a

I Tag di Vinosano
Rubrica di Emanuela Medi
HomeArticoli taggati"territorio"

territorio Tag

“Mi spiace che sia arrivato questo signore invisibile che ci ha cambiato la vita ed è impossibile pensare che non sia successo niente perchè abbiamo tutti bisogno di relazioni, io compreso ma questo signore, visto che doveva arrivare, è venuto nel mondo del vino nel momento più opportuno” Vini di qualità e territorio,  i temi su cui ha lungamente parlato Donato Lanati nel corso del webinar organizzato da Bonzano  Vini per presentare Hostaria, il blend di Barbera e Pinot Nero ideato dal famoso enologo.  “Certo le vendite diminuiranno ma per chi a fatto dei vini di qualità che resistono nel tempo, vini buoni- io sostengo- con il nome dell’azienda in alto, poi la denominazione di origine e importantissimo l’annata- i vini li venderà forse non subito ma negli anni a venire magari a prezzi più alti e forse addirittura nelle aste.” Continua Lanati sull’annata e il territorio “  Ogni annata – dice- è l’espressione diversa di quel territorio e questo è bellissimo perché se nella stessa scatola ci fossero tre annate diverse  avremo la possibilità di capire con lo stesso vigneto e con lo stesso metodo di vinificazione cosa ha espresso quel territorio  e progettare la vendemmia quindi  calcolare con precisione

Scavare nel passato per riscoprire vitigni dimenticati non è la passione di qualche nostalgico ma progetti di recupero importanti perché è sugli autoctoni che si basa la ricchezza e la biodiversità vitivinicola del nostro paese . Di molte è iniziata la riscoperta e la coltivazione, di altre si scoprono ceppi che sembravano perduti e che, con fatica e passione, si cerca di riportare alla vita per produrre vini che sembravano non dover esser più gustati  e che invece sono pronti a vivere la loro seconda vita..” archeologica”. Parliamo del Sauvignon-Blanc e di alcuni vitigni presenti in Francia e in Svizzera che sembra abbiano proprio 900 anni e che siano arrivati li grazie ai romani. [caption id="attachment_15236" align="alignleft" width="225"] Un grappolo di Sauvignon blanc[/caption] E’ quanto sostiene un gruppo di ricercatori  dell’Università di York con uno studio  pubblicato su Nature Plants. Una ricerca genomica condotta su 28 semi d’uva “archeologica”  ha portato alla scoperta , sostengono gli autori, che “sono strettamente legati ai vitigni dell’Europa occidentale utilizzati nella vinificazione“. Tra questi a sorprendere di più è stato quello trovato a Orléans. Un seme datato 1100 d.C. che corrisponde geneticamente, asseriscono con convinzione, al Savagnin Blanc “e rappresenta quindi la dimostrazione di 900 anni di riproduzione vegetativa

Uno spettacolo di natura poco antropizzata: alberi ad alto fusto, querce, lecci, cespugli dal ricco fogliame, e poi fiori,  papaveri, ginestre, margherite di campo..un mondo ci viene incontro nel percorrere la strada provinciale 118  Anagni -Paliano dopo l’uscita ad Anagni ( dall’ Autostrada Roma-Napoli) per arrivare in pochi minuti a Casale della Ioria azienda agricola storica del Cesanese del Piglio, di proprietà della famiglia Perinelli dal 1921. Oltrepassato un cartello ( per la verità poco visibile), percorsa una stradina giustamente di campagna, la seconda sorpresa:  al completo( quasi ,manca la figlia Silvia) ci viene incontro la bella famiglia Perinelli:   Marina con  il marito Paolo e i due figli  Alessandro e  Federico a saldare lo stretto legame tra il territorio e la dedizione  ,la passione per vitigni autoctoni di gran pregio come il Cesanese. Ma il primo gioiello che giustamente e con orgoglio viene presentato è un albero , un leccino gigantesco di rispettabile età, oltre 250 anni, che con la sua enorme chioma ombreggia il piazzale davanti il casale giustamente  ripreso come  logo  dell’azienda. I vigneti collocati in splendide posizioni con esposizione a mezzogiorno, sono situati nell’alta Ciociaria nei comuni di Anagni, Acuto e Paliano a 450 mt s.l.m. su

“ Ho un ricordo incancellabile del bordò che arrivava in barriques dalla Francia in casa di mio nonno Chigi all’inizio della prima guerra mondiale; quello stesso boquet lo ritrovai una decina di anni dopo bevendo a Migliarino in casa Salviati un Cabernet che proveniva da una vigna di loro proprietà. Quando poi riuscii ad assaggiare un Margaux del 1924 e risentii lo stesso gusto, mi ripromisi di fare un vino che aveva quella particolarità”. Da un documento scritto nell’estate del 1974 da Mario Incisa della Rocchetta, successivamete ritrovato dl figlio Nicolò. Certo non poteva esserci un vino più blasonato del Sassicaia: Incisa della Rocchetta, Antinori, Della Gherardesca, Salviati, Chigi, il meglio della nobiltà Toscana e Piemontese. Un incrocio di matrimoni, parentele , incontri , amicizie importanti e non solo italiane hanno segnato pezzi di storia del nostro Paese. E non si tratta solo di appartenenza, ma di tradizioni, valori, cultura, stili di vita, innovazione e imprenditoria, quest’ultima nel mondo del vino, tramandate da padre in figlio. In un’Italia sciatta che non cerca un riscatto culturale ma che si accontenta della litigiosità di politici più alla ricerca di alleanze che di soluzioni economiche e sociali, leggere la storia di questo grande vino, da

