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Rubrica di Emanuela Medi
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Enologia

La proposta provvisoria della PAC riguarda l’inserimento delle calorie del vino in etichetta: un provvedimento che ha fatto molto discutere ma che forse ha trovato un accordo nel rispetto della tutela della salute dei consumatori. Come riporta l’agenzia Ansa le calorie per un bicchiere di vino si dovrebbero attestare in media sulle 70 calorie per 100 ml di vino, un pochettino di più di quanto previsto dalla Dieta Mediterranea che indicava il totale di 140 calorie contenute in 2 bicchieri. La proposta trova d’accordo il Segretario Generale della UIV (Unione Italiana Vini) Paolo Castelletti, che dice: “Apprezziamo l’intesa raggiunta che, peraltro, vede il vino prodotto nell’Unione Europea, Italia compresa, un ruolo di apripista nell’operazione-trasparenza con i consumatori. Senza peraltro far divenire l’etichetta un “bugiardino” con caratteri piccolissimi e in una Babele di lingue”. Paolo Castelletti La dicitura delle calorie in etichetta non è la prima delle proposte dell’Unione Europea,, che nei mesi scorsi voleva introdurre nella etichetta degli avvertimenti contro l’abuso dell’alcool ritenuto pericoloso per i tumori. Misura fortemente contrastata anche dal Ministro Patuanelli che aveva definito la proposta come “un approccio indiscriminato di lotta all’alcool con cui il vino non ha nulla a che fare“. D’altronde è importante che l’etichetta

Non è poi scontato che il clima sia il grande accusato dell’aumento del grado alcolico come non è affatto scontato che sia poi un danno anche se la tendenza del consumatore è per vini più leggeri, bevibili, dotati di buona acidità e freschezza e la risposta dei rossi non si fa mancare Ma certamente qualcosa è cambiato e lo dimostra il retro delle bottiglie per rendersi conto che la gradazione è cambiata. Se ne sono resi conto i produttori di Bordeaux che hanno registrato un grado in più negli ultimi anni e non è stato lo stesso in Borgogna con il Pinot Nero che ben gestito in vigna non ha avuto problemi di grado alcolico. Ma senza più tanto scomodare lo straniero veniamo a noi.. Hans Terzer Non ha certo problemi Hans Terzer il winemaker di San Michele Appiano:  i suoi vini  vanno alla grande ,come lui stesso afferma”  Tutte le prenotazioni sono state soddisfatte, ne stanno arrivando molte altre, non abbiamo più nulla in cantina, già tutto venduto” Ma osservo per quanto riguarda il temuto rialzo acolico?. Tutto dipende dalle annate, ma possiamo difenderci diminuendo e di molto le rese per garantire qualità  .Per il 2020 i nostri bianchi  hanno mantenuto

E’ possibile ma non è poi fantascienza che alcuni coltivatori tedeschi pensino di sostituire le varietà tradizionali con qualcosa di molto diverso. Vigneti come il Berg Roseneck a Rudesheim non sono abituati a stagioni calde e secche e le foreste stanno morendo a un ritmo senza precedenti. Il cambiamento climatico in Germania sta avendo un effetto devastante, secondo il  ministro dell'agricoltura tedesco “, lo scorso febbraio ha avvertito  il 79% degli abeti rossi, l'80% dei pini, l'80% delle querce e l'89% dei faggi hanno subito "danni enormi" a causa dello straordinario clima secco e caldo con infestazioni di parassiti causate e accelerate dai cambiamenti climatici.” Stuart Piggott "Nelle generazioni precedenti, i viticoltori temevano che le loro uve Riesling non raggiungessero la maturazione ottimale", afferma Stuart Piggott, precedentemente consulente presso Gut Hermannsberg ,tornato quest’anno da James Suckling per occuparsi dei vini tedeschi. "Quei giorni sono finiti." Ma il problema c’è e minaccia la grande qualità del vino tedesco che vede discussa la sua proverbiale vivacità acida” L’enologo inoltre si domanda.  “in che modo i produttori di vino – e il Verband Deutscher Prädikats und Qualitätsweubgüter (VDP) – si stanno adeguando a questi cambiamenti e si stanno preparando per il futuro. Ma andiamo per gradi: gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi

