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Rubrica di Emanuela Medi
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“Parto da ricette semplici e le studio, le rivisito e le modifico un pochino. Da questo nasce il mio menù. Per molti è raffinato e gustoso, per altri è stravolgente, per me è la mia idea di come si cucina!” Stefano Intraligi Stefano Intraligi Col sorriso. Cosí ci hanno accolto da Etienne Roma Stefano Intraligi e il suo staff. Stefano, romano di Roma, ha grandi obiettivi in mente. Allievo del grande maestro 3 Stelle Michelin Heinz Beck, é determinato a far diventare presto anche Etienne Roma un 3 Stelle e la strada che sta percorrendo non ci fa dubitare del suo successo. Le sue proposte sono un connubio tra semplicità e alta cucina attraverso idee e tecniche innovative, facendo spesso uso della cucina molecolare per la creazione degli stessi. Etienne Roma si trova nel quartiere Trieste. Il locale dall’esterno offre subito un’invitante sensazione di eleganza e quando entri ne hai la conferma.

Rigore, analisi, razionalità, curiosità,  metodo e ferrea metodologia, sperimentazione: tutto questo e molto altro ancora è scienza. Tutto questo è Michelangelo Mammoliti , chef- scienziato ,due stelle Michelin, la seconda arrivata a dicembre 2019: figura di riferimento nel panorama internazionale dell’alta ristorazione. Non lo conosco personalmente ma vedendo in alcuni filmati le sue mani che compongono fiori, affumicano  asparagi, tagliano un pollo, mi sono detta: questa è arte ed è genialità perché solo chi apprezza e valorizza fiori, prodotti vegetali, la stagionalità di un orto  che foraggia la sua cucina, ha una marcia in più , nel suo caso, faticosamente costruita con ore di lavoro, attenzione, ricerca .E chissà  cosa è scattato in lui per innamorarsi della neurogastronomia questa scienza ideata da Gordon Shepherd neurobiologo dello Yale Medical School  il primo ad aver messo in relazione i ricordi, meglio la memoria con la percezione del cibo. Quella relazione che Michelangelo realizza in molte delle sue preparazione  in ricordo, e lo dice lui in questa intervista, del legame solidissimo con la  famiglia e di quello che si cucinava in casa ,oggi sulla tavola della Mandernassa. Giovanissimo, classe 1985, ha alle spalle esperienze con Gualtiero Marchesi, prima all’Albereta, il ristorante di Erbusco

“Le cose accadono e ti cambiano, l’unica cosa che puoi decidere è se ti cambieranno in peggio o in meglio” Parole importanti certamente elaborate che segnano un percorso importante. Chi è Davide Rangoni: chef da due anni del Dolomieu di Madonna di Campiglio e da quest’anno anche chef del ristorante Sulphur, di Torri del Benaco, di prossima apertura, dice  “Il mio percorso di vita e lavorativo, è stato tutto un susseguirsi di eventi, rapidi ed inaspettati. Non so se sono cambiato in meglio o in peggio, certo è che sono cresciuto, ha fatto mia ogni caduta, ogni errore e mi sono preso qualche piccola soddisfazione”. Chef Davide Rangoni Arriva nel 2018 al “Dolomieu”, dove già c’era una stella Michelin.  “Non che sia facile prenderla, anzi, ma mantenerla, soprattutto se ereditata, è ancora più difficile”.  E la mantiene fino ad oggi . Autodidatta, studi tecnici, veneto, classe 1979, si muove tra le montagne del Trentino e il Lago di Garda,  fedele  ai territori che ama, rispetta e che cerca di esplorare nella loro profondità. Lavora, sin da molto giovane, nei ristoranti della cucina e della tradizione veneta .La svolta nel 2007 come chef di partita da Igles Corelli: “Sarà sempre il mio maestro. I suoi insegnamenti

