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Rubrica di Emanuela Medi
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Enologia

Ben venga la ricerca e nel caso gli studi dell’Università di Teramo che a firma del Prof Francesco Calzarano  titolare del Corso di Laurea in Viticoltura ed enologia ha trovato una soluzione interessante per il mal d’esca, malattia che interessa un gran numero di viti su tutto il territorio nazionale. Foglie striate e carie bianche (un fungo che rende poroso e fragile il legno) hanno come conseguenza la minore produzione vinificabile e  la minore durata della pianta nel tempo con innegabili danni economici E’ proprio dal maggiore contenuto di calcio nelle foglie di viti malate asintomatiche rispetto le sane   che è partita l’osservazione del titolare Prof Calzarano per mettere a punto una miscela di fertilizzanti fogliari contenente calcio, magnesio ed estratti algali, questi ultimi utilizzati per immettere tutti gli elementi all’interno delle foglie."I risultati delle prime applicazioni effettuate in Abruzzo e in Emilia Romagna sono stati particolarmente incoraggianti". E’ quanto ha detto a AgroNotizie il Prof Calzarano. "In tutte le prove sperimentali le viti trattate con la miscela durante la stagione vegetativa, dalla fase tralcio 10 centimetri alla pre-chiusura grappolo, diminuivano significativamente la manifestazione dei sintomi sulla chioma  che, apparivano completamente sane  in grado di produrre  grappoli in quantità e qualità comparabili a quelli delle viti sane". E’ interessante

Fonte foto: Ansa Tutti d’accordo: un grande vino si fa in vigna , ma per determinarne  il valore , come si fa? Insomma chi misura la qualità di un vigneto? Ci ha pensato l’agronomo friulano Giovanni Bigot che, dopo anni di studi ed osservazioni, ha messo a punto e brevettato un metodo di valutazione, scientifico e assolutamente innovativo, del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino: produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto .L'obiettivo principale dell’Indice Bigot è dare ai viticoltori  un metodo oggettivo per la valutazione sintetica del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione appunto i 9 parametri agronomici più importanti e singolarmente riconosciuti a livello internazionale come fattori di qualità. I parametri utilizzati  L'originalità dell’Indice Bigot sta proprio nel tipo di parametri considerati e nella loro combinazione:  sono stati presi in considerazioni gli aspetti legati alla qualità delle uve, alla produttività della singola pianta, alla sanità dei grappoli e agli aspetti ambientali in cui la pianta e i grappoli si sono sviluppati e hanno interagito e che influiscono direttamente sulla qualità del

Cambia il disciplinare della Doc Maremma non solo per quanto riguarda  gli uvaggi  delle tipologie Rosso e Bianco Doc Maremma  ma anche viene inserita la menzione Riserva per entrambe le tipologie. Inoltre, primo caso in Toscana per vini Dop, “Il percorso per l’approvazione ministeriale di questa modifica è quasi giunto al termine –  ha detto Franceso Mazzei  presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana– e ora bisognerà aspettare che decorrano i tempi tecnici dalla pubblicazione della modifica in Gazzetta Ufficiale. È stato un percorso lungo e delicato, ma grazie alla determinazione del Consorzio e alla sinergia delle istituzioni siamo riusciti ad arrivare a questo traguardo che apre nuove interessanti prospettive“. Il Direttore del Consorzio, Luca Pollini spiega che “le modifiche più rilevanti del disciplinare di produzione della Doc Maremma Toscana contenute nella proposta da noi presentata ormai quasi 4 anni fa riguardano, innanzitutto, la nuova formulazione della base ampelografica” .In particolare, per la produzione della tipologia Rosso per la quale potranno essere utilizzate – da sole o congiuntamente e per un minimo del 60% – Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Syrah e Ciliegiolo. Mentre per la produzione del Bianco Doc Maremma Toscana, accanto a Vermentino e Trebbiano toscano, sarà

L’azienda vitivinicola “Casa Setaro” è situata sulle pendici del Vesuvio, nel territorio del comune di Trecase, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. Costituita nel 2005, Casa Setaro è guidata da Massimo e Maria Rosaria Setaro ed è da sempre impegnata nella valorizzazione dei vitigni autoctoni della Campania, coniugando antiche tradizioni e moderne innovazioni.

