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Rubrica di Emanuela Medi
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La data di nascita del vino Barolo è relativamente recente:1837 Sino a quella data, il vino rosso ottenuto dal vitigno Nebbiolo coltivato a Barolo nei comuni vicino Alba (Serralunga, Castiglione Falletto, La Morra, Novello, Monforte, Verduno, Grinzane, Diano, Roddi e Cherasco) era un vino amabile per l’elevato tenore zuccherino e le vendite non erano molto incoraggianti. A lei ,la marchesa Giulia Falletti moglie di Carlo Tancredi Falletti,  marchese di Barolo,  il merito di averne cambiato la storia trasformandolo in “un vino secco alla moda dei vini di Bordeaux”, merito molto, dei consigli del famoso- allora enologo Odart- chiamato dallo stesso Camillo Benso Conte di Cavour le cui cantine non davano risultati entusiasmanti. Fu un successo e il vino ottenuto fu battezzato Barolo, dal nome della residenza della marchesa. La nobildonna cui non mancava piglio manageriale, capì che bisognava fare ben altro che  ritenersi soddisfatta del rinnovato Barolo e , cogliendo la volo un apprezzamento del re Carlo Alberto, fece  bloccare la contrada Po( l’attuale Via Po che collega Piazza castello con Piazza vittorio) con una fila di “ carrà”( ognuno di 6 ettolitri) “ campioni” destinati al sovrano. Tanto felice fu la degustazione che i Savoia acquistarono una tenuta a Verduno

1999-2019 : Cappella del Barolo di Sol LeWitt e David Tremlett, uno dei primi e più riconoscibili progetti di recupero e valorizzazione del contesto ambientale delle Langhe con interventi di arte contemporanea internazionale, compie vent’anni. Costruita nel 1914 come riparo da temporali e grandinate per chi lavorava nelle vigne circostanti e mai consacrata, la Cappella di SS. Madonna delle Grazie fu acquistata dalla famiglia Ceretto nel 1970 assieme a 6 ettari del prestigioso vigneto di Brunate, nel cuore della DOCG del Barolo. Ridotta a rudere dopo anni di abbandono, si è trasformata in uno degli edifici più famosi del territorio, la Cappella del Barolo, grazie alla famiglia Ceretto che nel 1999 ne ha affidato una reinterpretazione in chiave modernista al genio degli artisti Sol LeWitt e David Tremlett.. Agli artisti è subito piaciuta l’idea di recuperare l’edificio in rovina in una divisione spontanea degli interventi: all’esterno forme geometriche in colori acidi e forti disegnate dall’americano Sol LeWitt, maestro dell’arte concettuale; all’interno grandi campiture in tinte morbide, stese con il palmo della mano dall’inglese David Tremlett, anche autore dei riflessi acquei del pavimento marmoreo. Annunciata dal Sindaco di La Morra, Marialuisa Ascheri, l’intitolazione artistica della strada Fontanazza, che conduce alla Cappella del Barolo, in STRADA ALLA CAPPELLA DEL

Quindici bicchieri, tutti cru, non sono pochi,ma il Barolo dei fratelli Dogliani, presentato a Roma in una verticale,  organizzata dalla Fondazione Italiana Sommelier, ha lasciato il segno..nel gusto, nella raffinatezza ma soprattutto nella diversità e complessità dei vini in degustazione. Professionalità ma anche molto humor  e scambio vivace di opinioni con il pubblico, hanno caratterizzato una batteria non facile da capire, come non facile è il Barolo.

Viticoltori dal 1856 la famiglia Germano non poteva essere collocata per destino ma anche per intelligenti acquisizioni, che a Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe; la dove i vini danno il meglio di sè in struttura, eleganza, lunghezza, sentori e tannicità. Tutti diversi, dalla spiccata personalità ma soprattutto espressione delle differenti sfaccettature e composizione del suolo di cui ne sono espressione 10 ettari tutti vitati a Dolcetto, Nebbiolo e Barbera d’Alba con un saldo di Chardonnay e Pinot Nero. Tre vigne mozzafiato: Cerretta, Lazzaritto e Prapò collocate a circa 350 ml, esposte a Sud-Sud-Ovest su suolo calcareo (la più alta concentrazione delle Langhe), inondate dal sole per l’intero arco della giornata. Ordinate, pulite, mi vengono incontro i filari le cui uve sanissime sono state vendemmiate in anticipo per via dell’eccezionale caldo dell’estate 2017. Mi hanno incantato i colori e le forme di queste colline non per altro patrimonio UNESCO, mi ha deliziato il palato il cibo locale senza tartufo (troppo caro e ancora non maturo), mi ha avvolto la bocca lasciandola pulita - come dicono i sommelier - tutto quello che ho bevuto (ma quando la farò mai la dieta?). Insomma fino ad ora il viaggio studio più affascinante del II