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Rubrica di Emanuela Medi
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Degustazioni

Non ci ha fatto rimpiangere Vinitaly Hans Terzer  direttore della Cantina  San Michele Appiano perché  il grande appuntamento che avremo solo nel 2022, è stato riproposto con stile e professionalità  dal più che conosciuto e riconosciuto winemaker e non solo altoatesino, che  ha presentato e fatto degustare ad enologi e giornalisti  i magnifici sei vini annata 2020-2019-2018 appena imbottigliati( bottigliette in vetro arrivate a casa) della linea Sanct Valentin.” Annata difficile- esordisce Terzer il 2020 segnata da una primavera e un inizio estate secco con fioritura anticipata, cui hanno fatto seguito  piogge abbondanti tanto che la vendemmia è stata posticipata ai primi di settembre con il Pinot grigio e Pinot nero e conseguente lavoro dei nostri vignaioli impegnati a fare delle accuratissime selezioni in vigna. Lavoro difficile in cantina per l’accumulo di  diverse qualità fino a venti la sera, ma alla fine della fermentazione sono rimasto sorpreso e perplesso in modo positivo perché non mi aspettavo vini così particolari: i bianchi  si sono confermati per la bella  acidità, così la mineralità da uve mature ma non surmature, tenore alcolico leggermente più basso rispetto il 2019. Devo dire- precisa Hans Terzer- che tutti i vini dell’annata 2020 sono molto  giovani, hanno

Amante della propria terra e appassionato di turismo naturalistico nel 2015, Emilio Sciacca asseconda la propria indole imprenditoriale e vulcanica acquistando una storica tenuta di campagna in contrada Martinella nel comune di Linguaglossa, per produrre vino nella maniera più naturale possibile. Il bianco “Biancopiglio” e i rossi “Rossobrillo” e “Neromagno” sono prodotti con uve autoctone del vulcano . Le etichette prendono il nome dagli gnomi, spiriti benevoli protettori delle vigne, vestiti di abiti colorati e quando indossano un cappello diventano invisibili. Tutto ha inizio con il recupero di un antico palmento, divenuto oggi moderna cantina  a 600 m. s.l.m. sul versante nord-est dell’Etna. La produzione di vino inizia nel 2018 , l’anno dopo  le prime bottiglie di Emilio Sciacca Etna Wine debuttano nelle fiere del vino naturale a Bari, Barcellona, Parigi, Scicli, Palermo, Milano, Verona, Taormina e altrove. Abbiamo spesso citato l’Etna e il suo terroir per la forte vocazione vinicola, qui la vite cresce fino ai 1300 m di quota e dalla stratificazione delle colate laviche nasce il concetto delle contrade da cui provengono vini dall’identità unica. Il suolo è ricco di elementi nutritivi e le temperature mutano in base al versante e alla stagione di riferimento. I vitigni che più

La cantina di TerraQuilia si trova  nel comune emiliano di Guiglia (MO) e si estende per 9 ettari vitati sulle colline vicino al parco regionale dei “Sassi di Roccamalantina”. L’azienda Terraquilia nasce nel 2004 , il  suo nome è legato alla terra d’origine “TerraQuilia” che significa “terra di Guiglia” in riferimento alle tre guglie arenarie presenti nel parco . Dopo varie ricerche, nel 2017 il produttore Romano Mattioli   nel solco della tradizione paterna di una viticoltura legata al ciclo delle stagioni, presenta per la prima volta al Vinitaly il “Verdicchio di Guiglia”, originato dall’ultimo filare di un vecchio vitigno, con il nome TreSassi. Il primo podere di TerraQuilia fu acquistato a Conca d’oro di Guiglia nel 2004, una conca naturale a circa 490 mt s.l.m. con suolo composto di argilla, sabbia e limo, esposta a sud, protetta dai freddi venti invernali dal Monte Cimone e attraversata da brezze fresche del fiume Panaro. Dopo varie sperimentazioni questa viticoltura di montagna si è adattata bene ad alcune varietà locali come Lambrusco Grasparossa, Pignoletto, Trebbiano e Malbo Gentile, a cui si sono aggiunte anche le varietà: Sangiovese, Moscato, Malvasia e Traminer.  Nel 2009 si ha la prima vendemmia e un anno dopo vengono acquistati i due nuovi poderi, sempre ad altitudine compresa fra i

