a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeEnologia (Pagina 10)

Enologia

Non sarebbe una novità  scrivere di enogastronomia delle nostre regioni tante sono le pubblicazioni e trasmissioni radio televisive di cui ne sono oggetto. E’ invece una piccola novità in cui s’ è cimentata la nostra Ilaria Martinelli  che lo ha fatto in modo fresco, agile, ragionevolmente breve ma inappuntabile per farci conoscere il meglio del Belpaese. La Valle d’Aosta è una piccola regione italiana di circa 3000 kmq racchiusa tra le vette più alte e famose della catena alpina  come il Monte Bianco che arriva fino a 4950 m. Il fiume Dora Baltea attraversa la regione creando la vallata centrale,  l’area più fertile della regione. I laghi sono di piccole dimensioni e il 4% della superficie è ricoperta da ghiacciai. Il clima in Valle d’Aosta è piuttosto rigido con estati fresche e notevoli escursioni termiche tra giorno e notte ed il terreno, formatosi in prevalenza durante l’orogenesi delle Alpi è sedimentario e morenico, ricco di rocce metamorfiche.  STORIA La coltivazione della vite nella Valle formata dalla Dora Baltea risale al tempo dei Celti con la tribu dei Salassi che apprese l’arte vinicola dagli etruschi come testimoniano anfore e ritrovamenti risalenti al V secolo a.C. La superficie vitata in Valle d’Aosta è di 400 ha distribuita perlopiù

Il concetto di rafforzamento delle difese immunitarie è alla base della più interessante strategia contro i tumori: alfiere da anni l’immunologo Alberto Mantovani  Direttore Scientifico dell’Ospedale Humanitas di Milano ( dall’inglese vita. Oggi molti farmaci antitumorali di successo si basano proprio su questa importante nuova frontiera. Interessante quindi la ricerca effettuata dal CREA con il suo Centro di ricerca per la viticutura e l’enologia che ha messo a punto una sorta di vaccino per aumentare e allertare le difese immunitarie della pianta attaccata dalla Botrjtis. Ma andiamo per gradi: Botrytis cinerea è un fungo che causa ogni anno ingenti danni  in tutta Europa su numerose colture. In Italia rappresenta un problema soprattutto per la viticoltura, in quanto i grappoli di uva colpiti subiscono un abbassamento della qualità e sono soggetti a infezioni secondarie, elementi che poi si ripercuotono in cantina  .Ad oggi i viticoltori ricorrono a trattamenti antifungini con agrofarmaci di sintesi o di origine biologica per difendere le piante, ma con scarso successo. La ricerca finanziata dal Mipaaf utilizza la tecnica dell'RNA interferente che consiste nel produrre filamenti particolari di Rna (una molecola presente in tutti gli organismi viventi) e di applicarli alle viti. Il sistema immunitario delle piante reagisce a questi composti producendo a sua volta delle molecole di Rna che

Potrebbe ottenere una Docg la Ribolla di Oslavia, un percorso importante per i sei da poco diventati sette con l’entrata nel gruppo  APRO- Associazione Produttori Ribolla di Oslavia- di Josko Gravner. Ma cosa hanno di particolare questi vini: la lunga, lunghissima macerazione. Vini  di uve bianche, vinificati come se fossero vini rossi, fermentati sulle bucce e affinati per lunghi periodi. Il mosto a contatto a lungo sulle bucce da carattere, estrazione di sostanze nutritive, spiccata acidità  e sapidità . Una tecnica meglio uno stile di vini “ macerati” o“orange” che per primo Gravner imparò in Georgia dove apprese la macerazione in anfore di terracotta, senza chiarificazione, filtrazione e uso di solfiti. Lo segue l’amico Stanko scomparso recentemente e ora il figlio Sasa che ne segue idee e passione. Apro- sette vignaioli che producono circa 200mila bottiglie  in 50 ettari nel territorio di Oslavia, nel Collio Goriziano. Dario Princic, Martin Fiegl, Il Carpino, La Castellada, Marco Primosic, Radikon e Gravner ognuno con la sua affascinante storia, sperimentazioni, per una ribolla unica che non ha nulla a che fare con l’uva piantata tra Friuli Venezia Giulia e Veneto ma al confine con la Slovenia, verso il Carso pur rimanendo nel Friuli, la