Marine Stewardship Council (MSC), organizzazione non profit che lavora per promuovere la sostenibilità ittica attraverso i suoi Standard per la pesca sostenibile, pubblica il ricettario Cucina in blu: 10 ricette da 10 paesi del mondo per ricordare ai consumatori di privilegiare sempre la sostenibilità così da proteggere gli stock ittici che costituiscono una fonte di proteine per oltre 3 miliardi di persone, ma di cui il 34% è sfruttato oltre il limite biologico. Tutti noi abbiamo il potere di invertire la rotta orientando i nostri consumi verso fonti certificate sostenibili, riconoscibili dal marchio blu MSC che garantisce la provenienza da attività di pesca che rispettano gli stock ittici e gli ecosistemi marini, e vengono gestite in modo lungimirante. Cucina in blu è composto da dieci ricette di dieci chef provenienti da altrettanti paesi del mondo (Italia, Canada, Cina, Finlandia, Inghilterra, Islanda, Olanda, Singapore, Spagna, Sudafrica) che portano nelle case italiane i gusti e le tradizioni della cucina internazionale. Cozze nordiche con erbe e aneto, nasello con glassa cantonese e baccalà islandese sono solo alcune delle ricette proposte, che vengono presentate insieme a informazioni riguardanti la salute degli stock ittici per mostrare ai consumatori l’impatto delle proprie scelte sugli oceani. A rappresentare l’Italia,

Rigore, analisi, razionalità, curiosità,  metodo e ferrea metodologia, sperimentazione: tutto questo e molto altro ancora è scienza. Tutto questo è Michelangelo Mammoliti , chef- scienziato ,due stelle Michelin, la seconda arrivata a dicembre 2019: figura di riferimento nel panorama internazionale dell’alta ristorazione. Non lo conosco personalmente ma vedendo in alcuni filmati le sue mani che compongono fiori, affumicano  asparagi, tagliano un pollo, mi sono detta: questa è arte ed è genialità perché solo chi apprezza e valorizza fiori, prodotti vegetali, la stagionalità di un orto  che foraggia la sua cucina, ha una marcia in più , nel suo caso, faticosamente costruita con ore di lavoro, attenzione, ricerca .E chissà  cosa è scattato in lui per innamorarsi della neurogastronomia questa scienza ideata da Gordon Shepherd neurobiologo dello Yale Medical School  il primo ad aver messo in relazione i ricordi, meglio la memoria con la percezione del cibo. Quella relazione che Michelangelo realizza in molte delle sue preparazione  in ricordo, e lo dice lui in questa intervista, del legame solidissimo con la  famiglia e di quello che si cucinava in casa ,oggi sulla tavola della Mandernassa. Giovanissimo, classe 1985, ha alle spalle esperienze con Gualtiero Marchesi, prima all’Albereta, il ristorante di Erbusco

Rigore, analisi, razionalità, curiosità,  metodo e ferrea metodologia, sperimentazione: tutto questo e molto altro ancora è scienza. Tutto questo è Michelangelo Mammoliti , chef- scienziato ,due stelle Michelin, la seconda arrivata a dicembre 2019: figura di riferimento nel panorama internazionale dell’alta ristorazione. Non lo conosco personalmente ma vedendo in alcuni filmati le sue mani che compongono fiori, affumicano  asparagi, tagliano un pollo, mi sono detta: questa è arte ed è genialità perché solo chi apprezza e valorizza fiori, prodotti vegetali, la stagionalità di un orto  che foraggia la sua cucina, ha una marcia in più , nel suo caso, faticosamente costruita con ore di lavoro, attenzione, ricerca .E chissà  cosa è scattato in lui per innamorarsi della neurogastronomia questa scienza ideata da Gordon Shepherd neurobiologo dello Yale Medical School  il primo ad aver messo in relazione i ricordi, meglio la memoria con la percezione del cibo. Quella relazione che Michelangelo realizza in molte delle sue preparazione  in ricordo, e lo dice lui in questa intervista, del legame solidissimo con la  famiglia e di quello che si cucinava in casa ,oggi sulla tavola della Mandernassa. Giovanissimo, classe 1985, ha alle spalle esperienze con Gualtiero Marchesi, prima all’Albereta, il ristorante di Erbusco