E perché no Svezia, Norvegia e Danimarca a rappresentare una nuova geografia della viticoltura? La piccola produzione di vini leggeri potrebbe cambiare e diventare interessante  grazie al cambiamento climatico, al surriscaldamento del pianeta e alle precipitazioni tropicali improvvise che hanno come conseguenza  cicli vegetativi e riproduttivi sfasati con ripercussioni sulla fenologia della vite e la composizione dell’uva.  Uno degli effetti più importanti è la maggiore concentrazione di zucchero.  Quando lo zucchero è molto concentrato, i mosti provocano nei lieviti una risposta allo stress con conseguente aumento del livello di alcol e la riduzione dell’acidità, importantissima per la produzione ma anche in fase di degustazione. Il focus è sul ruolo delll’acidità: in cantina è rilevante perchè controlla gli agenti patogeni, un ph basso infatti non permette ai microrganismi di sopravvivere. Allo stesso tempo limita le ossidazioni enzimatiche favorendo il metabolismo dei lieviti, processo che diventa essenziale per la produzione di etanolo e aromi. Alcuni studi ritengono che durante la vinificazione in rosso, il ph basso permetterebbe una migliore   dissoluzione delle sostanze coloranti. L’acidità ricordiamolo contribuisce in modo decisivo alla vitalità, alla struttura, alla freschezza del vino ed alla sua longevità  .Emblematico  il caso degli  spumanti, infatti la sosta prolungata sui lieviti necessita di un’elevata acidità degli acini di partenza. . Preservare la componente acida dei mosti e dei vini è necessario da qui l’orientamento dove possibile, a spostare le vigne su terreni ad un’altitudine maggiore, più freschi e ventilati e meno esposti. Atto che richiede lo studio

Il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo si è reso promotore di un’importante iniziativa a supporto dell’enologia del territorio, frutto della collaborazione con il Dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo attraverso l’Ufficio Direttiva Nitrati e Qualità dei Suoli e Servizi Agrometeo regionale.  Si tratta della creazione del REGISTRO CLIMATICO DELLE STAGIONI VITIVINICOLE che utilizzando la rete di centraline presenti su tutto il territorio abruzzese raccoglie dati e fornisce informazioni utili ai produttori, aiutandoli ad impostare le strategie agronomiche più adatte, attraverso la pubblicazione di report bimestrali. Ma se la pandemia ha fermato tanti momenti importanti del mondo del vino come eventi,  manifestazioni, fiere, la natura ha continuato il suo naturale percorso segnato da pratiche che è interessante ricordare Proponiamo quindi una lezione di enologia a cura del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo LA POTATURA Si è già provveduto, nei mesi di gennaio e febbraio, alla potatura “secca”. Rigorosamente a mano,  questa operazione riveste una straordinaria importanza alla base della nuova produzione: viene effettuata valutando ogni singola vite, dandole uno sviluppo adatto alla sua vigoria ed alla sua conformazionefavorisce una corretta crescita di tralci a frutto, che producano la quantità desiderata di uva: cioè bassa e qualitativamente migliorebilancia l’equilibrio tra quantità fogliare e quantità di grappoli, importante per garantire un giusto bilancio tra illuminazione ed ombreggiatura e tra dolcezza ed acidità dei mosti: tutto

E’ quanto emerso da un importante progetto di ricerca VEVIR  coordinato dal Consorzio Innovazione Vite( Civit )con l’apporto del mondo produttivo Cavit, Mezzacorona ,Cantina di Lavis e Cantine Ferrari, messo a punto dai tecnici e ricercatori della Fondazione Edmund Mach I ricercatori per tre  anni hanno testato oltre 30 varietà di vite resistenti presenti sul mercato tolleranti alle principali patologie fungine, oidio e peronospora. Sette si dimostrano particolarmente performanti in Trentino. Si tratta di Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina e le quattro varietà provenienti dall’attività di miglioramento genetico della FEM recentemente iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite e già disponibili per la coltivazione: Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir.  Lo studio si è svolto nei campi sperimentali dislocati in Piana Rotaliana, Vallagarina e Valsugana, per capire innanzitutto come si adattano a diverse altitudini e a diverse condizioni climatiche, ma valutandone anche la fenologia, la fertilità, la produttività, la tolleranza alle principali malattie fitosanitarie, il potenziale enologico rispetto a due varietà tradizionali: Chardonnay e Marzemino. Tra queste 30 varietà, sette risultano promettenti: si tratta di Solaris, Sauvignon Gris, Pinot Regina, Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir. Queste varietà possono rappresentare un’opportunità per areali viticoli confinanti con aree sensibili, dove le limitazioni ai trattamenti

L’interrogativo è quanto mai appropriato in tempo di Covis-19 che tra le più importanti manifestazioni è la perdita di olfatto.“What's a Sommelier to Do When They Lose Their Sense of Smell?”,  se lo sono  chiesto due giornalisti d’oltreoceano Robert Camuto e Julie Harans che hanno posto la domanda, in un servizio della celebre rivista del vino Wine Spectator,  alle maggiori personalità internazionali del mondo della degustazione: tra queste, a rappresentare l’Italia, Francesco Iacono, direttore di ONAV, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino che cita il Geo-Sensory Tasting, metodo di degustazione promosso dal ricercatore Jacky Rigaux incentrato sulle sensazioni tattili alla bocca, la mineralità e la consistenza. «La bocca esprime diverse sensazioni ed emozioni. – Dice Iacono – Parlare con gli amici affetti dal virus mi ha fatto pensare al modo in cui esaminiamo il vino. Trovo interessante l’approccio di Rigaux per trovare altri modi per degustare il vino». Riportiamo alcune osservazioni di importanti enologi come pubblicato sulla rivista Wine Spectator nell’articolo a cura di Robert  Camuto e  Julie Harans Lo scorso marzo, Philippe Faure-Brac, uno dei sommelier più famosi di Francia, ha chiuso il suo ristorante parigino, Bistrot du Sommelier, mentre la Francia entrava nel suo primo blocco nazionale COVID-19. Due settimane dopo, a