E’ un super-food, il lievito -microscopici funghi monocellulari,) senza i quali molte fermentazioni non potrebbero avvenire come nella pizza, nel pane e  altri processi.Anche nella produzione del vino entra in gioco il fenomeno della fermentazione – ovvero la trasformazione di zuccheri in etanolo e anidride carbonica.  Senza quest’opera prodigiosa potremmo tranquillamente scordarci di Cabernet, Lambrusco, Barolo, o Nebbiolo: non avremmo altro che succo d’uva. Di lieviti ne esistono numerosissime varietà e per quanto riguarda il processo di vinificazione, la varietà di lievito utilizzata è il “Saccharomycescerevisiae”, grande favorito per la sua capacità di tollerare livelli alti di alcool e di anidride solforosa. Ma nel momento in cui viene colta, l’uva porta con sé alcune varietà di levito autoctone, dei gruppi Kloeckera e Candida, che danno il “LA” alla fermentazione. Questi organismi microcellulari spesso muoiono nel momento in cui il quantitativo di alcool raggiunge il 4-5%, lasciando spazio al più tollerante Saccharomycescerevisiae. Nel caso di vini più corposi e liquorosi – tra cui il Porto – o di mosti dal grado zuccherino più pronunciato, si preferisce optare per la varietà Bayanus, in grado di resistere a livelli di alcol pari al 17-20° Il Lievito da gusto​? È vero, il vitigno di partenza è forse la variabile più importante nel determinare il sapore

Si è appena conclusa con 10.000 presenze la XXI presentazione de "L'Annuario dei Migliori Vini Italiani" al Salone delle Fontane a Roma di Luca Maroni, analista sensoriale di fama internazionale. “I vini degustati in questi 12 mesi, perlopiù di vendemmia 2017 e 2018 dimostrano una qualità eccezionale, tanto che per Luca Maroni, i rossi, specialmente d’annata 2017 sono i migliori dal 1985 a oggi”. Grandi riconoscimenti per l’Umbria con il Rubesco DOC della Cantina Lungarotti ed il Rossobastardo 2017 IGT della Cantina SIGNÆ che per il secondo anno ha dimostrato capacità di innovare, sfida tutta al femminile. La Doc Roma si fa strada nel panorama viticolo e viene premiato con 99 punti il Rosso Edizione Limitata 2016 di Poggio Le Volpi azienda a Monteporzio Catone. Il Lazio spicca anche tra i bianchi con il Sesto 21 un Sauvignon 100% di Casata Mergè. Tra le bollicine il 1868 Cartizze Valdobbiadene Superiore Dry sa – Carpenè Malvolti è tra i migliori Spumanti d’Italia. Infine il passito di Pantelleria di Donnafugata Ben Ryé è il miglior vino d'Italia della categoria e per il terzo anno ha un punteggio di 99/100. Capolavoro viticolo avviene dove la viticoltura ad alberello è patrimonio Unesco. Il miglior vino biodinamico è Dei Pinti

Fonte foto: Ansa Tutti d’accordo: un grande vino si fa in vigna , ma per determinarne  il valore , come si fa? Insomma chi misura la qualità di un vigneto? Ci ha pensato l’agronomo friulano Giovanni Bigot che, dopo anni di studi ed osservazioni, ha messo a punto e brevettato un metodo di valutazione, scientifico e assolutamente innovativo, del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino: produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto .L'obiettivo principale dell’Indice Bigot è dare ai viticoltori  un metodo oggettivo per la valutazione sintetica del potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione appunto i 9 parametri agronomici più importanti e singolarmente riconosciuti a livello internazionale come fattori di qualità. I parametri utilizzati  L'originalità dell’Indice Bigot sta proprio nel tipo di parametri considerati e nella loro combinazione:  sono stati presi in considerazioni gli aspetti legati alla qualità delle uve, alla produttività della singola pianta, alla sanità dei grappoli e agli aspetti ambientali in cui la pianta e i grappoli si sono sviluppati e hanno interagito e che influiscono direttamente sulla qualità del