Il solo nome Roma basta a rendere un vino meritevole d’attenzione? Probabilmente si visto che è sufficiente farsi dodici ore d’ aereo, atterrare a Tokyo Narita, prendere il treno fino a Shinjuku, visitare il wine shop del lussuosissimo grande magazzino Isetan e scovare, tra i vari Sassicaia, Tignanello, Biondi Santi e via dicendo, una bottiglia di Roma Rosso Riserva di Poggio Le Volpi. Del resto, quanti vini al mondo possono essere localizzati geograficamente  e fare perno su di un nome forte come quello della Città Eterna ? Non bisogna essere esperti per capire che l’appeal della  Roma DOC va ben oltre la qualità intrinseca dei prodotti e fa bene  il Consorzio Tutela Vini Frascati  quando per  bocca del suo presidente Felice Gasperini dichiara l’importanza di riprendersi il mercato capitolino  il più importante d’Italia  L’altra faccia della capitale Tra traffico, smog e urbanizzazione selvaggia, si tende a dimenticare che Roma detiene il primato di comune agricolo più esteso d’ Europa. Basta oltrepassare il “Sacro G.R.A.” e percorrere pochi chilometri in qualunque direzione per raggiungere prati incontaminati dove pascolano i greggi, e vigne e colture d’ogni genere prendono il posto delle case. Qui, alle porte della città, ha inizio la Roma Agricola, che si protende a sud verso

L’azienda Deltetto nasce nel 1953 e racconta la storia di una famiglia che inizia con nonno “Carlin” e le sue prime bottiglie prodotte a fine ‘800, a base Nebbiolo e Barbera. Ci troviamo nel Roero, il cui nome proviene dal nobile Casato dei Conti Roero feudatari del XIII secolo, una terra che in passato faceva parte del fondale marino del Golfo Padano. Le primissime colline si formarono circa 2-3 milioni di anni fa, quando Langhe e Roero erano ancora unite con il Tanaro a nord, ma l’erosione continua dei corsi d’acqua creò la separazione di due rive con il fiume al centro. Le Rocche e i canyon sabbiosi hanno creato nel tempo un mosaico di terreni davvero variegato e questi sentieri naturalistici, affascinanti e tipici del paesaggio roerino, insieme a Langhe e Monferrato, sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2014. La stratificazione delle Rocche mostra inoltra testimonianze fossili che forniscono dati interessanti sull’evoluzione del territorio: le due rive al di là del Tanaro infatti hanno origini geologiche differenti che, come vedremo, si rifletteranno anche sul carattere dei vini. Le Langhe risalgono al Miocene e si presentano con terreno molto compatto, ricco di marne e argille. Il suolo, specialmente intorno all’area di produzione del Barolo, si

Finalmente si respira aria di primavera e nell’Azienda Fornacina di Montalcino spuntano i primi germogli. Ci troviamo a 600 mt di altitudine, sulla sommità di una collina un tempo ricoperta di lecci, Montalcino in latino “Mons Ilcinus” significa infatti “monte dei lecci”. Quest’area oggi pullula di vigneti e, nel 1981 Ruggero Biliorsi vendemmia il suo primo Brunello, con la chiara idea di fare vino di qualità, seguendo i metodi tradizionali. I vigneti coprono una superficie totale di 5 ettari, di cui 3 sono distribuiti sul versante Sud, Sud- Est della collina montalcinese a 400 m. s.l.m. (vicino alla propria sede) e gli altri 2 ettari invece sono sul versante Sud di Montalcino, a Castelnuovo dell’Abate. Il terreno allora, si presenta piuttosto variabile, in alcuni punti è di medio impasto, in altri invece ha un PH decisamente più alcalino fino ad essere composto di solo galestro. Oggi alla guida della Fornacina ci sono Simone e Mauro, figli di Ruggero che, assieme alla preziosissima consulenza dell’enologo Attilio Pagli e l’agronomo Folco Giovanni Bencini, mantengono vivo il legame con questa terra d’origine. Nel 2004 l’azienda diventa biologica e da questo momento viene regolarmente ispezionata da I.C.E.A., (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale)

Su declivi assolati, tra il Collio Goriziano e i Colli Orientali del Friuli, dai primi anni ’90, Ferdinando e Mario Zamusso divengono custodi di un patrimonio di viti antiche, comprese fra i 60 e gli oltre 80 anni. “I Clivi”, coltivati rispettivamente da padre e figlio, sono 12 ettari di vigneto e da subito viene applicato un regime biologico. La prima vendemmia arriva nel 1996 e le uve selezionate, perlopiù bianche e autoctone, sono Ribolla Gialla, Friulano, Verduzzo e Malvasia Istriana, l’unico internazionale e a bacca nera, è il Merlot. I vigneti de I Clivi si distribuiscono fra le DOC Collio e Colli Orientali del Friuli, dove insistono i due Cru: “Brazan” e “Galea” e i vini che ne derivano sono strettamente legati al terroir e al microclima da cui provengono. Dai Colli Orientali di Corno di Rosazzo si ottiene il Friulano San Pietro, il Verduzzo, la Ribolla Gialla e il Galea Bianco e Rosso, mentre dal Collio in località Brazzano di Cormons, la Malvasia e il Brazan. Entrambi i declivi si trovano su colline a 200 m.l.s.m, con terreno composto di “Flysch di Cormons”: si tratta di marne sedimentarie d’origine marina, miste a strati di argilla e frazioni di calcare, ricche di macroelementi nutritivi per la vite. Esposti costantemente alle brezze marine, i vigneti del Collio sono rivolti più a

Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2018 – Cantina Villa Bucci La viticoltura marchigiana è sempre stata una produzione molto autoctona, legata al consumo famigliare e locale. Oggi sono 18.000 ettari per il 70% Docg-Doc-Igt con una biodiversità di 100 vitigni, dal Sangiovese al Montepulciano, dal Trebbiano al Verdicchio, ma anche Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon, per ottenere il Rosso Piceno, il Conero, il Lacrima di Morro, il Serrapetrona, l’Offida, due Verdicchio di Jesi e Matelica. La Cantina di Ampelio Bucci,  Villa Bucci, è situata a Ostra Vetere, a pochi chilometri da Senigallia, 30 ettari di terra di vigne ben esposte, coltivate e allevate con la pratica dell’agricoltura biologica certificata. Storica azienda che ha contribuito allo sviluppo di tutta la viticoltura di Jesi negli ultimi 40 anni, dal Sangiovese al Montepulciano, ma  soprattutto del Verdicchio. Il Verdicchio Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2018 Biologico è ottenuto dalle sole uve di Verdicchio, viti di 40-45 anni nella vigna di Montecarotto, a media collina sul mare, esposto verso levante, su terreno argilloso, ricco di calcare grossolano, con una struttura non pesante e friabile. Uve pressate leggere, fermentazione lenta e controllata sulla bucce, vinificazione completa compreso il lungo affinamento svolta solo

Finigeto Il Ribaldo Barbera Doc Oltrepo’ Pavese – azienda Finigeto di Aldo Dallavalle  E’ l’Oltrepò Pavese, anche solo Oltrepò, terra vocata al paesaggio ambientale e al vino, senza alcuna aggiunta perché è da sempre così, ma con il vezzo dell’articolo sempre, alla lombarda! Siamo appena sotto il mitico 45° parallelo, quello citato in tutti i libri di viticoltura che indicavano la fascia prediletta alla coltivazione della vigna. L’incontro fra galassie terracquee ha creato i crinali, le valli, i pendii spesso irti e ripidi, scoscesi e difficili da coltivare, ancor meno condurre un trattore. Valle Versa, valle Scorzoletta, valle Scuropasso segnano la parte occidentale vitata della Doc Oltrepò Pavese, Igt provincia di Pavia. Prima di arrivare Montalto Pavese, a inizio paese sulla strada di crinale in località Cella,  c’è la azienda vitivinicola Finigeto  governata dal giovane Aldo Dallavalle. Produce il Nirò Pinot Nero riserva, di struttura e raffinato; il Baldo Bonarda dell’OP doc in purezza;  il 2005 brut millesimato metodo tradizionale Oltrepò Pavese Docg Pinot Nero, fresco e complesso. Ecco un Oltrepò Pavese che sfida, e vince, le furbate locali.  Aldo Dallavalle coltiva 32 ettari di vigna posti fra 250-350 mslm, su terreni difficili, non fertili ma profondi, su grandi placche di

Trulli, masserie e muretti a secco accennano a quel paesaggio brullo, ma di forte vocazione vinicola dell’Alta Murgia, dove si estende la DOC pugliese Castel del Monte. Tra la quiete solenne delle colline, a 540 metri di altezza, troneggia misterioso l’imponente maniero del XIII sec. commissionato da Federico II di Svevia, la cui tipica forma ottagonale ispirò il logo di Cantine Torrevento. Realtà vitivinicola con più di novant’anni di storia, sorge nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia (BAT), un territorio dove tradizione uomo e natura si fondono alla perfezione. Torrevento si estende per 500 ha di vigneto e coltiva specialmente uve autoctone, fra le varietà a bacca nera: Negroamaro, Malvasia nera, Primitivo, Bombino nero, vitigno autoctono d’eccellenza per la produzione di rosato DOCG Castel del Monte, Aglianico e Nero di Troia, presentato in purezza, per la prima volta al mondo, col vino “Vigna Pedale Castel del Monte DOC 1992”, da un vitigno coltivato su terreno calcareo-roccioso di una contrada da 50 ettari a forma di “pedale”. Nel 2016, per l’undicesimo anno consecutivo, il vino Rosso Riserva Vigna Pedale Castel del Monte DOCG si aggiudicò il premio “3 Bicchieri” Gambero Rosso della celebre Guida Vini d’Italia, un importante traguardo per la Regione Puglia.