“Tra le tante azioni di promozione,  la marca rappresenta ormai il maggiore investimento delle aziende-dice Attilio Scienza ordinario di Viticoltura Università degli Studi di Milano-Si tratta, però, di uno status difficile da costruire per costi, tempi e necessità di storytelling. Solo le grandi aziende, quindi, possono ambire al suo raggiungimento. Per le piccole aziende, ovvero la stragrande maggioranza in Italia, queste condizioni sono irrealizzabili, soprattutto all’estero.” Quale è allora la soluzione? “Si potrebbe pensare a delle reti d’impresa strutturate per tipologia di prodotto (es. uno spumante metodo classico) o per valori di eco sostenibilità (bio e biodinamico).”  Ma osserva Scienza” In Italia, la denominazione d’origine ed i consorzi dovrebbero investire sulla notorietà dei vini più famosi presenti nel territorio, facendo leva su questi per trascinare i più piccoli in un’azione collettiva di promozione. Il brand territoriale è un vettore ancora poco utilizzato dalla viticoltura italiana nel mondo, sia per la poca fiducia che il viticoltore ha nei valori del terroir, sia per la miriade delle Dominazioni che caratterizzano la realtà italiana. Di una eccessiva ricchezza di enodiversità si può morire! Le denominazioni più forti riescono ad imporsi sia per la forza del marchio territoriale sia per quello di alcuni produttori che

Si chiama Hideki in giapponese “ splendida opportunità”  l’innovativo tannino messo a punto da Enartis, parte del Gruppo Esseco, operante nel mercato mondiale dei prodotti per la vinificazione, dall’azione antiossidante, antiradicalica, demetallizzante e microbiostatica,.  Ma andiamo per gradi: Frutto di un’attività di ricerca e sviluppo di Enartis sui polifenoli naturali durata oltre due anni, Hideki® -  svolge una importante protezione del  vino con prodotti naturali  Hideki® rallenta inoltre in modo naturale la crescita di microrganismi che possono alterare la composizione e la qualità organolettica del vino, grazie a una combinazione di tannini differenti per composizione e struttura chimica che svolgono la loro azione microbiostatica nei confronti di diversi microrganismi potenzialmente dannosi.  Infatti quando un microrganismo attacca i tessuti vegetali, i tannini si legano alle proteine di trasporto presenti nella membrana cellulare del patogeno e bloccano gli scambi con l’ambiente esterno. Allo stesso modo, si legano alle proteine enzimatiche e ne inibiscono il funzionamento. Il risultato è l’inibizione della crescita del microrganismo. Nel corso dell’evoluzione si sono originati tannini di diversa struttura e dimensione capaci di interagire con proteine differenti e quindi efficaci nel controllare lo sviluppo di diverse specie di patogeni.  Rispetto ad altri tannini presenti sul mercato, Hideki® rappresenta un importante passo avanti

“Alle radici del Cesanese di Olevano Romano, sottotitolo, biotipi autoctoni della viticoltura nei territori di Olevano Romano, Genazzano, San Vito Romano” è il titolo di una importante ricerca che oltre al vitigno Cesanese di Olevano Romano, vuole aprirsi e ampliarsi ad altri vitigni tipici del territorio. Ci volevano viti di 60/70/100 anni la cui antica biodiversità è in grado di collegarsi con certezza al territorio per avere una “ base” scientifica su cui lavorare  . Piero  Riccardi viticoltore, presidente della Strada del Vino di Olevano Romano, con l’associazione dei produttori del territorio è stato fautore, un anno fa, di questo studio che ha subito visto riunirsi attorno all’idea numerosi partner d’eccezione, consapevoli del valore e dell’importanza di una simile ricerca per il Lazio, e pronti a sostenerla.  Parliamo di: Gal Terre di Pre.Gio di Cave con i suoi fondi, il Crea Viticoltura Enologia di Conegliano Veneto e il Crea di Velletri con la sua tecnologia e competenza; Arsial Agenzia Regionale del Lazio per l’agricoltura; i comuni di Olevano Romano, Genazzano, San Vito Romano, con apporto dei sindaci e dei tecnici delle loro amministrazioni e ancora molti viticoltori di Cesanese dei tre comuni che hanno messo a disposizione viti centenarie, insieme ai coltivatori locali