Cantina Imperatori, la giovane azienda vitivinicola di Frascati guidata da Lorenzo Imperatori insieme alla sua famiglia e un team esperto di collaboratori, è sempre alla ricerca di nuove tecniche per migliorare ogni anno la qualità dei vini. Tra i suoi prodotti di punta c’è senza dubbio il Viognier Igp Lazio, che viene sottoposto ad una tecnica di contenimento della vegetazione che vale la pena conoscere.  

Quali sono le  interazioni che stanno promuovendo il crescente interesse per il connubio vino-paesaggio? Senza dubbio, l’agire secolare del viticoltore che  ha costruito i paesaggi viticoli di cui oggi disponiamo, ma è anche vero che la contemplazione di un vigneto inserito in un bel contesto paesaggistico genera emozioni che si trasmettono in modo inconscio fino alla qualità percepita del vino. L’immagine obiettiva della fisicità del paesaggio, arricchita dalla scenografia del momento (colori, luminosità, volumi ecc.), porta a una percezione visiva che viene elaborata, immediatamente memorizzata e facilmente recuperata al momento dell’assaggio. La vista non è più soltanto un organo di percezione, ma diventa un elemento di giudizio in stretto collegamento con il gusto e con l’olfatto, il tutto trae però origine dal soggetto visivo, in questo caso il vigneto e il suo contorno. La solida relazione tra vino e paesaggio e, anche se spesso questa è inconsapevole, diventa  comunque di forte potere suggestivo e di sicuro vantaggio per il mondo vitivinicolo. Se la potenzialità espressiva di un bel paesaggio è elevata e in grado di guidare positivamente il degustatore, allora ciò si tramuta anche in un valore aggiunto conferito al vino e il suo surplus sarà pari alle emozioni che riesce a

Scavare nel passato per riscoprire vitigni dimenticati non è la passione di qualche nostalgico ma progetti di recupero importanti perché è sugli autoctoni che si basa la ricchezza e la biodiversità vitivinicola del nostro paese . Di molte è iniziata la riscoperta e la coltivazione, di altre si scoprono ceppi che sembravano perduti e che, con fatica e passione, si cerca di riportare alla vita per produrre vini che sembravano non dover esser più gustati  e che invece sono pronti a vivere la loro seconda vita..” archeologica”. Parliamo del Sauvignon-Blanc e di alcuni vitigni presenti in Francia e in Svizzera che sembra abbiano proprio 900 anni e che siano arrivati li grazie ai romani. [caption id="attachment_15236" align="alignleft" width="225"] Un grappolo di Sauvignon blanc[/caption] E’ quanto sostiene un gruppo di ricercatori  dell’Università di York con uno studio  pubblicato su Nature Plants. Una ricerca genomica condotta su 28 semi d’uva “archeologica”  ha portato alla scoperta , sostengono gli autori, che “sono strettamente legati ai vitigni dell’Europa occidentale utilizzati nella vinificazione“. Tra questi a sorprendere di più è stato quello trovato a Orléans. Un seme datato 1100 d.C. che corrisponde geneticamente, asseriscono con convinzione, al Savagnin Blanc “e rappresenta quindi la dimostrazione di 900 anni di riproduzione vegetativa

Parlare di enologia non è semplicissimo soprattutto per chi -come la sottoscritta- non è una esperta del settore. Ma mi ha affascinato il libro (non recentissimo) IL RESPIRO DEL VINO edito Mondadori di Luigi Moio Professore di Enologia presso l’Università Federico II di Napoli. Nel capitolo dal titolo L’Orchestra Olfattiva, il docente parla di” vini solisti” e” vini orchestrali “attraverso una  metafora: musicisti che suonano strumenti musicali odorosi-, in modo da produrre suoni odorosi, diversi tra loro,mentre un solista guida la melodia olfattiva.”  Questa semplice similitudine- scrive MOIO- si rivelò molto efficace per spiegare la differenza esistente tra i vini con forte identità olfattiva e quelli più semplici. Nei primi la melodia olfattiva è  guidata da un singolo solista ed è più stabile tale da essere riconosciuta e memorizzata ogni qual volta si assaggi quella determinata tipologia di vin. I vini che si comportano in questo modo sono chiamati varietali o “vini solisti” in quanto vini il cui profumo risulta essere identico a quello che si percepisce annusandone l’uva di origine.  Quindi uve che siano già profumate i cui odori sono percepibili sia nel mosto che nel vino da esse ottenute: Moscato e Gewurztraminer e a bacca rossa come il Cabernet