i prodotti enologici  eco winery, ossia le le cantine costruite nel rispetto dell’ambiente Altro punto toccato, quello che riguarda i derivati del vino: vini aromatizzati, i vini a bassa gradazione, o senza alcol, su cui bisogna decidere se chiamarli o meno vino. Infine,  la definizione di vino bianco con macerazione: un vino bianco ottenuto dalla fermentazione alcolica di un mosto a contatto prolungato con le vinacce, compresi bucce, polpa, vinaccioli ed eventualmente raspi. Questa definizione permette, in particolar modo, di distinguere i vini ottenuti con l’antico metodo georgiano di vinificazione tradizionale in kwevri, iscritto nel 2013 nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Luigi Moio Come ha detto a WineNews il professore Luigi Moio, ordinario di Enologia all’Univ. “L’effetto

I primi dati reali e certi (fine novembre 2020) e le prime stime-indagini fra produttori e distributori sono allarmanti. Sembra che nessuno beva più bollicine in Europa. Ma forse non è così. Certo i dati che vengono dalla Champagne (poi vedremo dal Cava in Spagna) e dalla Francia non sono entusiasmanti ma neanche mediamente accettabili. In Francia si presume che il valore export del vino francese cali dai 10 miliardi nel 2019 a poco più di 8 mld/euro nel 2020. Un crollo del 20%. In Italia sembra che la situazione generale sia meno catastrofica: scenderemo dai 6,45 miliardi del 2019 ai 6,05 mld/euro nel 2020 per tutto il vino italiano esportato con un calo dei volumi intorno al 6-6,1% rispetto all’anno precedente, ma con enormi differenze da paese a paese, da tipologia a tipologia, risultando più colpite le fasce intermedie di brand e di prezzo. Ma il dato allarmante o meglio il primo dato che fa pensare, per il mondo delle bollicine o dei vini effervescenti, viene lanciata in questi giorni sulle principali testate media francesi, alsaziane, svizzere a proposito dello Champagne. Reims Tutti i produttori di Reims, soprattutto i brand medio-alti e di gamma selezionata con etichette riserva, sono molto tesi

Lectio magistralis come sempre l’ampio  intervento di Attilio Scienza, enologo tra i più famosi al mondo a Wine2Wine  conclusosi martedi 24, lo ricordiamo  in digitale ma che ha riscosso comunque enorme interesse.“  “Spero- ha detto Attilio Scienza- che dopo questa fase in cui la viticoltura italiana si è sviluppata essenzialmente sugli autoctoni, si possa riparlare con una maggiore serenità anche degli internazionali - il  cui ruolo più importante di questi ultimi è stato quello di fare uscire l’Italia dell’Ottocento dal provincialismo,  al contrario della Francia che aveva esportato, grazie alla potenza militare ed economica, la sua viticoltura e anche la sua gastronomia. Grappo di Cabernet Sauvignon Allora, come testimonia la bibliografia, i vitigni francesi arrivarono in Italia, in Toscana, in Friuli, e così via. E nel 1868, l’affermazione di Guyot “il genio del vino è nel vitigno”, e quindi non nel terroir, segna una rivoluzione e capovolge l’impostazione culturale e produttiva della viticoltura europea centrandola sulla varietà. Ecco il grande ruolo delle collezioni dei vitigni francesi in molte regioni in Italia, laboratori sotto il cielo per acquisire informazioni, che si sarebbero diffuse a grande velocità, e luogo di scambio di materiale vegetale. .  .  In tempi recenti – continua il Pro Scienza-la coltivazione di