di Giampietro Comolli La storia del vino o mosto vino fermentato e rifermentato in recipienti, prende forma come metodo produttivo nel bacino del mare Nostrum. Sicuramente già prima alcune bevande ottenute da vegetali erano presenti lungo il Danubio e attorno al mar Caspio, ma il vino spumeggiante, rifermentato in bottiglia, come lo consideriamo noi oggi, trova le sue più remote radici nei vini spontaneamente frizzanti o spumosi degli antichi i quali conoscevano come si formasse l’anidride carbonica in recipienti chiusi o aperti. L’ermeticità dell’otre o dell’anfora o della botte di terra cotta o ceramica o legno fu un elemento determinante nella capacità di gestione della spuma nei vini, così come il mixage dei vari prodotti che venivano usati per stimolare quell’effetto o per aromatizzarne il gusto. Per secoli i vini fermentati, prodotti con l’utilizzo di vini vecchi e mosto giovane, furono la bevanda dell’aristocrazia che li utilizzava per, solennizzare cerimonie esclusive. Fra le più ancestrale citazione che ne fanno menzione troviamo quella che si trova nella Sacra Bibbia, nel libro dei Salmi, nr 75, vs 8-9 “… alza una coppa ove spumeggia un vino…” coppa sostenuta dalle mani dell’Altissimo. I vini che diventano ancora primattori nel I° secolo a.C. essendo presenti nell’Eneide

E’ probabile: i vini- a detta di molti esperti- saranno più alcolici con sentori di frutta matura a volte cotta, meno speziati e probabilmente meno legati al territorio anche se uno dei cavalli vincenti dei produttori punta proprio sulla riconoscibilità territoriale. Uno degli elementi di maggiore sensorialità  dei vini ,non sempre avvertita dai consumatori, è costituita dalla loro speziatura o meglio dalla presenza di note come il pepe, la cannella, lo zenzero,la noce moscata,il cardomomo

Non si può dire che i vini muffati abbiano un nome molto poetico. Contrariamente a quanto induce a pensare il loro nome, non si tratta di prodotti andati a male, bensì di vini dolci di particolare valore dietro ai quali sta una lunga e sapiente preparazione Sono anche detti ‘vini botritizzati‘ e ci apprestiamo a spiegarvi il perché  :sul vitigno è presente una muffa nobile, la Botrytis cinerea, che richiede condizioni climatiche molto particolari: nebbia mattutina e sole pomeridiano. Senza un’alternanza perfetta di umidità e calore, la Botrytis non si può sviluppare nel modo desiderato. La muffa nobile, perforando la buccia dei chicchi, fa sì che quasi il 50% dell’umidità dell’uva evapori. Il succo dell’uva perciò si concentra e il grado zuccherino aumenta, trasformandosi in glicerina che poi darà rotondità al vino .La vendemmia di queste uve può durare diverse settimane perché richiede di selezionare solo i chicchi che hanno raggiunto il giusto stadio .La fermentazione dei vini muffati è difficoltosa e lunghissima, può anche durare un anno! In seguito, il vino passa in botte per 2-3 anni e infine viene imbottigliato. La muffa conferisce al vino un quid in più a livello di aromi e profumi (miele, spezie, frutti canditi, vaniglia,

Il 2019 sarà ricordato per un calo della produzione di uve del 15 %, ma la qualità dei vini ottenuti si mantiene oltre le aspettative, soprattutto per le basi spumante e i vini da invecchiamento. Di vendemmia e qualità delle produzioni si è parlato, martedi 10 dicembre, alla Fondazione Edmund Mach nell’ambito della 12^ Giornata tecnica della vite e del vino. E’ stata una vendemmia con una partenza difficile a causa dei problemi di sanità delle uve per via delle piogge primaverili, ma poi si è risolta positivamente con risultati particolarmente apprezzabili soprattutto per le basi spumante e, più in generale, una buona acidità e freschezza dei vini con punte di eccellenza nei vini rossi medio-tardivi e nei vini longevi. L’evento, trasmesso in diretta streaming sul canale youtube FEM, introdotto da Claudio Ioriatti, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, ha fatto il punto sull’andamento stagionale e fitosanitario, con approfondimenti su valutazioni e prospettive della vendemmia,  flavescenza dorata, fosfiti in viticoltura ed emergenza cimice. Andamento stagionale e fitosanitario 2019. Maurizio Bottura del Fem, ha spiegato che il Il 2019 sarà ricordato in viticoltura come un’annata che dal punto di vista produttivo è stata inferiore alle attese (-15% rispetto al 2018), condizionata dagli andamenti climatici di