Uno spettacolo di natura poco antropizzata: alberi ad alto fusto, querce, lecci, cespugli dal ricco fogliame, e poi fiori,  papaveri, ginestre, margherite di campo..un mondo ci viene incontro nel percorrere la strada provinciale 118  Anagni -Paliano dopo l’uscita ad Anagni ( dall’ Autostrada Roma-Napoli) per arrivare in pochi minuti a Casale della Ioria azienda agricola storica del Cesanese del Piglio, di proprietà della famiglia Perinelli dal 1921. Oltrepassato un cartello ( per la verità poco visibile), percorsa una stradina giustamente di campagna, la seconda sorpresa:  al completo( quasi ,manca la figlia Silvia) ci viene incontro la bella famiglia Perinelli:   Marina con  il marito Paolo e i due figli  Alessandro e  Federico a saldare lo stretto legame tra il territorio e la dedizione  ,la passione per vitigni autoctoni di gran pregio come il Cesanese. Ma il primo gioiello che giustamente e con orgoglio viene presentato è un albero , un leccino gigantesco di rispettabile età, oltre 250 anni, che con la sua enorme chioma ombreggia il piazzale davanti il casale giustamente  ripreso come  logo  dell’azienda. I vigneti collocati in splendide posizioni con esposizione a mezzogiorno, sono situati nell’alta Ciociaria nei comuni di Anagni, Acuto e Paliano a 450 mt s.l.m. su

“Mi spiace che sia arrivato questo signore invisibile che ci ha cambiato la vita ed è impossibile pensare che non sia successo niente perchè abbiamo tutti bisogno di relazioni, io compreso ma questo signore, visto che doveva arrivare, è venuto nel mondo del vino nel momento più opportuno” Vini di qualità e territorio,  i temi su cui ha lungamente parlato Donato Lanati nel corso del webinar organizzato da Bonzano  Vini per presentare Hostaria, il blend di Barbera e Pinot Nero ideato dal famoso enologo.  “Certo le vendite diminuiranno ma per chi a fatto dei vini di qualità che resistono nel tempo, vini buoni- io sostengo- con il nome dell’azienda in alto, poi la denominazione di origine e importantissimo l’annata- i vini li venderà forse non subito ma negli anni a venire magari a prezzi più alti e forse addirittura nelle aste.” Continua Lanati sull’annata e il territorio “  Ogni annata – dice- è l’espressione diversa di quel territorio e questo è bellissimo perché se nella stessa scatola ci fossero tre annate diverse  avremo la possibilità di capire con lo stesso vigneto e con lo stesso metodo di vinificazione cosa ha espresso quel territorio  e progettare la vendemmia quindi  calcolare con precisione

Scavare nel passato per riscoprire vitigni dimenticati non è la passione di qualche nostalgico ma progetti di recupero importanti perché è sugli autoctoni che si basa la ricchezza e la biodiversità vitivinicola del nostro paese . Di molte è iniziata la riscoperta e la coltivazione, di altre si scoprono ceppi che sembravano perduti e che, con fatica e passione, si cerca di riportare alla vita per produrre vini che sembravano non dover esser più gustati  e che invece sono pronti a vivere la loro seconda vita..” archeologica”. Parliamo del Sauvignon-Blanc e di alcuni vitigni presenti in Francia e in Svizzera che sembra abbiano proprio 900 anni e che siano arrivati li grazie ai romani. [caption id="attachment_15236" align="alignleft" width="225"] Un grappolo di Sauvignon blanc[/caption] E’ quanto sostiene un gruppo di ricercatori  dell’Università di York con uno studio  pubblicato su Nature Plants. Una ricerca genomica condotta su 28 semi d’uva “archeologica”  ha portato alla scoperta , sostengono gli autori, che “sono strettamente legati ai vitigni dell’Europa occidentale utilizzati nella vinificazione“. Tra questi a sorprendere di più è stato quello trovato a Orléans. Un seme datato 1100 d.C. che corrisponde geneticamente, asseriscono con convinzione, al Savagnin Blanc “e rappresenta quindi la dimostrazione di 900 anni di riproduzione vegetativa

Non sarebbe una novità  scrivere di enogastronomia delle nostre regioni tante sono le pubblicazioni e trasmissioni radio televisive di cui ne sono oggetto. E’ invece una piccola novità in cui s’ è cimentata la nostra Ilaria Martinelli  che lo ha fatto in modo fresco, agile, ragionevolmente breve ma inappuntabile per farci conoscere il meglio del Belpaese. La Valle d’Aosta è una piccola regione italiana di circa 3000 kmq racchiusa tra le vette più alte e famose della catena alpina  come il Monte Bianco che arriva fino a 4950 m. Il fiume Dora Baltea attraversa la regione creando la vallata centrale,  l’area più fertile della regione. I laghi sono di piccole dimensioni e il 4% della superficie è ricoperta da ghiacciai. Il clima in Valle d’Aosta è piuttosto rigido con estati fresche e notevoli escursioni termiche tra giorno e notte ed il terreno, formatosi in prevalenza durante l’orogenesi delle Alpi è sedimentario e morenico, ricco di rocce metamorfiche.  STORIA La coltivazione della vite nella Valle formata dalla Dora Baltea risale al tempo dei Celti con la tribu dei Salassi che apprese l’arte vinicola dagli etruschi come testimoniano anfore e ritrovamenti risalenti al V secolo a.C. La superficie vitata in Valle d’Aosta è di 400 ha distribuita perlopiù