Rigore, analisi, razionalità, curiosità, metodo e ferrea metodologia, sperimentazione: tutto questo e molto altro ancora è scienza. Tutto questo è Michelangelo Mammoliti , chef- scienziato ,due stelle Michelin, la seconda arrivata a dicembre 2019: figura di riferimento nel panorama internazionale dell’alta ristorazione.
Non lo conosco personalmente ma vedendo in alcuni filmati le sue mani che compongono fiori, affumicano asparagi, tagliano un pollo, mi sono detta: questa è arte ed è genialità perché solo chi apprezza e valorizza fiori, prodotti vegetali, la stagionalità di un orto che foraggia la sua cucina, ha una marcia in più , nel suo caso, faticosamente costruita con ore di lavoro, attenzione, ricerca .E chissà cosa è scattato in lui per innamorarsi della neurogastronomia questa scienza ideata da Gordon Shepherd neurobiologo dello Yale Medical School il primo ad aver messo in relazione i ricordi, meglio la memoria con la percezione del cibo.
Quella relazione che Michelangelo realizza in molte delle sue preparazione in ricordo, e lo dice lui in questa intervista, del legame solidissimo con la famiglia e di quello che si cucinava in casa ,oggi sulla tavola della Mandernassa. Giovanissimo, classe 1985, ha alle spalle esperienze con Gualtiero Marchesi, prima all’Albereta, il ristorante di Erbusco